

saturnismo), o, ancora, da deperimento organico, tremore, anemia
grave, nefrite e gotta, effetti permanenti dell'avvelenamento da
piombo" . Ma la malattia più grave, quella che colpiva più fre–
quentemente i tipografi, era la tisi. Neppure gli impressori erano
esenti
da
malattie professionali; essi infatti, poiché
il
loro lavoro
impegnava tutta la forza muscolare, erano soggetti a
«
malattie di
cuore, varici, ulcere, varicosi alle gambe, ernie e distorsioni, sloga–
menti e disarticolazioni »
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Ovviamente, condizioni di vita e di lavoro quali quelle che emer–
gono dalle rivendicazioni operaie degli anni 1875-1880 si traduce–
vano in un'alta mortalità; la vita media dei tipografi raggiungeva in–
fatti livelli bassissimi. Essi infatti, introdotti quasi sempre al lavoro
nelle tipografie verso i 10-12 anni, costretti a lavorare in ambienti
malsani per 10 ore, nella migliore delle ipotesi, e per 11-12 ore nella
maggior parte dei casi, senza mai un giorno di riposo (unica eccezione
era la tipografia Bellini, in cui ogni operaio godeva di 8 giorni di
ferie estive all'anno). raramente raggiungevano il 40° anno di età.
Dalle statistiche dei tipografi morti, riportati ogni anno - dal 1876
al 1882 - dalla
«
Tipografia Milanese », appare infatti che l'età
media dei tipografi non superava i 30-35 anni di età. Nel 1874
infatti su 25 morti, solo 6 avevano superato i 40 anni; nel 1875
56
su 32, solo 8 avevano compiuto i 40 anni; nel 1876
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su 32 solo 11
avevano superato i 40 anni e la proporzione rimase sostanzial–
mente immutata negli anni seguenti
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I tipografi morivano per lo
più tra i 20 e i 30 anni, colpiti in genere dalla tisi e da malattie
polmonari. Di fronte a queste impressionanti statistiche si può quindi
affermare senz'altro, senza tema di retorica, che la lotta degli operai
tipografi era prima di tutto una lotta per la loro stessa esistenza
fisica. E ciò contribuisce certo a spiegare l'estrema compattezza
e decisione della loro azione.
Le tariffe del 1880 e del 1889.
Nel febbraio del 1880 i compositori tipografi decisero di rom–
pere ogni indugio. Organizzati in una Società di resistenza, di cui
piirleremo più avanti, proclamarono lo sciopero generale della cate–
goria, riassumendo le loro rivendicazioni in una tariffa unica da
applicarsi a tutti i compositori. Ancora una volta i proprietari oppo–
sero un netto rifiuto: l'industria tipografica milanese, sostenevano,
era fondata sul basso costo della mano d'opera: non era pertanto
oggettivamente possibile una tariffa unica, per l'~norm~ differenza
di produttività fra un lavoro ed un altro. La tariffa umca avrebbe
del resto danneggiato molto di più gli operai che i principali, poiché
avrebbe costretto questi ultimi a rinunciare a molte pubblicazioni
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Biblioteca Gino Bianco