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dei casi, anche al sostentamento della sua famiglia. Queste spese

indispensabili di sostentamento erano assai alevate: se si pensa che

l'affitto di un appartamento di

1

locale a Milano variava dalle

100 lire alle 120 lire annue, e che un chilo di pane di frumento

costava in quegli anni 55 centesimi

36 ,

si comprende facilmente come

il salario medio dell'operaio fosse al limite della sussistenza.

Nonostante le condizioni degli operai tipografi fossero in asso–

luto assai precarie, esse non erano certo peggiori di quelle in

cui si trovavano gli operai di altri settori industriali. Il salario medio

del tipografo era superato infatti soltanto da quello del fabbricante

di nastri di seta (lire 4), dd fabbricante di cappelli (3,50) e del–

l'operaio degli opifici meccanici, mentre superava quello di tutte

le altre categorie

37 •

Situazione analoga presentava il salario medio

dei ragazzi

38 •

Anche nel quinquennio 1875-1880 - come

già

era accaduto al–

l'indomani dell'unificazione - gli operai tipografi, esasperati dal

continuo peggioramento delle loro condizioni e dalla progressiva de–

curtazione dei loro salari, reagirono con compattezza e decisione pro•

clamando vari scioperi parziali. La reazione operaia in questi anni

fu

tuttavi.1 assai più ferma di quella del 1860: questa volta la lotta dei

tipografi non

fu

soltanto un episodio isolato, ma si inserl in

un'agitazione che coinvolgeva l'intiera classe operaia non solo mila–

nese, ma italiana.

Gli scioperi che in questo periodo vennero proclamati dagli

operai di ogni parte d'Italia e di ogni categoria dovettero preoccu•

pare non poco le autorità tanto che, nel 1878, si rese necessaria

l'istituzione di una Commissione Ministeriale con lo scopo di

«

inda–

gare le cause degli scioperi e proporre gli opportuni rimedi

» "·

I rapporti inviati alla Commissione costituiscono pertanto una fonte

assai preziosa, non solo per avere una conferma della situazione

in cui si trovavano i tipografi milanesi, ma soprattutto per rico–

struire l'atteggiamento dei l?roprietari di fronte alle rivendicazioni

operaie e quindi per avere un'idea delle condizioni in cui si svol–

geva la lotta.

A Milano apparve immediatamente chiaro che il lavoro della

Commissione governativa avrebbe incontrato serie di.flicoltà: essa

infatti si trovò di fronte all'atteggiamento estremamente ostile degli

imprenditori. I proprietari tipografi ricorsero ancora una volta a

considerazioni di natura

«

oggettiva

» "',

non solo per rifiutare un

aumento, sia pur minimo, di salario, ma per proporre addirittura

un'ulteriore diminuzione dello, stesso.

L'atteggiamento dei proprietari non riusci a frenare la forza riven•

dicativa degli operai: questi infatti, scesi in sciopero - come ve•

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