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dere il proletariato operante per la sua redenzione

è

opera delit–

tuosa e malvagia » affermava ancora il giornale federale

195

,

com–

mentando le agitate fasi del Congresso costitutivo tenutosi a

Mi–

lano. Il giornale attaccava ancora duramente la coalizione di rivo–

luzionari, anarchici e repubblicani che aveva dato luogo alla scis–

sione, ma trovava altresl un motivo di soddisfazione nel consta–

tare che

«

dei 17.600 metallurgici rappresentati solo 2.400 (pari

al 13,6%) furono dai loro rappresentanti assentati dal Congresso».

Per concludere l'esame di questo periodo, resta quindi da con–

siderare l'azione svolta dai metallurgici sul piano dell'agitazione

e della lotta concreta in Lombardia.

Dalle statistiche dell'Ufficio del Lavoro

196

sappiamo che gli

scioperi furono 30, con un totale di 4.142 scioperanti nel 1906. In

questi anni il grande numero di agitazioni trovò riscontro anche

nella decisione e nella compattezza con cui le masse operaie sep–

pero battersi. Fra gli episodi più significativi in questo senso ba–

sterà ricordare l'agitazione di 1.400 metallurgici bresciani, assi–

stiti dalla locale CdL e da un rappresentante della Federazione Na–

zionale del 1906. Forse per la prima volta nella vertenza , che im–

pegnava varie aziende, non si dovette constatare la presenza di

neppure un

«

crumiro ». La compattezza degli scioperanti portò

quindi alla loro vittoria. Si conseguirono tra l'altro aumenti di paga

dal 15 al 25%, aumenti dal 30 al 50% per gli straordinari, e dal

40 al 100% per il lavoro festivo. Inoltre si ottenne ancora il ri–

conoscimento della Commissione interna e dell'Ufficio di Colloca–

mento della lega.

Nel 1906 fece pure la sua comparsa nel vivo della lotta anche

la sezione metallurgica della Lega Cattolica del Lavoro. Essa patro–

cinò uno sciopero difensivo alla

«

Pellegrini-Jarach », conducendolo

a termine favorevolmente per gli operai. Non tutti però diedero la

stessa valutazione:

«

Il Tempo » ad esempio replicò polemicamente

negando questo successo e sostenendo che non si poteva ritenere

una vittoria

«

l'aver provveduto a sistemare altrove la maggior

parte degli scioperanti

».

Comunque sia non si ebbero poi più no–

tizie di azioni promosse da questa organizzazione, in nessuna loca–

lità della Lombardia. Del resto lo stesso organo ufficiale della lega

doveva ammettere le disperate condizioni,., in questi termini:

«

La sezione metallurgici finora non ha dato troppi segni di vita

[ ...] non

è

mai entrata nella vita di febbrile lavoro di cui son

prese le altre organizzazioni, tanto che neppure ha potuto, per l'iner–

zia degli associati, eleggere l'ufficio di presidenza». Come si vede

dunque l'associazionismo cattolico non ebbe mai consistenza reale

all'interno dello schieramento metallurgico lombardo.

Un'altra agitazione di ben diversa importanza fu iniziata invece

ai primi d'aprile del 1907 dai fonditori bergamaschi, che presenta-

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Biblioteca Gino Bianco