dirigenti di promettere mari e monti senza concludere nulla, salvo
poi riversare sulle spalle degli oppositori la ~lpa della dccimazion~
nell'organizzazione
».
In
effetti su questo piano la propaganda dei
«
rivoluzionari
»
attecchiva facilmente, perché agitazioni generali
di questo tipo non risulta che venissero mai organizzate, né in que–
sto periodo né in seguito. Del resto un altro motivo
per
cui le
po–
sizioni rivoluzionarie incontrarono un discreto successo anche tra
i metallurgici milanesi lo si può desumere dall'analisi della stessa
composizione di classe di questa categoria in città.
Abbiamo visto nella seconda parte della ricerca che a Milano
le
«
aristocrazie operaie
»
erano relativamente ridotte. Mentre ad
esempio a Torino in questi anni si veniva formando un importante
nucleo di lavoratori altamente specializzati e relativamente privi–
legiati, adibiti specialmente alla nascente industria automobili–
stica
l&l,
a Milano questo fenomeno era proporzionalmente meno
rilevante. Qui lo stesso grandioso sviluppo di massa, l'afflusso di
mano d'opera continuamente rinnovantesi , le caratteristiche stesse
delle attività industriali che vi si svolgevano, contribuivano a man–
tenervi un gran numero di lavoratori a bassa qualifica professionale
con una minor coscienza sindacale, ma con tutta una serie di bi–
sogni immediati esasperati. Su costoro, particolarmente sensibili
ad una sollecitazione ideologica
«
rivoluzionaria
»
ebbero dunque
una certa influenza le idee di coloro che si raccoglievano attorno
al giornale di Labriola e Mocchi.
Del resto tutta una serie di episodi mostra come
la
determi–
nazione di lottare e di battersi, anche duramente, fosse ancora ben
viva nel proletariato metallurgico milanese e più in generale lom–
bardo. Nel 1904 ad esempio i metalmeccanici lombardi, secondo
1,- statistiche del Maic
18' ,
sostennero ben 25 scioperi, uno solo
meno che nel 1902; la stessa cosa si può affermare per
il
1905,
quando gli scioperi furono 21.
Alcune di queste agitazioni rivestirono anche un'importanza
eccezionale sia per le rivendicazioni sostenute sia per la durezza
dello scontro. Basterà ricordare lo sciopero degli operai della ditta
Redaelli di Gardone V. T. L'agitazione durò dal 9 giugno al 4
ottobre e fu causata da un tentativo della ditta di diminuire le
retribuzioni agli operai
185 •
Gli scioperanti godettero dell'appoggio
finanziario e morale di tutta la categoria, anche perché un
even–
tuale insuccesso avrebbe potuto avere contraccolpi notevoli sui sa–
lari in tutta
la
Lombardia
186 •
La dimostrazione di compattezza e di tenacia fornita in questa
occasione servl agli operai per piegare i propositi della Ditta. Vi
furono anche momenti
di
t~sione assai acuta, culminanti nell'ar–
resto di alcuni scioperanti da parte della forza pubblica. Non
per
questo i lavoratori si persero d'animo,
anzi
diedero l'assalto alle
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