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da

un lato la polemica pone l'accento sull'aspetto più criticabil~

dell'azione dei rivoluzionati: l'estremismo verbale, la mancanza di

un profondo e minuto lavoro di prepatazione e di m~~colosa or:

ganizzazione; dall'altro lato però nel momento proposltlvo non

a

si elevava al di sopra di una visione non classista, di tipo mecca–

nicistico. La strategia della direzione federale si identificava cosi

completamente in una concezione riformistica intesa nel senso più

gretto e deteriore. Questo anche se, nello stesso articolo, si cer–

cava più avanti di giustificare

il

significato di quanto espresso, af–

fermando che nessun riformista

«

ha mai ammesso che le riforme

avvengano per concessione della classe dominante »; le riforme

stesse maturerebbero invece in seno alla classe lavoratrice e verreb–

bero poi conquistate con la

«

pressione diretta dell'organizzazione».

In un ulteriore articolo

192

si ribadiva poi la necessità che

il

prole–

tatiato non venisse distratto dalle giuste lotte economiche, per

venir impegnato invece in batta glie politiche

193

Persino le posizioni espresse in proposito al Congresso di Milano

risultavano qui stravolte nel senso di un rifiuto del rapporto col

pattito politico.

«

Non sarà male - vi si affermava - porre sul

tappeto senza inutili pudori

la

questione dei nostri rapporti coi

partiti politici. Dobbiamo domandarci se abbiamo fede in noi stessi

e nella forza che si sprigiona dalla nostra organizzazione o se siamo

in ancor cosl debole costituzione d'aver ancora bisogno della

balia [ ...] . Ricordiamoci i danni causati al nostro movimento dal

politicantesimo invadente ».

È

chiaro

il

carattere grettame nte cor–

porativo di simili posizioni e le conseguenze negative che questa

concezione del rapporto partito-sindacato - indipendentemente dai

limiti che in questo periodo caratterizzavano anche l'organizzazione

politica - dovette avere nei confronti del movimento operaio.

Un ultimo punto da chiarire

è

la posizione dell'organizzazione

metallurgica nei confronti degli organismi confederali. La Federa–

zione Metallurgica, che aveva avuto una parte di primo piano nella

costituzione del Segretariato della Resistenza, fu tra le prime a

rendersi conto che questo organismo non era più in grado di adem–

piere ai suoi compiti istituzionali ed era da considerarsi superato.

Nel 1905 scriveva infatti

«

Il Metallurgico»"' che il Segretariato

della Resistenza era un organismo

«

ormai sgretolato dalle impe–

riose leggi della realtà ». Esso non era riuscito infatti a comporre

le di':'ergenze fra Camere del Lavoro e Federazioni di mestiere,

che st erano fatte anzi più violente con prevalere dei rivoluzionati

in molte delle prime. Pertanto - concludeva l'artico lo -

«

noi

diciamo alle nostre sezioni: non votate per il Segrctatiato cosi co–

me ancora lo si vuole ». Ed in effetti furono proprio i metallur–

gici che l'anno successivo presentarono e sostennero la proposta

di costituzione della Confederazione Generale del Lavoro.

«

Scin-

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Biblioteca Gino Bianco