

Dal 1903 al III congresso (Bologna, 1907).
La seconda metà del 1903 segnò, per l'organizzazione federale
dei metallurgici, l'inizio di una profonda crisi che ebbe carattere
nazionale e fu avvertita gravemente anche in Lombardia. Quali
furono le cause di questa perdita di prestigio e di influenza della
Federazione fra i lavoratori? Per la segreteria federale non vi
erano dubbi. Premesso che
«
lo sviluppo dell'organizzazione dipen–
de direttamente dallo sviluppo industriale e che dalla sua costi–
tuzione l'organizzazione
è
subordinata all'industria nel vicendevole
alternarsi delle sue diverse situazioni economiche »
176 ,
non restava
che individuare i fattori, economici appunto, che dovevano es–
sere alla base della lunga serie di defezioni e dell'impressionante
diminuzione di militanti sindacali. Posta in questi termini la que–
stione, la spiegazione fu subito trovata.
«
Nel 1903 - scrive il se–
gretario federale E. Verzi - ci fu una grandissima crisi, in parte
artificiale che colpl l'industria siderurgico-navale. Questa crisi
provocò la fine dell'organizzazione nei centri immediatamente inte•
ressati, ma ebbe riflessi altresl su tutta l'organizzazione»
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Una spiegazione di questo tipo avrebbe dovuto esser sufficien–
te a chiarire le cause per cui, come dovette ammettere lo stesso
Verzi nel prosieguo della relazione,
«
fra il 1903 ed
il
1904 le se–
zioni metallurgiche diminuirono la loro forza numerica o si sciol–
sero ». Tra le altre scomparvero le sezioni di Busto Arsizio, Milano
(siderurgici), Monza, Vigevano, Vobarno, Laveno, Luino, Lecco,
Legnano; e gli aderenti alla Federazione, che nel 1
°
semestre del
1903 erano 29.056, discesero nel 1904 a 4.300.
In questo caso gli angusti limiti di una concezione puramente
economicistica nella valutazione delle vicende sindacali appaiono
evidenti. Infatti sembra piuttosto difficile sostenere che una tem–
poranea crisi nei cantieri navali abbia potuto avere conseguenze
tanto gravi in zone come Milano e la circostante fascia industriale,
il bresciano, le vallate del bergamasco e del lecchese, che con l'in–
dustria navale avevano davvero poco da spartire. Anche la giusti–
ficazione per cui il blocco delle ordinazioni da parte dei cantieri
si sarebbe ripercosso pure sulla siderurgia lombarda sembra del
tutto insostenibile. ·Infatti da un lato
è
ovvio ritenere che i can–
"tieri navali si rifornissero prevalentemente nei grandi centri side–
rurgici di Napoli, Savona, Terni e della Toscana, mentre d'altro
canto sappiamo che in questo periodo la siderurgia aveva
in
Lom–
bardia una posizione assolutamente secondaria rispetto alla mec–
canica, sia in riferimento alla produzione che al personale occupato.
Ma questa interpretazione risulta inoltre smentita in parte anche
dalle stesse cifre relative al movimento degli organizzati. Basti con–
siderare infatti che se in tutt 'ltalia in un anno si era passati da
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