

nato dagli clementi riformisti delle federazioni
di
mestiere). Si
pas–
sò
quindi a discutere il problema dell'organizzazione. Ancora il
Vcrzi, per ottenere una maggiore adesione
di
operai metallurgici,
sostenne la necessità di
«
preparare un'agitazione
generale per
ot–
tenere la giornata normale di 9 ore
di
lavoro, giungendo anche allo
sciopero generale dei metallurgici
»
174 •
L'assemblea si pronunciò
quindi indicando alcuni obiettivi, ritenuti però irrealizzabili a breve
termine (giornata di 8 ore, abolizione del cottimo). Per il momento
sarebbero dunque state condotte lotte per obiettivi intermedi quali
le 9 ore giornaliere e la revisione dei cottimi.
Fu quindi approvato il nuovo Statuto federale, mentre fu
boc–
ciata ancora una volta la proposta di uno Statuto unico per
le
sezioni e di una Cassa unica per
la
disoccupazione. Si affidò poi ad
alcune commissioni l'incarico di preparare progetti di legislazione
sociale, tra i quali addirittura uno contro la disoccupazione. Questo
ultimo punto rispondeva, secondo le parole dello stesso relatore,
«
più alle esigenze difensive che alla fiducia di ottenere da parla–
menti borchesi riforme efficaci
»
175 •
Se si esaminano nel loro complesso le risultanze di questo con–
gresso si può indubbiamente affermare che sul piano formale vi
furono lievi progressi. Significativi in proposito furono soprattutto
la professione di fede socialista e l'individuazione di temi gene–
rali, sempre prettamente economici ma tali da assumere obiettiva–
mente un rilievo politico, visti come unificanti delle lotte di tutta
la categoria. Continuavano a sussistere tuttavia concezioni ed im–
postazioni ambigue ed opportunistiche. L'analisi delle attività svol–
te non riusciva, come abbiamo visto, a cogliere appieno le cause
dei ritardi, delle insufficienze, dei fallimenti verificatisi. Ci si limi–
tava a descrivere e a deprecare gli episodi spontaneistici e vellei–
tari ed il particolarismo delle sezioni, senza comprenderne a fondo
le cause, tra cui la principale era l'incapacità dei dirigenti sindacali
di esercitare una direzione reale delle lotte stesse e di sviluppare
a fondo la coscienza politica nella classe operaia.
In
questo contesto
veniva svuotata di significato anche
la
conclamata necessità della
individuazione di grandi temi generali di lotta (che infatti non
vennero mai sviluppati nella prassi concreta). Persino la professione
di fede socialista, nonostante che moltissimi dirigenti sindacali,
specialmente in Lombardia, fossero anche militanti del Psi, risultò
sostanzialmente una pura e semplice dichiarazione di principio, mai
tradotta in linea politica ed indicazioni operative concrete. Ancora
una volta insomma le
«
affermazioni socialiste ,. restavano pure
e~ryitazioni verbali, comodo paravento ad una politica tradeunio–
rusuca del tutto estranea allp concezioni marxiste e
agli
interessi
di classe del proletariato.
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