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esempio sulla legislazione sociale, des_tina~e a rim~ei: semplici

aspirazioni, poiché non si er~no creati_ gh .s~~entl

di lott_a

ed

organizzazioni atti a conseguire questi ob1ett1v1. Se tuttavia le

risultanze del congresso non risposero a fondo alle

esigenze

che

la nuova situazione del Paese ormai poneva con forza, nondimeno

nel periodo immediatamente successivo la dinamica stessa dello

scontro di classe ormai in atto consenti il rilancio

ed

un grande

sviluppo del movimento metallurgico. Alcuni dati indicano chia–

ramente que~to stato di cose, e più precisamente le cifre relative

allo sviluppo dell'organizzazione, alle agitazioni condotte dagli ope–

rai metalmeccanici, alla proporzione, fra di esse, delle agitazioni

dirette dalle organizzazioni federali. Per il primo punto in que–

stione la situazione era la seguente: all'inizio del

1901,

come si

è

visto, in Lombardia le sezioni aderenti al Comitato di propa–

ganda erano

24,

per un totale di

4.460

operai. Due anni dopo le

sezioni erano diventate 38 e gli operai in esse organizzati 8.888,

pari al

26,5%

dei metalmeccanici organizzati in tutta Italia

158

Va notato inoltre che un numero abbastanza rilevante di ope–

rai erano organizzati al di fuori della Federazione. Per

la

Lom–

bardia non si conoscono le cifre specifiche, però si sa, da dati di–

vulgati dalla stessa Federazione, che in tutta Ital ia costoro erano

più di

14.000,

in confronto ai quasi

29.000

operai federati.

Una valutazione, seppure approssimata e perciò non del tutto

attendibile,

è

ugualmente possibile per la città di Milano, e la

si ottiene dal confronto di due fonti diverse.

«

Il Metallurgico

»

affermava

159

che nella primavera del

1903

a Milano vi erano

«

circa

5.000

metallurgici federati». D'altro canto uno studio del

Brocchi

160

dimostrava come già nel

1902

a Milano vi fossero

16

leghe metallurgiche aderenti alla CdL, per un totale di

6.500

ope–

rai. Vi sarebbe stato quindi un complesso di circa

1.500

lavo–

ratori che verosimihnente aumentarono tra il

1902

ed il

1903,

e che non aderivano alla Federazione.

Questi dati sono indubbiamente molto significativi e testimo–

niano da un lato della foMe esigenza di organizzazione sviluppa–

tasi tra gli operai, dall'altro dell'incapacità sostanziale dei dirigenti

federali a porsi come direzione complessiva delle lotte in atto.

Quest'ultimo punto risulta ancor maggiormente comprovato se si

esaminano i dati relativi alle agitazioni sostenute nel periodo in

questione. Nel biennio

1901-02,

secondo i dati fomiti dalla stessa

Federazione

161

i metallurgici italiani sostennero 67 scioperi.

Di

essi solo 7· furono approvati e diretti dall'organizzazione

federale.

In

particolare in Lombardia si ebbero ben

31

scioperi, per un to–

tale di

2.211

scioperanti. Uno' solo

di

questi scioperi fu autorizzato

e diretto dalla Federazione. L'esito fu vittorioso in

24

casi, si

ebbero inoltre una transazione e 6 sconfitte. Nettamente preva-

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