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apriva cosl oggettivamente ampi spazi all'affermarsi

cli

concezioni

anarco-sindacaliste.

In

questo senso si può senz'altro concordare con

il

Colombi,

quando afferma

166

che

«

il riformismo nostrano non riusd sempre

a far da argine alla volontà di lotta della classe operaia, ma riusci

a far prevalere nel Movimento Operaio la tecnica del minimalismo

conervatore [ ...]. I capi del movimento sindacale diventavano cosl

agenti apportatori di un'ideologia estranea al movimento operaio ,.,

Tra gli scioperi di

cui

si

è

avuto occasione di parlare, due se

ne possono esaminare più dettagliatamente, perché rivestono una

più rilevante importanza: quello dei fabbri-ferrai

cli

fabbriche mila–

nesi (1902) e quello dei lattonieri, sempre a Milano (1903 ).

La prima agitazione

fu

diretta dalla Federazione, e ad essa par–

tecipò

«

l'intera classe

» (

1.200 operai, secondo quanto riferiva

«

Il

Metallurgico

»).

I dirigenti sindacali presentarono una piattafor–

ma rivendicativa che

fu

respinta dagli industriali e

fu

allora pro–

clamato lo sciopero che durò 17 giorni. La vertenza si chiuse infine

con stipulazione di un concordato col quale si fissarono dei minimi

salariali per ogni categoria, si stabili in 10 ore la giornata normale

di lavoro, con il riconoscimento di un compenso maggiorato del

50% per le ore straordinarie, oltre ad una serie

cli

altre conquiste

minori

t61.

La vittoria

fu

dovuta, secondo i dirigenti federali, all'alto nu–

mero di organizzati (valutato a circa il 70% degli operai interessati

alla vertenza), alla

«

mancanza

cli

impulsività

»

ed alla equilibrata

piattaforma rivendicativa presentata.

Lo

sciopero dei lattonieri durò invece dal 16 al 22 giugno 1903,

e

fu

dirett o dalla Lega, che non ne aveva informato la Federazione

Metallurgica, perché essa

«

si sarebbe certamente opposta, dato

che la maggioranza degli operai interessati non erano organizzati

».

I 243 operai della categoria, lavoratori occupati in più

cli

80 im–

prese artigiane, con una media di circa tre dipendenti per azienda,

presentarono una serie di rivendicazioni fra

cui:

a)

riduzione della

giornata lavorativa a 9 ore;

b)

abolizione del cottimo;

e)

sistema–

zione delle ore straordinarie (non più di una al giorno e con retri–

buzione maggiorata del 75% );

d)

concessione

cli

36 ore settima–

nali consecutive di riposo; e) fissazione di

minimi

salariali per cate–

goria (che non dovevano essere comunque più

cli

tre).

Dopo il rifiuto degli industriali venne proclamato lo sciopero

con una votazione segreta risoltasi a maggioranza schiacciante, no–

nostante l'opera

cli

dissuasione tentata dalla Federazione. Alla fine

si giunse ad una transazione per cui gli operai ottennero: giornata

lavorativa

cli

10 ore; faco!tatlvità del cottimo, fissazione di un li–

~te massimo

cli

ore srra?rdinarie (2

al

giorno) a retribuzione

mag-

1J1oratadel 50%; accoglimento del principio dei

minimi

salariali,

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