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lenti furono in questo periodo gli scioperi di conquista (oltre

il

70%)

162•

Altre fonti forniscono dati ancora più elevati. Secondo l'Uf–

ficio del Lavoro

163 ,

ad esempio, nel biennio considerato gli scio–

peri in Lombardia sarebbero stati 40, ed ovviamente si può ar–

guire

che quelli non compresi nelle statistiche federali non dove–

vano esser stati diretti dalla Federazione stessa. Questi ultimi dati

del resto appaiono più attendibili, anche se probabilmente ancora

carenti per difetto. Infatti la stessa fonte registra per

il

1903 in

Lombardia solo 13 scioperi, mentre uno studio assai analitico e

detta~liato condotto dall'Ufficio del Lavoro ddla Società Umani–

taria

64

ci testimonia di ben 12 scioperi avvenuti ndla sola città

di Milano.

Ancora una volta comunque, al di là della determinazione pre–

cisa del numero delle vertenze, ciò che interessa

è

la constatazione

della enorme combattività e potenziale di lotta dispiegati in questo

periodo dai metallurgici lombardi ed

il

sostanziale assenteismo della

Federazione dalle lotte stesse. Neppure si può sostenere, come

peraltro fece

il

Verzi, segretario federale, nella sua già ricordata

relazione pubblicata su

«

I Problemi del Lavoro

»,

che fosse

«

il

periodo della scioperaggine

»,

causato dalla presenza di

«

maggio–

ranze non ancora educate allo scopo diretto o indiretto ddl'orga–

nizzazione e mancanti di qualsiasi nozione dei fenomeni sociali

moderni

».

Gli operai, sempre secondo la direzione federale,

«

si

abbandonarono a speranze esagerate, a pretese impossibili [ ...].

Si credeva, per mancanza di coscienza, che la Federazione fosse

sorta per dare battaglia immediata al capitalismo

»

165•

Una concezione di questo tipo denotava anzitutto profonda in–

comprensione dei motivi reali che erano alla base di questa enorme

combattività. Si cercavano allora in modo burocratico le giustifi–

cazioni della propria incapacità di assumere la direzione delle lotte.

Le

agitazioni avevano assunto indubbiamente questo carattere fram–

mentario

e

particolaristico proprio perché l'organizzazione non ave–

va saputo indicare e dirigere la lotta sui grandi temi, economici e

politici, in grado di unificare e rendere più cosciente dalla base

il

movimento metallurgico. Del resto che cosa significava denun–

ciare in continuazione la incoscienza e la mancanza di educazione

ddle masse, se non

il

riconoscere la propria incapacità di educarle,

appunto, e di dirigerle? Alcune di queste indicazioni infatti furono

raccolte dai partecipanti al secondo Congresso Nazionale, come ve–

dremo meglio in seguito, ma poiché non furono condotte avanti

con determinazione e coerenza la situazione non migliorò affatto.

Il successivo periodo di riflusso ddle lotte operaie fece allora en–

trare in crisi l'organizzazione, che scontava appunto in questo mo–

do l'incapacità di esser direzione reale dei lavoratori in lotta,

ed

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Biblioteca Gino Bianco