

direttamente attraverso i dati che emergono in modo frammentario
e disorganico dalla
«
Tipografia Milanese
»;
tale ricostruzione ci
è
inoltre possibile, purtroppo , solo limitatamente alla categoria dei
«
compositori
»
7
•
La base del salario del compositore
8
-
secondo la tariffa del
1860 - era il cottimo , e più precisamente il prezzo fissato per ogni
mille lettere composte dall'operaio. Per comprendere a pieno la strut–
tura del salario introdo tto con la tariffa del 1860, si deve tuttavia
avvertire che il conteggio non avveniva attraverso il computo reale
del numero complessivo delle lettere effettivamente composte, ma
attraverso l'assunzione di un'unità di misura. Il numero di lettere
composte da un compositore si determinava dunque - ai
fini
del
salario - dividendo la lunghezza complessiva dei piombi composti
per l'unità di misura
«
standard ». La scelta di tale unità di misura
non avvenne senza contrasti e senza polemiche: per contemperare
gli opposti interessi dei proprietari e degli operai bisognava infatt i
trovare una lettera base che avesse uno spessore medio compreso tra
quello minimo, individuato nella lettera
i,
e quello massimo indivi–
duato nella lettera
m.
Secondo i proprietari tipografi a tali requisiti
·corrispondeva il
«
quadratino », ovvero lo spazio che nella composi–
zione serve a separare una parola dall'altra, mentre, secondo gli
operai, a tali requisiti corrispondeva la lettera
n.
Nella discussione sull'unità di misura da assumere come base del
cottimo si ritrovano, da parte dei proprietari , ancora una volta, con–
siderazioni di natura cosiddetta
«
oggettiva », miranti ad imporre la
soluzione a loro più favorevole con la forza derivante dalle esigenze
(o pseudo esigenze) tecniche ed economiche
9
•
Ma se il quadratino
per i proprietari era
«
quello che offr[iva] meno occasioni di per–
dita
»,
per gli operai solo la lettera
n
sembrava possedere tutti i re–
quisiti per un equo conteggio delle lettere composte
10
•
La posizione
degli operai su questo punto
fu
particolarmente decisa e rigida. La
disputa sulla lettera standard investiva infatti un problema di vitale
importanza: si trattava di evitare che con l'adozione di una unità di
cottimo sfavorevole i proprietari si riprendessero con una mano quello
che con l'altra erano costrett i a concedere. La richiesta degli operai
alla fine venne accolta e la
n
diventò la lettera base per
il
conteggio
delle lettere composte.
Fu concordato quindi
il
prezzo da corrispondere ad ogni 1.000
lettere composte: 35 centesimi". Calcolando che la produzione media
giornaliera di un compositore si aggirava sulle 10.000 lettere-tipo
(n)
al giorno
12,
si può presumere che
il
salario giornaliero corrispon–
desse a lire 3,50. Si
è
visto che prima dell'Unità il salario giungeva
sino a 3 lire
13
giornaliere e che l'introdu zione della moneta piemon–
tese aveva portato ad una svalutazione di circa
il
15%; pertanto
l'aumento ottenuto nel 1860
fu
poco più di un adeguamento dei
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Biblioteca Gino Bianco