Table of Contents Table of Contents
Previous Page  375 / 460 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 375 / 460 Next Page
Page Background

75%

dei lavoranti della regione, con una media di 176 operai per

opificio.

Questi dati, se raffrontati con la situazione nazionale, confer–

mano l'assoluta preminenza dell'industria lombarda e ne ribadisco–

no pure gli sviluppi ed i progressi secondo le linee di tendenza

che abbiamo visto caratterizzarla fin dalle origini. Questo settore

si era subito accentrato a Milano e nella sua provincia, che ora

infatti contava più di metà delle fabbriche lombarde ed il 72% de–

gli

operai. A notevole distanza seguivano altri due centri tradizio–

nali della meccanica come Brescia e Como.

Di più recente formazione rispetto alla siderurgia, la meccanica

non era stata condizionata dal permanere delle arcaiche strutture e

condizioni produttive, sviluppandosi subito, pur tra le molte diffi–

coltà, con criteri

«

economici

»

e prettamente capitalistici, a ciò

paradossalmente stimolata proprio dalle difficili condizioni a

cui

la

protezione della siderurgia la costringeva.

È

evidente infatti che in

quelle condizioni la competitività dell'industria era legata alla razio–

nalizzazione e modernizzazione degli impianti, alla possibilità di

produrre molto ed in serie per abbassare i costi unitari. Cosl a

quest'epoca l'industria meccanica occupava già in Lombardia oltre

60.000 lavoranti contro i 28.700 della metallurgia.

Quanto alle conseguenze che questo tipo di sviluppo struttu–

rale poté portare nel mondo operaio, occorrerebbe qui, e ben a

maggior ragione, ripetere quanto detto in precedenza a proposito

dell'industria metallurgica.

Gli ultimi due anni del periodo che ci interessa non poterono

ovviamente mutare sensibilmente la situazione rappresentata dal

quadro che siamo venuti sin qui delineando.

La produzione metallurgica continuò ad aumentare di poco.

Gli effetti della crisi si avvertirono ancora e continuarono a condi–

zionare in parte lo sviluppo del settore, al quale del resto anche

l'avventura in Libia non poté certo dare impulsi nuovi. La produ–

zione di ghisa lombarda rimase su livelli piuttosto scarsi, nono–

stante l'apertura del nuovo forno elettrico di Darfo, nel bresciano.

Nel 1912 furono attivi tre altiforni che diedero un totale di 6.121

tonn. di ghisa; nel 1913 i forni attivi furono quattro, con una

produzione di 6.472 tonn. Negli stessi anni la produzione italiana

fu rispettivamente di circa 380.000 e 427.000 tonn.

75 •

Un so–

stanziale ristagno caratterizzò anche la produzione lombarda di ferro

ed acciaio, il cui ammontare complessivo non superò infatti quello

del 1911.

In

questo contesto non debbono trarre in inganno le

cifre che testimonierebbero un fortissimo aumento della produ–

zione dell'acciaio ed una contemporanea contrazione di quella del

ferro. Infatti occorre tener conto del fatto che dal 1912 le stati–

stiche ufficiali della

«

Rivista del Servizio Minerario ,. presero a

365

Biblioteca Gino Bianco