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terra che, impoveriti e privati della possibilità di sussistere con questa

sola occupazione, prestavano la loro attività come operai privi di

ogni qualificazione, per lunghi periodi all'anno, nelle numerose

fer–

riere, chioderie, officine di fabbri, piccoli opifici meccaruc1per

la

produzione di utensili, attrezzi agricoli, ecc.

Sulla condizione

cli

questa massa di lavoratori, che a questa

epoca erano senz'altro la maggioranza, come mostrano le statistiche

già esaminate, mancano studi, relazioni od informazioni di sorta.

Come si potrà constatare in seguito, i dati disponibili riguardano

infatti pressoché esclusivamente le condizioni

cli

pochi operai relati–

vamente privilegiati, appartenenti a fabbriche di medie e grandi di–

mensioni. La retribuzone di questi operai-contadini si ha ben ragione

di credere che fosse invece nettamente inferiore, come pure ben più

gravoso doveva essere l'orario di lavoro e le condizioni igienico-sani–

tarie in

cui

dovevano prestare la loro opera. Certo un sussidio alle

loro misere condizioni di vita doveva venire dal reddito agricolo, dal

possesso

cli

una abitazione o comunque dal basso costo del suo af–

fitto. Ma tutto questo aveva un prezzo mòlto alto che i lavoratori

pagacano con precoce abbrutimento per la fatica e per il lavoro, col

non riuscire a sollevarsi da una condizione

cli

ignoranza (secondo una

statistica del 1877 ben il 75% degli operai era analfabeta o semi–

analfabeta), con un rapido declino delle loro stesse capacità di la–

voro

79

Fatte queste premesse di ordine generale, passiamo ora ad esa–

minare i dati fornitici da alcuni degli studi più significativi. Per

quanto concerne gli orari di lavoro e l'età delle persone occupate,

c'è uno studio del 1877 a cura del Ministero di Agricoltura, Indu–

stria e Commercio

80

dal quale risulta che, ad esempio, negli opifici

del bergamasco trovavano lavoro operai dai nove anni d'età in poi.

L'orario giornaliero era

cli

circa

12

o 13 ore, compreso l'intervallo

di riposo per il pasto ed indipendentemente dall'età dei lavoratori

stessi. Non molto frequenti venivano giudicati i casi di lavoro not–

turno, mentre invece il riposo festivo (peraltro non ancora sancito -

per legge) veniva osservato solo in parte, adducendosi a pretesto da

parte dei padroni la necessità di provvedere in queste occasioni alla

pulizia e riparazione degli impianti ed anche le esigenze che scaturi–

vano da periodiche abbondanze

cli

lavoro. Analoga situazione si

po–

teva riscontrare negli opifici del comasco, con orari medi dalle 5

alle 20 in estate e dalle 7 alle 20 in inverno, e nel milanese.

Un autore dell'epoca, l'Errera, esaminava poi in un suo studio

del 1879

81

le condizioni

cli

lavoro nella ferriera Rubini e

Scalini

di

Dongo, tra~ciandone un quadro ottimistico. Gli 80 operai occupati

nella fabbnca avevano un'età fra i

12

e i 60 anni lavoravano

in

media

12

ore al giorno, alternandosi anche

cli

noti~ per via della

fornace, e si trovavano ad operare in locali ampi, moderni, salubri

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Biblioteca Gino Bianco