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La

«

Fonderia Milanese di acoa10 " disponeva dal canto suo

a

questa data dei seguenti impianti: H.800 metri quadrati di

fab–

bricato, un forno elettrico,

tre

convertitori Robert da una tonnel–

lata e due Martin Siemens da cinque tonn., e di un reparto fonde–

ria ed uno di officina meccanica pure adeguatamente attrezzati "'.

Nel 1907 intanto si era costituita a Dalmine la importante

«

So–

cietà Tubi Mannesmann

»,

per la produzione, unica in Italia, di

tubi non saldati. Solo in questi anni, dopo aver progressivamente

elevato il proprio capitale da

1,5

a

7,5

milioni, questa società ave–

va ultimato i propri impianti.

La

materia prima vi veniva impor–

tata dalla Germania, ma erano in costruzione due forni elettrici

Hérould per ottenere il metallo sul luogo. La superficie effettiva–

mente coperta dagli impianti era nel 1909 di 18.000 metri qua–

drati, divisi in quattro reparti: fucina, laminatoio, officina mecca–

nica ed incatramatura. Tutto il macchinario veniva alimentato da

16 motori con un'energia di 220 Hp. All'inizio del 1911 la fab–

brica dava lavoro a 673 operai.

Tra i processi di concentrazione industriale l'episodio più im–

portante avvenne nel 1911, quando la società

«

Acciaierie e Fer–

riere Lombarde» assorbl la

«

Ferriera Milano », portando il capi–

tale sociale a 8,7 milioni. Nello stesso 1911 le società metallurgi–

che lombarde con capitale di almeno un milione erano 11 per

complessivi 36,9 milioni di lire : di esse solo una chiuse in perdita

il bilancio annuale mentre una lo chiuse in pareggio

71 •

Nel settore della meccanica

è

più difficile tracciare un quadro

complessivo. Si può comunque affermare che, superata la crisi del

ramo automobilistico, conseguente come si

è

visto ad una crescita

troppo impetuosa, disordinata e sostanzialmente a carattere spe–

culativo, le varie branche di questa industria proseguirono in uno

sviluppo sicuro, anche se non privo

cli

contraddizioni. Come esem–

pio

cli

queste si possono addurre la prevedibile diminuzione delle

commesse statali per le ferrovie ed

il

permanere delle condizioni

cli

inferiorità in cui l'industria , scarsamente protett a, versava, ad

esempio, nei confronti della metallurgia.

Vi furono in questo periodo anche voci che lamentavano un

peggioramento della situazione. La Camera di Commercio di Bre–

séia ad esempio nel suo studio già ricordato sull'andamento del–

l'industria nella provincia durante

il

1910 sosteneva che

l'industria meccanica aveva avuto a risentire anche nell'anno

in

questione

di

una stasi generale [ ...).

Le

cause oc erano note:

già

parecchie officine

sorte su

basi

puramente borsistiche avevano pagato con

la

loro liquidazione;

altre avevano dovuto falcidiare i loro capitali azionari [ ...), mentre

il

timore

di

inasprimenti

fiscali

cd

altri elementi non potevano certo essere i migliori

coefficienti a consigliare una ripresa.

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