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no 73.000 (su un totale di 246.000 in tutto

il

paese); fra di essi

7.700 etano le donne e 5.000 i minori di 15 anni. La provincia che

dava lavoro alla maggior parte di questi operai era quella di

Mi–

lano (oltre 52.000, di cui 34.000 nel comune di Milano); seguiva

quella di Brescia (con 7.900 operai); Como (6.700) e Pavia (1.900).

Infine dei circa 19.000 cav. din. di energia in funzione nelle im–

prese metalmeccaniche lombarde, 8.000 erano nella provincia di

Milano; 5.000 in quella di Brescia; 3.000 a Bergamo e 2.500 a

Como.

Passando ora ad un esame più analitico dei dati di

cui

si può

disporre possiamo ottenerne le seguenti tabelle divise per set–

tori :

INDUSTRIE METALLURGICHE

(vi sono comprese tutte le officine e le persone che vi lavorano in qualità

di capi operai, operai, manovali, garzoni e apprendisti) .

provincia

officine con

officine con

totale

meno di 25 lavor.

oltre 25 lavor.

officine operai

officine operai

officine operai

Como

569

2.247

35

2.889

604

5.136

Bergamo

276

825

9

1.311

285

2.163

Brescia

551

2.013

13

2.350

564

4.363

Cremona

299

762

4

173

303

935

Mantova

274

709

274

709

Milano

1.207

4.423

68

8.560

1.275

12.983

Pavia

348

918

9

1.348

357

2.264

Sondrio

77

212

77

212

Lombardia

3.601

12.109

138

16.631

3.739

28.739

Alcune considerazioni si impongono. Su un totale di 3.739 im–

prese esercenti l'industria metallurgica in Lombardia ben 3.601

erano ancora piccole officine che davano lavoro a meno di 25 la-

. voranti.

Le

rimanenti 138 però occupavano da sole

il

58% dei

metallurgici lombardi, con una media di 120 operai per fabbrica.

Molti dati che hanno caratterizzato le statistiche precedenti sono

ora radicalmente trasformati.

È

questo

il

segno che in Lombardia,

pur in"un processo colmo di contraddizioni le vecchie tradizionali

condizioni si erano potute superare ed era nata un'industria me–

tallurgica nuova, gestita coi criteri ed i mezzi più moderni. Anche

nel settore della metallurgia le province di Bergamo, Brescia

e

Como avevano perso

il

primato che le centinaia di piccole officine

sparse nelle vallate un tempo assicuravano loro. Ora la provincia

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