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di numerose pattuglie di soldati, si chiedeva da chi fossero giunti

gli ordini di repressione:

«

Non esitiamo a qualificarli ingiustificati,

arbitrari, dannosi»

290

Evidentemente le autorità intendevano far

capire che era giunto il momento di sbloccare la situazione.

Fu a questo punto che si inserl la mediazione di Felice Ca–

vallotti, che entrò in scena con una offerta di 25 lire ed una

lettera di augurio ai muratori che apparve sul

«

Secolo ».

«

Quanto

ai capimastri - scriveva il deputato radicale - vorrei dir loro con ·

parola d'amico, a costo anche di perderne in una prossima occasione

i voti, che un'equa soddisfazione ai diritti del lavoro darà loro mag–

giori e più veri compensi che non il prolungamento di un conflitto

doloroso

»

291

Fu cosl che venne presto orchestrato tutto il finale dello scio–

pero, con i capimastri che lo proposero come mediatore ed i mura–

tori che lo accettarono. Si ebbe un colloquio fra i rappresentanti dei

muratori e quelli dei capimastri e, dopo una discussione « oltremodo

vivace », come scrisse « Il Secolo », si arrivò a quella Convenzione

del 30 settembre nella quale, sempre secondo lo stesso giornale,

sarebbero stati rispettati i principali desideri delle parti e si sarebbero

poste le fondamenta di una

«

duratura armonia », ma che in realtà

lasciò ampio spazio a trasgressioni e soprusi.

L'intenzione di trarre unicamente un vantaggio politico dallo

sciopero, senza riguardo per i veri interessi dei muratori, appare

anche dalla polemica che apparve sul « Secolo » contro il sindaco

Negri, che a sua volta si inserl in appoggio ai muratori nell'ultima

fase della trattativa, cercando di deviare a suo vantaggio il favore di

cui si stava circondando Cavallotti.

E' comunque significativo il fatto che, mentre le Convenzione,

cosl come

fu

definita,

fu

approvata alla unanimità dalla riunione

dei capimastri, nessun applauso accolse l'esposizione del

«

compro–

messo», come lo definl lo stesso «Secolo», fatta dall'Espelti e •

dall'Ermolli all'assemblea dei muratori. Gli operai insistettero che

volevano essere pagati ad ora e non a giornata, ma i due rappre–

sentanti riuscirono a convincerli che, dividendo la giornata nelle

dieci ore, si veniva a percepire 29 centesimi all'ora e che quello

era il minimo per i muratori, concludendo in modo edificante che

«

tutti i muratori dovevano studiare e raddoppiare di attività

per uscire dalla categoria dei comuni ed entrare nei buoni»; li con–

vinsero alla fine che quello era « il meno male possibile

»,

finché

la Convenzione venne approvata

292

I capimastri si dichiara1ono

«

felici della votazione dei mura–

tori

»

e probabilmente ancor più felice

fu

«

Il Secolo

»

che lodò

lo sciopero come uno sciopero modello, elogiando in modo partico–

lare Ermolli ed Espelti che avevano saputo educare e istruire i mu-

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