

lodata dalla stampa borghese
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e contro la 9uale ~anifestò invec_e
la propria insoddisfazione la Soc_ietàMur~tori, per il_caratte_re cari–
tativo ed umiliante che aveva nei confronti dell operaio, per il quale
essa chiedeva il lavoro e non l'elemosina
«
che lo avvilisce e lo
pone in una condizione indeg~a di uomo ~bero e <;>nesto_»~-
Con il sopraggiungere dell mverno la disocc~paz1?ne_dilago nuova–
mente e la situazione rimase grave per alcuru anru, fmo al supera–
mento della crisi. In tutto questo periodo le rivendicazioni degli
operai furono analoghe a quelle del 1890 e lo sforzo della ~ocietà _Mu–
ratori fu volto soprattutto a contenere le conseguenze di una situa–
zione economica generale nettamente sfavorevole agli operai.
In
questo quadro, l'opera di agitazione e di propaganda della
Società Muratori per il
1
° Maggio e le 8 ore di lavoro trovò, a par–
tire dal 1890, un terreno favorevole, anche se nella pratica, in
quei primi anni, non poté ottenere una notevole partecipazione degli
operai alle manifestazioni, per l'insicurezza generale del posto di
lavoro.
Da quanto sopra esposto, si
è
potuto rilevare come l'industria
edilizia abbia avuto uno sviluppo assai notevole a Milano, dal 1860
alla fine del secolo, particolarmente nel decennio dal 1880 al 1890.
La considerevole disponibilità di capitali indirizzati verso il settore
edilizio dalla politica creditizia delle banche negli anni che seguirono
l'abolizione del corso forzoso, in coincidenza con le favorevoli pro–
spettive di speculazione offerte dall'approvazione del nuovo piano
regolatore cittadino, costitul indubbiamente la base per un notevole
slancio dell'attività edilizia. Da una situazione di partenza dove pre–
dominavano le piccole imprese di capimastri che lavoravano su com–
missione, il terreno fu favorevole alla graduale trasformazione di
alcune di queste imprese in società di tipo capitalistico, mediante
uno sfruttame nto sempre più esteso del lavoro salariato e
la
corrispondente accumulazio11e di capitali. Fu appunto in quegli anni
che si consolidarono le più grosse imprese di costruzione, anche
se continuarono a sopravvivere una quantità di piccole imprese
di
tipo precapitalistico, e mentre si verificò il progressivo deterioramento
della condizione economica e sociale
di
molti capimastri che non fu.
rono in grado di diventare capitalisti e che, travolti dalla crisi, furono
ridotti a semplici salariati. Nella particolare situazione dell'edilizia
però, ciò che appare rilevante in quegli anni, non
è
tanto la progres–
siva caratterizzazione di questa industria in senso capitalistico, quanto
il contrapporsi al padronato edile di un proletariato particolarmente
numeroso e combattivo, che proprio in quegli anni andò acquistando
coscienza di sé come classe politica antagonistica, organizzandosi sulla
base della resistenza. Ciò appare tanto più notevole in quanto per
i
lavoratori
edili
il processo di proletarizzazione era ancora lontano
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Biblioteca Gino Bianco