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determinare fino a che punto, anche in questo senso, lo sciopero sia

stato strumentalizza to.

Intanto l'astensione dal lavoro si andava facendo generale e gli

scioperanti salirono rapidamente a 4.000; anche i muratori dei can–

tieri dove i capimastri avevano ceduto, infatti, cominciavano a la–

sciare il lavoro»

275

I capimastri, dal canto loro, erano più che mai

decisi a resistere e molti si dichiaravano disposti a perdere anche

migliaia di lire, piuttosto di cedere. Il Bonomi, che aveva il cottimo

delle demolizioni in Piazza Duomo, ci rimetteva 200 lire al giorno

e si dichiarava

«

contento di rimettercele»

276 •

Alcuni di loro cer–

carono però di mandare avanti ugualmente i lavori ed alcuni furono

visti dai giornalisti con la cazzuola in mano.

La

situazione infatti

si andava aggravando in quanto molti capimastri dovevano conse–

gnare le case per

il

29 settembre in stato di abitabilità; i proprie–

tari infatti avevano già fatto i contratti con i nuovi inquilini,

«

ma

perdurando lo sciopero - scriveva « L'I talla » - gli appartamenti

non saranno pronti per San Michele e si cadrà in un pelago di liti.

I proprietari si rovescieranno sui capimastri. Questi,

per

sottrarsi

all'azione dei danni, eccepiranno la forza maggiore dello sciopero.

Ma

è

assai dubbio che l'eccezione faccia presa. Essa viene unanime–

mente respinta dai proprietari»

m_

Nonostante ciò i capimastri in–

tendevano resistere.

Dopo la prima settimana di agitazione, gli scioperanti avevano

cominciato a riunirsi tutti i giorni nel recinto dell'Arena, messa a

disposizione dal Municipio; si calcolava che ce ne fossero ormai

8.000 a Milano, tenuto conto che altri 2.000 erano tornati ai loro

paesi, dato che lo sciopero accennava a perdurare

m.

Qualche capomastro, nel frattempo, cominciò a mostrare di voler

cedere; un gruppetto si presentò al Questore per proporre un ac'.

cordo di compromesso per almeno tre mesi, allo scopo - a loro

di dire - di troncare l'attuale stato di disoccupazione degli operai,

ma le cose non fecero un passo avanti poiché i muratori volevano che

l'accordo fosse con tutto il Collegio

279

Mentre l'opinione pubblica milanese era già orientata a favore

dei J\luratori dal «Secolo», dall'« Italia», dalla «Lombardia», e

dallo stesso « Corriere della Sera », per non citare che i giornali

più letti, la commissione dei muratori pubblicò un manifesto

alla cittadinanza per chiederne la solidarietà e l'appoggio"°.

A questo manifesto segul subito quello dei capimastri ai

muratori , con la pretesa di rendere accettabili i motivi per

cui

non potevano accogliere le richieste dei muratori; gli ostacoli insor–

montabili sarebbero stati da un lato il principio della libera contrat–

tazione « che spinge all'assiduità ed al perfezionamento », e dall'al–

tro la circostanza dei contratti già stipulati, che non si potevano

più variare. « Uno solo

è

il

capitale che paga le nostre comuni f~-

Biblioteca Gino Bianco

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