

alle 7 stettero a Porta Venezia, al Lazzaretto, dove
è
il
maggior
numero di case in costruzione »
266 •
L'ostina zion~ dei capimastri portò comunque al dilagare dello
sciopero
il
lunedl successivo; in molti cantieri
il
lavoro
fu
troncato
dopo la colazione del mezzogiorno ed oltre
2.000
operai scesero
cosl in sciopero ,., .
La sera la riunione al Collegio dei capimastri
fu
ancor più burra–
scosa della precedente; alla fine si approvò un O.d.G. in base
al
quale, per facilitare l'accordo , si accettava
la
riduzione di orario come
era stato proposto con la mediazione del sindaco,
«
respingendo però •
il
principio di stabilire una tariffa di mercede perché sarebbe con–
traria alla libert à di contrattazione »
268•
Il Collegio si dichiarò inoltre
disposto a concedere un aumento qualora le autorità si fossero
impegnate ad ottenere per loro un proporzionale aumento delle
tariffe per i contratti in corso e la riunione si sciolse con la
mi–
naccia, da parte di alcuni capimastri, di chiudere i cantieri se gli
operai non fossero tornati a lavorare "".
Il giorno successivo l'assemblea dei muratori, che si tenne nel
salone del Consolato, fu particolarmente affollata e l'O.d.G. dei
capimastri
fu
respinto
«
con un no prolungato e fragoroso »
270 •
La
proposta del sindaco in merito alla tariffa sarebbe stata invece subito
accettata. L'assemblea avrebbe voluto che si dichiarasse subito lo
sciopero, ma sia l'Espelti, che l'Ermolli,
il
Colombo ed il Pedroni
si fecero in quattro per scongiurarlo. L'Espelti in particolare
«
pro–
pugnava la libertà individuale di fare sciopero » m. Tentarono an–
cora con diverse proposte per accomodare le cose, ma tutta l' assem–
blea reclamava lo sciopero. Qualcuno propose lo sciopero gene–
rale, ma l'Ermolli riuscl a dissuaderli e ci si accordò per lo scio–
pero parziale.
«
E all'Ermolli non rimase altro che fare un mondo
di raccomandazioni per l'ordine» concludeva il
«
Corriere della
Sera»
m.
Nel frattempo si diffuse la notizia che il Ministero dell'Interno •
aveva telegrafato
«
ordinando all'autorità politica di Milano - scri–
veva
«
L'Italia » - di non influire sullo sciopero e di intervenire
soltanto nel caso di turbato ordine pubblico »
773 ,
notizia che
fu
accolta con grande sollievo dall'assemblea dei muratori. Evidente–
mente esisteva un appoggio indiretto allo sciopero da parte del
governo di allora oltre che per motivi di opportunità politica, anche
in vista della necessità dell'inizio dei lavori di attuazione del nuovo
piano regolatore. I capimastri, per parte loro, sostenevano che lo
sciopero -era
«
null'altro che un gioco nelle mani dei banchieri, i
quali vogliono togliere di mezzo i capimastri per vedersi rientrare
in tasca
il
dieci per cento che ad essi spetterebbe
»
274 ,
affermazione
che dovette indubbiamente contenere del vero, anche se
è
difficile
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