

associarsi neppure in queste organizzazioni, o perché pensavano di
poter far a meno del mutuo soccorso poiché non si ammalavano mai, o
perché consideravano le Società
«
tutte mangiadanari
»;
altri soste–
nevano di non voler farne parte
«
per non servire da sgabello
ai capi dell'Associazione dando ad essi il voto quando si trattava
di elezioni politiche o amministrative
». «
Quelli che si mettono
alla testa delle Associazioni - affermavano - lo fanno per soddi–
sfare la loro ambizione
»
e dicevano di non voler sottostare, per
cosl dire, scriveva
«
Il Muratore », a chi come loro traeva da
vivere dal proprio lavoro
237 •
In
questo quadro si comprende quanti
ostacoli dovettero essere superati per organizzare gli operai in asso–
ciazioni di resistenza libere dalle influenze borghesi; questo co–
munque
fu
sempre l'obiettivo principale della Società Muratori,
che vedeva nell'organizzazione di classe l'unica forza veramente
valida da contrapporre alla coalizione padronale.
L'ORGANIZZAZIONE
PADRONALE .
All'organizzazione di classe dei muratori , che si articolava at–
torno alla Società Mutua
di
Miglioramento di Milano e Provincia, si
contrapponeva l'organizzazione padronale facente capo al Collegio
dei Capimastri ed Imprenditori.
La
Società di M. S. fra gli Addetti all'Arte Edilizia continuò ad
esistere anche dopo l'affermazione dell'organizzazione di classe, ma
costituita come era di padroni e di operai non rappresentava
effi–
cacemente gli interessi di nessuna delle due parti. Il Collegio dei
Costruttori, che in seguito si denominò Collegio degli Ingegneri
ed Architetti, conservò
il
carattere puramente tecnico ed accademico
che aveva avuto negli anni precedenti, per cui i capimastri sentivano
l'esigenza di un'istituzione che ne tutelasse gli interessi in modo più
adeguato. L'occasione ad organizzarsi venne con il 1887; l'accordo
sul nuovo orario e la tariffa era stato appena concluso con le orga–
nizzazioni dei muratori, ma si prevedevano già le tensioni che si
sarebbero prodotte con il mese
di
settembre, quando il nuovo
orario avrebbe dovuto entrare in vigore e si volle arrivare a quella
scadènza con una propria organizzazione; si costitul cosi, il 1°
maggio 1887, il Collegio dei Capimastri ed Imprenditori
238 •
Lo
scopo del Collegio era quello
di
«
promuovere
il
progresso
di
quanto può riferirsi all'esercizio della professione, tutelare presso
le Autorità ed anche in confronto ai terzi l'interesse morale e mate–
riale della professione stessa e di sostenere la solidarietà di ognuno
dei soci»
239 ;
pertanto, difendersi soprattutto dagli operai. Del Col–
legio potevano far parte tutti i capimastri che avessero ottenuto
la patente dal Comune di Milano e gli imprenditori che, pur non
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Biblioteca Gino Bianco