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contro alcuni oratori che, durante la festa di una società operaia,

avevano sostenuto che

«

le associazioni operaie devono attenersi

maggiormente alla politica», Beccaluva ebbe ad affermare che

«

la

politica nulla giova all'operaio salvo nei casi estremi

»

e il giornale

commentava:

«

Si vede proprio che questi operai (come si quali–

ficano) non sanno quel che si dicono e meno quel che si fanno,

perché, come ebbe a dire il compagno nostro, per l'operaio ne–

cessita di risolvere presto la questione economica e si faccia meno

politica che genera sempre discordie fra le masse operaie

»

277 •

Su

questa linea, del resto, erano allora anche i dirigenti del Partito

Operaio, come Croce, che in quella occasione affermò:

Noi operai, accettando sempre

il

bene da qualsiasi parte provenga, dob–

biamo agire concordi per arrivare presto

al

giorno desiderato della nostra eman–

cipazione economica, lasciando che

i

politicanti di ogni risma e colore s'ar–

rabattino per far trionfare questo o quell'altro partito. Facciamo

il

sordo alle

loro fanfaronate, e non

ci

scordiamo mai che se

ala.me

volte, nelle elezioni

poli–

tiche o amministrative, si professano

i

redentori del polX)lo

è

per farci servire

di sgabello per salire coi nostri voti

al

potere, ma una volta là,

ci

danno

il

calcio dell'asino. Compagni, state lontani quanto potete dalla politica, se non

volete che la disunione alligni fra voi

228_

Questo tipo di posizioni,

in

buona parte condivise nell'ambito

della Società Muratori nei primi anni di vita, andarono gradata–

mente attenuandosi , sia per la sempre maggiore influenza di Cat–

taneo, che a seguito dell'allontanamento dalla Società prima di Er–

molli ed Espelti ed

in

seguito, nel 1894, di Beccaluva.

Date queste posizioni,

è

di particolare interesse l'atteggiamento

che assunse la Società Muratori nei riguardi delle elezioni e delle

altre organizzazioni operaie e socialiste.

Nel 1889, in vista delle elezioni amministrative, si era costi–

tuito a Milano, proprio per iniziativa della Società Muratori, il

Fascio dei Lavoratori

229

che comprese una dozzina di associazioni

operaie. Il Fascio si proponeva di scendere in lotta

«

con propri

candidati operai e con proprio programma

».

I tentativi di accordo

pre-elettorale con la democrazia milanese fallirono, poiché furono

respinti i candidati operai Croce, Ardigò e Cattaneo, perché

«

socia–

listi ». A tale proposito fu assai aspra, sul «Muratore», la pole–

mica con il Consolato Operaio « Da questo lato si vede l'inqualifi–

cabile agire di certi democratici - scriveva

«

Il Muratore

» -

che in

tutte le riunioni e conferenze parlano al popolo di progresso e

emancipazione e libertà, mentre invece cercano sempre di negare agli

operai

il

posto e quei diritti che loro spettano""° .

Gli obiettivi delle prime lotte elettorali in cui

fu

impegnata

la Società Muratori avevano una prospettiva assai limitata . Il Fascio

partecipava alla lotta per le elezioni amministrative con candidati

operai

«

allo scopo di vedere come si amministrano i danari del

298

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