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Pietro Bcllotti li

affrontava

il più delle volte con epiteti offensivi. • lgn~

ranti - diceva loro - ignoranti e stupidi che non capite

di

essere schiavi,

servi, schiene cutve dei padroni che vi sfruttano e guadagnano fior di milioni,

mentre voi che lavorate

per

loro crepate di fame. E questo succede

perché

siete un branco

di

bestie impastate

di

paura», e dopo aver proseguito un po'

su questo metro,

li

esortava ad aderire all'associazione, ad

unirsi

per

csscrc

forti

191.

Silvio Cattaneo,

«

el divin maester

»

come lo chiamavano i com–

pagni per la sua abitudine di citare sempre Gesù Cristo nei suoi·

discorsi,

soleva portar seco un fascetta di

<legnetti

piccoli

raccdll!i

,)ungo

de

siepi e sa–

lito su di un tavolino, quasi sempre davanti alle chics,e, quando • feddli ne

µscivano cominciava

e.

spezzare uno

di

questi

4cgncm;

poi

due, poi

tre

o quattro, sempre in silenzio, fra lo stupore dei presenti, finché preso il

fa–

scctto rimanente dimostrava che per quanti sforzi facesse non riusciva più a

spezzarli. E allora rivolto

agli

spettatori spiegava che essi erano come quei

legnetti; che il padrone poteva farne quel che voleva finché erano isolati,

ma che se si fossero

uniti

nella lega nessuna forza avrebbe potuto spezzarli.

Tutto questo

in

dialetto e inframezzato

di

battute spiritose.

Cattaneo infatti parlava sempre in milanese, per essere capito

dai suoi ascoltatori, quasi tutti analfabeti, e cominciava sempre i

suoi discorsi con storielle, in parte tratte dai vangeli e in parte

da lui stesso inventate, o interpretate e spiegate a suo modo.

Ma

lo faceva per rallegrare l'uditorio, la cui cultura era quasi esclu–

sivamente limitata alle prediche che ascoltava in chiesa;

il

fulcro

del suo discorso consisteva nel far capire come essi fossero igno–

ranti, anche se non per propria colpa, altrimenti avrebbero com–

preso i loro diritti e la necessità dell'unione.

Mi

ricordo che a mc ragazzo - racconta il

Calza -

che a

volte lo

se–

guivo in questi suoi pellegrinaggi diceva:

«

Quando sarai grande e farai tu

quello che faccio io adesso, prima di parlare

guarda

il campanile; se

ci

sono _

più di

tre

campane scappa... se no

ci

pensano i paesani

a

farti scappare•· E

non aveva torto perché nei miei ricordi di allora

ci

sono anche quelli di

pa–

recchie fughe perché presi a sassate dalle donne

e

dai

ragazzi

sobillati

dal

prete. Nel migliore dei casi erano serenate a base

cli

pignatte battute con sassi

o pezzi di legno

per

impedire all'oratore di parlare

192•

Fra i propagandisti più attivi erano anche Giuseppe Liboi,

muratore del Varesotto e Luigi Brusa, brianzolo; quest'ultimo

«

par–

lava lentamente, cercando le parole ad una ad una, con tanto buon

senso ed una forza di persuasione tale che pur dovendo svolgere

il suo lavoro di propaganda nella Brianza, che allora era conside–

rata la Vandea d'Italia, riuscl a creare molte e forti sezioni,.'".

Nel giro dei primi 10

anni,

alle prime sezioni si aggiunsero

quelle di Musocco, Pioltello, Lentate sul Seveso, Casorate, Bi-

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