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Le

società operaie come

oggi

esistono

in

Italia, sono delle anomalie,

pcr–

ch~ non

di

rado i loro interessi cozzano, distruggendosi a vicenda involonta–

riamente le iniziative. Per esempio, cosa serve mai che

in

un centro una

Sc>–

cietà lotti e vinca una lista di tariffa giornaliera

od

a cottimo, se

in

tutti

gli altri questa non

è

applicata? A nulla, si creano delle differenze che risul–

tano

poi

ingiusti vantaggi

1

di certi fabbricanti contro

altri

per peggiorare

la

già

abbastanzavivace

ed

accanita concorrenza.

Il riferimento a Monza, che proprio a causa della mancanza

di una tariffa unica batteva con la politica dei bassi salari tutti

i centri italiani e stranieri del cappello, era evidente; l'organo padro–

nale proseguiva auspicando addirittura la creazione di una federa–

zione nazionale dei lavoranti con la stipulazione di una tariffa unica

per tutto

il

territorio nazionale:

L'unica preoca.ipazioneche devono avere le società nel reclutamento dei

loro affigliati

è

quella di sapere se gli stessi lavorano in una fabbrica

di

cair

pelli,

quindi fare in modo che non si facciano strumenti di depressione di sala–

rio, pretendendo e vigilando a che diano

i

loro servizi contro una rimunera–

zione sufficiente stabilita sulle condizioni generali del paese e dell'industria.

Questa sorveglianza, questa missione, diremo

di

più, questo dovere di vigi–

lanza non si può fare che da un esecutivo a capo di una Associazione nazio–

nale.

La

tariffa deve essere unica

per

tutta Italia e

per

tutti i cappellai indi–

stintamente, i doveri

ed

i

diritti devono essere

eguali

per

tutti

268.

Stupisce

(al

di là dell'evidente strumentalizzazione di questi ar–

gomenti a proprio vantaggio) che proprio dagli imprenditori venisse

data una lezione di quella chiarezza e capacità di analisi delle esi–

genze di una seria organizzazione operaia che sapesse uscire dagli

angusti confini dei problemi locali che né quelli di altri centri

né tanto meno i cappellai monzesi avevano fino a qud momento

manifestato.

Nel gennaio 1898 iniziava le sue pubblicazioni l'organo socia–

lista monzese

«

La Brianza Lavoratrice

»,

le cui pagine furono fra

gli operai un indubbio mezzo di propaganda per l'organizzazione.

In

uno dei suoi primi numeri possiamo leggere (in un articolo

intitolato

Vittorie dell'organizzazione

relativo ad una conquista sa–

lariale ottenuta nello stabilimento Paleari per la prima volta con

il semplice intervento della Commissione esecutiva della Camera del

Lavoro

«

senza ricorrere ad armi e mezzi che, per quanto giustifica–

bili ed

il

più delle volte inevitabili, lasciano dietro di sé ricordanze e

strascichi non graditi

»)

una chiara denuncia dell'atteggiamento passivo

che i cappellai monzesi avevano conservato per anni

ed

una speranza

per i fermenti di iniziative oryraie che cominciavano a manifestarsi:

.

Da parecchi

anni

i lavoratori in cappelli monzesi dormivano della grossa,

10

luogo

di

vivere vegetavano: erano divenuti nient'altro

che

parte integrale

delle macchine, alle quali con sudore e sangue dovevano giornalmente strap-

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