

pare
il
pane
quotidiano [ ...
J.
Il continuo
e
lento decrescere dei salari non
aveva per nulla e
per
lungo tempo impressionato
i
cappellai monusi, rifugiati
come s'erano dietro le morbide e quiete ombre delle associazioni mutue. Che
la
lira nel giorno
di
malattia fosse assicurata; ecco per molto tempo l'unica,
la suprema aspirazione
di
moltissimi lavoratori, che pur sapevano filare le 12
e le 14 ore
di
lavoro, lo stomaco appoggiato alla macchina che eternamente
girava.
Dei
tremila e forse più lavoranti
in
cappelli che Monza conta, meno
di
mille sin qui, e la maggior parte senza saperne
il
perché
ed
il
come, si trovano
inscritti nella Camera del Lavoro e
poco
più
di
trecento costituivano la lega
di
resistenza sezione della stessa. Il castigo
fu
ed
è
meritato; questo sfrutta–
mento, continuamente esercitato con una pazienza da certosino dai nostri buoni
industriali, trovò terreno fecondo
ed
i
lavoranti cappellai s'accorsero un
bel
giorno d'essere, e
lo
sono tutt'ora, coll'acqua alla gola. Ma se
è
vero che una
piccola scintilla gran fiamma seconda, noi possiamo bene sperare per
il
futuro
269 •
In
effetti proprio in quei mesi, sulla spinta alla lotta venuta dal
grandioso sciopero delle tessitrici del 1897 e dalle nuove iniziative
del Partito socialista, si registravano continue iscrizioni alla Camera
del Lavoro: si era passati dai 1.084 iscritti del 1896 ai 1.946 nel
1897 e nel maggio 1898 si sarebbe raggiunta la considerevole cifra
cli
più di 3.770 soci
270 •
Come abbiamo già detto, probabilmente fu anche per questo
risveglio operaio che poteva far temere prevedibili sviluppi, oltre che
per le ragioni di convenienza economica ricordate facendo la storia
dell'industria , che proprio da parte degli imprenditori partl nel
gennaio 1898 l'iniziativa per trattare con le organizzazioni operaie
la compilazione
cli
una tariffa, un orario ed un regolamento unico
per i cappellai monzesi
271
•
Ormai del resto, come abbiamo visto,
erano gli stessi fabbricanti che invocavano addirittura una salda
organizzazione operaia nazionale! Nel propugnarla
cli
nuovo a tutte
lettere, in un lungo articolo della
«
Gazzetta dei Cappellai
»
del
marzo 1898, era ancora una volta contenuta una critica alle organiz–
zazioni operaie che ci pare dopo tutto piuttosto realistica:
«
Le
società italiane sono semplicemente locali, e la loro azione, qua–
lunque essa sia, non oltrepassa l'ombra del campanile paesano. Di
qui spreco
cli
energie e
cli
forze, agitazioni avventurose paralizzatrici
cli
attività e nient 'altro, lotte coraggiose finite nel nulla , iniziative
generose che non riescono mai a migliorare le condizioni generali dei
lavoratori
».
Dopo aver magnificato il sistema delle organizzazioni
operaie inglesi su scala nazionale, l'articolo cosi continuava:
«
lo
stesso sarebbe da noi se invece
cli
una commissione locale
cli
operai,
che affronta con pericolo evidente
cli
danni futuri i suoi stessi
principali più o meno odiosamente con un ultimatum, questo
fosse dato in forma corretta e gentile da un segretario stipendiato,
abitante, diciamo: Roma»
272 •
Era l'aperto auspicio di quel sistema
cli
collaborazione fra sindacati nazionali e classe imprenditoriale che
217
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