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che favorito dal clima repressivo instaura to, aveva raggiunto, come

abbiamo visto limiti intollerabili. All'Unione Lavoranti Cappellai

(come del res;o alla stessa Camera del Lavoro, di cui era parte

integrante) deve infatti, secondo noi, addebitarsi soprattutto

il

ri–

tardo col quale si arrivò alla richiesta di una tariffa unica per i

cappellai, che avrebbe potuto essere obbiettivo elementare e primo

di mobilitazione e permettere quindi di anticipare la crescita del–

l'organizzazione e l'allargamento del fronte di lotta. Un fattore ne–

gativo da non sottovalutare fu inoltre la divisione all'interno delle

stesse avanguardie operaie, che perpetuarono con una notevole mio–

pia politica la rivalità fra le vecchie maestranze artigiane padrone del

mestiere, strette nella Universale Cappellai Foresti

261 ,

e

il

nuovo

proletariato industriale del cappello, al quale era aperta l'Unione

Lavoranti Cappellai. Un sensibile ostacolo all'azione fu senza dub–

bio, specie per quanto riguardava gli operai di origine contadina

di più recente formazione, la propaganda cattolica orientata in dire–

zione apertamente antisocialista, contro la quale non furono in

grado di lottare per anni le organizzazicni autenticamente operaie

262•

A frenare ulteriormente

il

potenziale di lotta latente fra le masse

contribul poi indubbiamente anche l'istituzione del collegio dei pro–

biviri

263

,

che se da un lato rappresentò una certa garanzia contro

eccessive pretese padronali, dall'altro però, accelerando la tendenza

alla composizione pacifica delle vertenze operaie già instaurata dal–

l'attività conciliatrice della Camera del Lavoro, non fece che in–

fluire negativamente sul futuro sviluppo del movimento.

Queste precisazioni erano doverose per cercar di comprendere

la scarsa incidenza fra gli operai rivelata nei suoi primi anni di vita

dall'Unione Lavoranti Cappellai, che pure alla fine del secolo (sulla

spinta di una maggiore forza organizzativa e di propaganda, indi–

rettamente favorita, come vedremo, anche dagli eventi del maggio

'98) doveva diventare la protagonista del movimento dei cappel–

lai monzesi e farsi iniziatrice di quella Federazione Nazionale che,

pur con tutti i suoi limiti, fu un punto fermo tiella storia del movi–

mento.

L'ostacolo principale alla vita dell'organizzazione fu senza dubbio

!'_atteggiamentoantioperaio delle autorità politiche, che ebbe un'ulte–

riore ~onferma nell'ottobre del 1895, quando il Consiglio Comu–

nale di Monza, con la sua maggioranza moderata e clericale deli–

berò di negare il sussidio già concesso alla Camera del Lav~ro al–

l'atto della sua fondazione.

«

Il Lambro

»

cosl commentava l'acca–

duto™:

«

È

davvero strano che le classi dirigenti s'incarichino esse

st~sse co1_1 quest~ odiosità inutili di chiarire anche ai più ciechi

fra

gli operai che vi ha una ' lotta di classe ' e che i ' padroni ' sa–

ranno sempre e feroceme1_1te avversi ad ogni istituzione, che possa

anche lontanamente favorire l'elevamento progressivo dell'influenza

214

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