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ganizzata:

i cappellai non coinvolti nello sciopero (quelli delle nu–

merose piccole industrie artigiane) si tassarono

di

una quota del

25

% del loro salario a favore degli scioperanti e la Lega procedeva

instancabile nella raccolta e nella distribuzione dei sussidi

208

«

L'Ita–

lia,. poteva cosl scrivere:

«

Il principio

di

solidarietà e fraternità

è

sentito fino all'entusiasmo specialmente dalle donne, che si

di–

chiarano pronte a morir

di

fame, se occorre, piuttosto di cedere

nella lotta intrapresa

»

209 •

Gli industriali erano irremovibili nel

rifiutare le richieste dei lavoratori, soprattutto per quanto riguar–

dava il riconoscimento della Lega

210

,

che avrebbe permesso agli

operai per il futuro

di

garantirsi dalle prepotenze padronali e soprat–

tutto avrebbe bloccato il ricorso al lavoro libero che, come si stava

appunto in quei giorni dimostrando, era l'arma con la quale gli

imprenditori intendevano combattere l'organizzazione operaia

211

Le trattative per giungere ad un accordo, cui parteciparono anche

le autorità politiche, si susseguirono a lungo senza risultati: gli

imprenditori, dichiaratisi disponibili per qualche concessione (per

quanto riguardava la cauzione ed il pagamento settimanale), con–

tinuavano a non accettare il riconoscimento della Lega e, quel

che era più grave, dichiararono poi

di

essere disposti a riassumere

solo 863 operai, licenziandone circa

250

(

quelli che secondo loro

erano i

«

sobillatori

»

responsabili della vertenza)

212

Gli operai,

di–

sposti a loro volta a giungere ad un accordo, furono però decisi

nel respingere questa condizione, e la situazione perciò si aggravò

ulteriormente . Questa volta la parola d'ordine per la continuazione

della lotta fu

«

o tutti o nessuno », e alle loro richieste aggiunsero

quella sacrosanta del divieto di licenziamenti ingiustificati"'. Gli animi

erano estremamente tesi e

«

L'Italia» all'inizio di luglio dichiarava:

«

Non

è

uno sciopero comune,

è

un vero duello a morte fra padroni

e operai per vedere chi soccomberà prima, o il capitale degli uni

o lo stomaco degli altri

».

La Lega dei Figli del Lavoro, durante la lotta, aveva raggiunto

proporzioni incredibili: dal verbale della perquisizione della sede

della sezione cappellai conservato all'Archivio

di

Stato di Milano,

si rileva che ad essa erano allora iscritti ben 1.200 operai d'ambo

i . sessi, e questa larghissima adesione

è

molto significativa se si

pensa che nello stesso anno i soci della Mutua Cappellai erano

solamente 466

214

Le intimidazioni poliziesche continuavano, e alla fine

di

giugno

si giunse addirittura a minacciare ultimativamente l'arresto della

commissione operaia composta da Levino Lombardi, G . B. Severgnini,

Lorenzo

De

Stefani, se questa non si fosse adoperata per far cessare

lo sciopero. A questa ulteriore aperta provocazione gli operai rispo–

sero con una manifestazione di massa alla Sottoprefettura nella quale,

per togliere ogni responsabilità ai propri compagni, l'assemblea stessa

207

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