ai padroni, debbono rendersi benevisi colla diligenza e la sottomis-
sione per non esser licenziati
». .
.
Questa sottomissione, indubbiamente do~uta alla mancanza di or–
ganizzazione, era lamentata anche dal c~ir1spondente da Monz_a .al
«
Fascio Operaio
»
nell'agosto del 1883 , quel Bere_ttaalla cm.
in–
stancabile iniziativa di propaganda
SI
dovette
la
nascita della prima
lega di resistenza monzese, la Lega dei Fig!i del L~voro, c_he _f~~nche
la prima organizzazione per la lotta rn difesa dei propri
diritti
per
i cappellai, che vi costituirono di
lì
a poco u_n'affoll~ta,se~ione.
.
Altrove, come abbiamo detto, erano m azione soc1etadi cappella.1
con ben diversa volontà di azione: queste furono chiamate a con–
gresso a Torino nel luglio del 1884 dal locale Pio Istituto in occa–
sione del suo 148° anniversario della fondazione. Di questo primo
congresso nazionale, come degli altri due che seguirono negli anni
successivi, non ci
è
purtroppo stato possibile rintracciare i resoconti,
e dobbiamo perciò limitarci a riferire ciò che abbiamo letto nei perio–
dici che ne parlarono.
Mentre dai giornali torinesi 184 non fu pubblicata che la scarna
cronaca dell'avvenimento (da cui non si ricava quindi nulla di inte–
ressante tranne che all'assemblea operaia erano state invitate anche
le società estere, impedite poi a parteciparvi dall'epidemia di colera
185,
e che vi intervennero oltre 45 rappresentanze di società operaie ita–
liane186, nella
«
Rivista Operaia
»
di Milano leggiamo particolari più
interessanti. Nel resoconto dei lavori 187 si precisava come in realtà
più che di un vero congresso si fosse trattato di un'assemblea prepa–
ratoria, nella quale si erano poste molte importanti questioni per
risolvere le quali occorrevano ancora altri studi e discussioni. Si era
approvata la proposta di uno Statuto unico per tutte le società ita–
liane, per la cui compilazione era stata nominata un'apposita com–
missione
188
•
Quanto al lavoro carcerario (che preoccupava gli operai
piemontesi danneggiati dalla concorrenza dell'appalto concesso al pe–
nitenziario di Pallanza) si era deliberato di inviare una petizione al
governo con l'appoggio dell'on. Maffi e di altri deputati. Erano state
infine avanzate diverse proposte,
il
cui studio veniva affidato ad una
commissione per poter in un successivo congresso deliberare in me–
rito: la stesura di un regolamento per la protezione delle tariffe;
l'unione delle due categorie dei lavoranti
«
in bianco
»
e
«
in nero
»,
che costituivano quasi ovunque sezioni separate; l'abolizione del la–
voro a domicilio; la paga quindicinale
«
in denari e non in derrate
alimentari
»;
la costituzione di una casa pensioni; la ricostituzione
della
«
Si_ndacale
»
189. Dalla natura di questi argomenti di discus–
s10neabbiamo appunto la coqferma di un ben diverso atteggiamento
delle altre società di cappellai italiani che, a differenza della società
m?nzese, erano evide_ntementepreoccupate di non limitare la loro
azione nel campo assistenziale ma miravano ad incidere in qualche
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