

attendeva il grasso boccone
»
32 :
era evidente infatti che non esi–
steva una tipografia media in possesso dei requisiti richiesti. L'ap–
palto
fu
difatti puntualmente aggiudicato alla Stamperia Reale
che, rilevata
fin
dal 1864 in esercizio dalla Ditta Molina e
C.",
poté cosi contare su di una commessa veramente eccezionale, e a
prezzi di gran lunga superiori a quelli che avrebbero potuto offrire
altri fornitori a norma dei contratti vigenti, se l'Economato Gene–
rale avesse frazionato quell'appalto in tre o quattro lotti.
Se rispetto alle imprese tipografiche l'effetto della politica degli
appalti
fu
quello di sostenere stabilmente la domanda delle imprese
più grosse, rispetto al mercato del lavoro tale politica portava
obiettivamente al rafforzamento di un vasto settore di sottoccupa–
zione a salari bassissimi e quindi, almeno indirettamente, contri–
buiva a secondare quel ruolo di freno e di compressione dei salari
svolto dalle piccole imprese e che certo non spiaceva ai grossi pro–
prietari.
L'atteggiamento di indifferenza verso la piccola e media indu–
stria delle autorità pubbliche e, d'altro canto, gli effetti di com–
pressione e freno dei salari caratteristici della politica degli appalti
si ritrovano poi anche nella utilizzazione governativa del lavoro
nelle case di pena.
L'uso infatti di accentrare i lavori di stampa per gli uffici regi_
delle province del Regno nelle
«
Case di custodia, di reclusione e
penitenziarie
»
non solo incoraggiava, come osservava
«
La Tipo–
grafia Milanese
»,
una
«
rovinosa ed ingiusta concorrenza
»,
ma
toglieva all'industria tipografica privata una possibilità di sviluppo,
sottraendo agli operai quel lavoro che si sarebbe reso disponibile
se lo Stato avesse dato
«
adito ai proprietari di tipografia delle
singole province di concorrere agli appalti di quei lavori
»
34 •
Un aiuto governativo od un maggiore e più armonico sviluppo
del mercato non venne neppure sul piano legislativo. In partico–
lare, le critiche si appuntarono sulla regolamentazione del diritto
d'autore, ritenuta insufficiente a garantire una reale esclusiva al–
l'autore e quindi all'editore per la cessione dei diritti del primo al
secondo e ad evitare il rischio di rovinose contraffazioni. Il vizio
capitale di tale legislazione consisteva - secondo quanto affer–
.mava il Sonzogno alla Commissione d'Inchiesta - nel fatto che
il
presupposto per ottenere
il
copyright, non era costituito dalla mera
creazione dell'opera
35 ,
bensl da una dichiarazione di proprietà let–
teraria da rendere al prefetto la quale era sottoposta a scarsi con–
trolli e, in certa misura, scoraggiata dal meccanismo fiscale. La
dichiarazione per una stessa opera poteva essere fatta indipendente–
mente anche da più persone: l'unica cosa che si richiedeva era in–
fatti il deposito di tre copie e
il
pagamento della tassa nella
piuttosto elevata misura
di
dieci lire.
li
Biblioteca Gino Bianco