

dell'Italia e quella della Chiesa: la prima una produttrice nazio–
nale: la seconda una produttrice universale ,.
52
•
Un indice significativo dello sviluppo assunto dall'industria ti–
pografica a Milano nell'arco
cli
tempo ora considerato,
è
però co–
stituito oltre che dal numero dei periodici che in generale si stam–
pavano nella città, da quello dei quotidiani.
L'impianto e il mantenimento di un quotidiano infatti richie–
deva un ingente impiego
cli
capitali. Innanzitutto la tipografia
aveva bisogno
cli
una schiera
cli
operai altamente specializzati: un
buon numero di compositori capaci
cli
eseguire rapidamente e con
corretteza le composizioni; impaginatori molto esperti, capaci
cli
allestire una pagina di giornale a
5
o 6 colonne in pochi minuti
53 ,
e inoltre di impressori altamente qualificati, in grado cioè
cli
con–
trollare dei macchinari particolarmente complessi. Tale mano d'opera
richiedeva una retribuzione maggiore di qualsiasi altra e quindi
incideva sul costo
cli
produzione molto più
cli
quanto non inci–
desse, per esempio, sul costo della produzione libraria in genere;
la stampa di un quotidiano era indice quindi
cli
notevoli disponi–
bilità finanziarie. In secondo luogo il quotidiano richiedeva un
adeguamento più intenso e più rapido allo sviluppo tecnologico:
non
è
un caso che le macchine più moderne siano state impiegate
per la prima volta in Italia quasi sempre dal Sonzogno, l'editore
del « Secolo
»,
il quotidiano più venduto in Milano. Il grado
cli
diffusione dei quotidiani era pertanto, per l'industria tipografica,
un indubbio indice di prosperità. E
cli
prosperità si può certamente
parlare quando si esamini il numero dei quotidiani che venivano
pubblicati a Milano nel 1891: 11 erano i giornali che uscivano
quotidianamente dalle tipografie milanesi
54 •
Quattro erano messi
in vendita il mattino:
«
La Perseveranza », stampato in uno sta–
bilimento proprio, con una tiratura di circa 6.000 esemplari; la
«Lombardia», stampato nello stabilimento Civelli, la cui tiratura
oscillava tra le 8 e le 9.000 copie; il «Sole», stampato in uno
stabilimento proprio e che pubblicava più
cli
8.000 copie al giorno,
e il « Commercio » che, stampato nella Tipografia degli Operai,
toccava le 7.000 copie giornaliere. Sei erano i quotidiani del po–
meriggio: « Il Secolo», il quotidiano che con 130.000 copie aveva
la maggior tiratura giornaliera, stampato nello stabilimento Son–
zogno; il
«
Corriere della Sera
»,
stampato in uno stabilimento pro–
prio con una tiratura
cli
oltre 50.000 copie; «L'Italia», stampato
nella tipografia Capriolo e Massimino, che non superava le 7.000
copie;
«
L'Italia del Popolo », stampato nella Tipografia degli Ope–
rai, la cui tiratura superava , i 10.000 esemplari;
«
L'Osservatore
cattolico », stampato nella tipografia degli Artigianelli
e
che non
vendeva più
di
4.000 copie al giorno;
«
La Lega Lombarda,.,
in-
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