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l'esempio del Ricordi - in varie sezioni (tipografia, litografia, in–

cisione ecc.) u_

Di

dimensioni assai minori, ma provvista di impianti moderni e

razionali fu la tipografia Bernardoni (che nel 1879 si trasformò nella

ditta C. Rebeschini e C.) i cui proprietari, i fratelli Bernardoni,

furono tra i primi ad introdurre moderne macchine tipografiche

(1860), i primi tipografi privati a specializzarsi

«

con macchine di

loro propria invenzione

»

nella lucrosa produzione di cartevalori u

e furono ancora tra i primi ad allargare il ciclo produtti vo in se–

zioni, impiantando una propria galvanotipia e stereotipia. Solo nel

1889 però, dopo uno sviluppo che viene definito dal

«

Giornale

della Libreria

»

14

«

costante e notevolissimo

»,

riuscirono a rag–

giungere nella loro tipografia il numero di cento addetti, cioè la

metà degli operai che Sonzogno impiegava già nel 1875.

Analogamente, la Regia Stamperia che pur si avvicinava per

dimensioni e importanza alla tipografia Bernardoni e che godeva

di particolare prosperità e lavoro continuo in quanto era una delle

poche favorite dalle commesse statali, nel 1876 contava solo

50

addetti ".

Accanto ai

«

grandiosi

»

16

e medi stabilimenti tipografici esi–

stevano poi in questi primi quindici anni postunitari ben circa 60

«

microscopiche

»

tipografie, che conducevano una vita stentatis–

sima e che per sopravvivere si facevano una spietata concorrenza

prendendo lavori a bassi prezzi e senza badare alle condizioni. L'esi–

stenza di un cosl alto numero di tipografie minori (caratteristica

costante anche dopo il primo quindicennio post-unitario) risultava,

in definitiva, nonostante ogni apparenza, molto utile alle imprese

maggiori.

:f;;

assai significativo infatti che il lavoro delle tipografie

minori fosse fornito non solo da occasionali clienti privati, ma

assai spesso dagli stessi grandi editori-tipografi: e in particolare

dallo stesso Sonzogno

17 •

Non meno significativo, del resto,

è

il

fatto che i maggiori attacchi alle piccole tipografie provenissero

dalle medie tipografie, da quelle tipografie cioè che, alla soglia di

uno sviluppo qualitativo idoneo a portarle stabilmente nel novero

delle

«

grandi

»,

chiedevano una concorrenza che mirasse alla

«

pron–

tezza dell'esecuzione e al buon mercato della produzione nel per–

fezioname~to dei mezzi meccanici, non già nel livellamento del–

l'operaio alla bestia da soma e da strapazzo»

18

Si ha cosl l'impressione che il tenere in piedi queste tipografie,

mentre in definitiva giovava ai

«

primari stabilimenti, produceva

conseguenze dannose, almeno sotto un duplice profilo.

In

primo luogo l'esistenza di un alto numero di piccole imprese

«sa telliti » consentiva (l'esempio di Sonzogno

è

significativo) ai

leaders di garantirsi, scaricando su terzi il lavoro sovrabbondante,

contro il rischio di improvvise restrizioni della domanda. Ciò im-

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