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salari erano superiori (come rivela la risposta all'Inchiesta del 1878

della Società dei Cappellai milanesi che indicava in 3 lire la media

giornaliera

87 ),

conforta la tesi già esposta sulle ragioni che portarono

Monza al grande sviluppo capitalistico di questa industria. Anche se

il processo di meccanizzazione degli impianti non era che al suo

timido inizio, in quanto come abbiamo visto esso sarebbe esploso

con tutte le sue conseguenze solo dopo il 1880, ormai la piccola

bottega artigiana e il lavoro

«

all'aria aperta

»

erano quasi del tutto

scomparsi, e nella nascente fabbrica moderna si ripetevano aggra–

vate le condizioni di lavoro del periodo precedente.

Ecco come

ci

sono descritte le condizioni degli operai addetti

alla follatura dallo stesso organo padronale,

«

La Cappelleria Ita –

liana

»

88

:

In questa camera

il

vapore dell'acqua calda

è

cosi denso, che talvolta

è

impossibile distinguere un uomo alla distanza

di

otto

piedi.

Gli operai che

sono occupati

in

questo ramo dell'industria, hanno costantemente le mani

nell'acqua calda, e siccome essi stanno rurvi sulle tinozze, aspirano

il

vapore

caldo, che va direttamente

ai

polmoni;

è

quindi evidente che essi sono sog–

getti ad un bagno a vapore attivissimo, dal momento che entrano nella camera

sino a quando ne escono; conseguenza

di

ciò, un sudore abbondante

ed

una

maggiore o minore congestione delle capillari dei polmoni.

Non si metteva però in rilievo la presenza in quella

«

acqua calda

»

dell'acido solforico, che aumentava evidentemente

la

nocività del–

l'operazione, anche se si aggiungeva che

l'esporsi all'aria fredda dopo una sl lunga permanenza in luogo caldo,

sarebbe pericolosissimo,

poiché

è

un fatto constatato che

ciò

cagiona sovente

casi

cli

pneumonite, bronchite, infiammazione catarrale della gola e talvolta,

finalmente, tisi polmonare.

· Ancor più drammatiche le condizioni degli addetti alle operazioni

di tintura, cosl descritte:

[i feltri] passano

in

una tinozza contenente una soluzione calda

di

ma–

teria colorante, i vapori della quale riempiono la camera in modo da rendere

la respirazione difficile

ed

il

vedere quasi impossibile. In questa camera havvi

un pericolo doppio: quello proveniente dal sudore e quello che esiste nell'aria

avvelenata che circola per otto o

dieci

ore

[dieci

e più a Monza in quel

pe-–

riodo!] nei polmoni.

E il Ramenzoni ebbe più tardi

il

coraggio di affermare che

«

fortu–

natamente nell'industria del caw,ello non vi sono lavori propria–

mente anti-igienici e dannosi

» .

Quanto all'impiego delle donne e dei fanciulli, del resto ancora

non cosl massiccio come di U a pochi anni,

è

facile arguire quali

fossero le loro condizioni riferendoci alla presa di posizione in me–

rito assunta dalla classe dirigente monzese in occasione dell'Inchiesta

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