

Il Basile continuava mettendo in evidenza le ripercussioni
sociali
della disoccupazione seguita all'introduzione delle macchine:
Di fermo questa modificazione dell'industria può, per un periodo più o
meno lungo, rendere gravi e dure le condizioni dei lavoratori, e prepara a
molte famiglie un'invernata difficile col conseguente strascico di miserie, di
lamenti, di reati, e fors'anche di agitazioni. Senoncht!giova sperare che quando,
oome avvenne non
ha
guari
per
l'industria tessile, le numerose piccole
fab–
briche saranno scomparse per cedere il posto a grandiosi opifici,
cd
i nego–
zianti s1 saranno procurato uno sbocco
adeguato
alla
cresciuta produzione,
tutti
i buoni e laboriosi operai avranno collocamento,
ed
i meno abili si
daranno
ad
altro mestiere.
Nonostante queste ottimistiche previsioni
il
fenomeno della
di–
soccupazione tecnologica si sarebbe ripresentato, ad ogni in–
troduzione di nuovi macchinari, con la progressiva assun–
zione nelle fabbriche di manodopera contadina non specializzata,
l'impiego sempre più vistoso di donne e fanciullli e quella facile
conseguente contrazione dei salari che fu tendenza costante dell'in–
dustria capitalistica del cappello monzese negli
anni
seguenti.
Ma la nascente grande industria meccanica, superato questo primo
momento, fece crescere in pochi anni in misura straordinaria anche
la sua classe antagonista. Scriveva a tale proposito nel 1886
«
Il
Lambro
»,
dopo che nei due anni precedenti i cappellai monzesi
avevano dato , come vedremo, grandi prove di compattezza e di
volontà di lotta:
La
macchina ha tolto dal
libero
lavoro il cappellaio; a centinaia
li
ha
radunati in una stessa sala, e
la
motrice col palpito isocrono ne
ha
regolato
il lavoro. Ma fra il denso vapore delle folle e le confidenze delle comuni
mi–
serie, fra le vibrazioni delle
«
batteuses
i.
e le oonfidcnzc dei comuni desideri,
fra i secchi colpì delle
«
presscs
»
e le imprecazioni, l'idea umana e giusta,
partita
dal
cervello più sveglio e dal cuore più generoso,
fu
scintilla
che
toccò il cervello
cd
il cuore di tutti: la causa
fu
intesa e bandita. Ed ceco
l'attuale formidabile battaglione dei lavoranti in feltro,
che
marcia all'avan–
guardia degli altri operai, terribilmente armato
di
coraggio e di sicurezza nclla
vittoria!
91,
Fu nell'autunno del 1884 che Monza assisté alla prima grande
prova di forza dei lavoranti cappellai, nella quale furono impegnati
-
«
costrettivi dalla coalizione dei padroni fatta nell'intento di
riabbassare i salari», come affermò
«
Il Secolo" nd dare l'annuncio
dd grande sciopero generale
94
-
circa 1.500 operai. Purtroppo le
fonti da noi consultate non
ci
offrono ragguagli precisi sui salari
la cui tentata riduzione diede origine alla vertenza; possiamo però
sottolineare subito come la mancanza di una tariffa unica (alla quale
si arrivò solo nd 1902) permetteva agli imprenditori qualsiasi inizia–
tiva a danno degli operai e costituiva il più grosso problema dei
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Biblioteca Gino Bianco