

florida situazione economica fosse il risultato della grande capacità
di lotta che ai cappellai monzesi era in quegli anni possibile ester–
nare mercé la massiccia presenza in Monza di una Lega dei Figli
del Lavoro in grado di organizzare una resistenza quasi ad oltranza.
Dalle vicende di questo sciopero possiamo ricavare quella
cbc
sarà poi tendenza costante dell'industria del cappello monzese: la
progressiva sostituzione delle maestranze che avevano saputo dare
grande prova di compattezza di classe con manodopera contadina non
organizzata, sulla sottomissione della quale
fu
possibile, con la con–
tinua contrazione dei salari degli anni seguenti, arrivare alla impo–
nente affermazione capitalistica di fine secolo. Ci riferiamo all'epi–
sodio, del resto non isolato - come denunciò la stessa stampa mila–
nese - dell'invio a Monza nel corso dello sciopero di numerosi
operai da Caravaggio e che suscitò le giuste reazioni degli sciope–
ranti".
La cronaca dello sciopero pubblicata dall'
«
Italia » riferisce poi
un particolare emblematico per comprendere la situazione ambien–
tale del lavoratore nel cappellificio: gli operai della ditta Meroni
lamentavano
«
perfino di dover bere l'acqua calda condotta da una
tubatura vicina alla caldaia a vapore, perché non
è
loro permesso
di fare un passo in più e averla fresca»
98 •
Fra le continue angherie e
prepotenze padronali i lavoratori avevano infatti in quegli anni
sublto un continuo peggioramento delle loro condizioni di lavoro,
i cui ritmi si erano adeguati alla velocità dei macchinari.. Questi
ritmi di lavoro e l'ambiente frustrante della nuova industria mecca–
nica
ci
sono descritti dallo stesso Riva in un passo che val la
pena di riportare integralmente:
La
macchina urge, spinge, reclama essa stessa l'ali.mento della materia o
del lavoro manuale rombando come la carda, lanciando nell'aria densa
di
vapori
l'alto stridore
di
rauca impazienza delle sodatrici o l'alternata veemenza dei
colpi vibrati dai follonij e intorno ribolle intensa l'opera degli uomini come
ad un insistente richiamo che non lascia requie; e i torsi nudi che si piegano,
si torcono, si rialzano ripetendo all'infinito la vicenda del medesimo sforzo,
le braccia perpetuamente agitate
in
metro uniforme danno l'impressione, quasi
penosa,
di
non sappiamo quale tormento dantesco
99.
Una delle rivendicazioni che avevano originato la lotta era
stata
quella della illegittimità del versamento di una cauzione di 30
lite
(effettuato con trattenute sulle paghe) cui erano obbligati gli addetti
alle macchine, cauzione che i padroni pretendevano di usare in
forma ric~ttatoria, in quanto se ne prevedeva l'incameramento in
caso di volontario abbandono del lavoro
da
parte dell'operaio:
questo particolare illumina ampiamente i metodi in uso fra
i
capita–
listi monzesi
per
difendere i loro profitti
da
qualunque
tentativo
di resistenza operaia.
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