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sul progetto di legge Cairoli del

25

luglio 1879

90 •

Il

Sindaco e

il

Capo Medico dell'Ospedale di Monza si pronunciarono contro l'ar–

ticolo 6 (che prevedeva

il

divieto del lavoro festivo per i minori di

anni

15), affermando il primo:

«

mentre non vi

è

una legge che

proibisca il lavoro festivo degli adulti, trovo dannoso e illogico

impedire quel lavoro ai fanciulli che devono aiutare nel lavoro

gli adulti », e il secondo, facendogli eco:

«

se per ragioni di cui

qui non giova discorrere non si crede di dover vietare direttamente

il lavoro festivo degli adulti, non

è

logico il contrariarlo indiretta–

mente sottraendo loro il necessario concorso dei ragazzi ». Essi si

pronunciarono anche contro l'art. 8 (che prevedeva per le donne

due settimane di riposo dopo il parto), affermando il Sindaco, con

una notevole dose di cinismo:

«

Sono forse maggiori gli inconve–

nienti che possono derivare da questo articolo che non i vantaggi »,

e il Capo Medico, con altrettanta sensibilità:

«

Del resto, gli stessi

intraprenditori hanno interesse a non ammettere persone ancora

malaticcie che non possono prestare che un'opera deficiente

».

L'introduzione massiccia delle macchine provocò, come abbiamo

visto, con la diffusione della grande industria, la moltiplicazione del

proletariato del cappello, ma questo non

fu

un fenomeno immediato.

Il

primo effetto

fu

invece quello della disoccupazione tecnologica

cui andarono incontro i cappellai specializzati, che proprio nella

loro padronanza del mestiere fino a quel momento avevano trovato

la forza di resistere singolarmente alle pretese padronali. Purtroppo

non si hanno documenti diretti sulla capacità di lotta e di resistenza

(anche se a livello prevalentemente individuale) degli antichi lavo–

ranti artigiani, ma ci sembra illuminante a questo proposito la seconda

relazione semestrale per il 1882 del Prefetto di Milano Basile

al

ministero degli Interni

91 ,

che metteva in rilievo la nuova situazione

di svantaggio dei lavoranti cappellai e la corrispondente situazione

di forza degli imprenditori, contro la quale le maestranze avrebbero

potuto lottare solo di Il a pochi anni (anche se, come vedremo,

con poca fortuna), quando appunto la formazione di un proleta–

riato di massa nel cappellificio rese possibile azioni collettive di

resistenza.

Il

Prefetto cosl riferiva:

Le

condizioni dell'ordine pubblico

in

quel

di

Mon2a hanno migliorato,

in causa della progrediente trasformazione dell'industria

di

fabbricazione de'

cappelli,

in

seguito all'introduzione

di

nuove macchine, mercé le quali

la

pro–

duzione riesce

di

gran lunga maggiore e più perfetta, coll'obbligo

cli

mano

d'opera minore. Ciò stante, i lavoratori

in

quest'articolo, prima baldanzosi e

facili

ad

agitarsi, eccitati

dal

Berctta

92 ,

lungi dal poter dettar patti, come sole–

vano,

ai

padroni, debbono rendersi benevisi colla diligenza e

la

sommissione,

per

non esser licenziati. Infatti gl'industriali man mano che impiantano

i

no–

velli meccanismi, fanno

la

cernita

dei

dipendenti operai, conservando soltanto

i

migliori.

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Biblioteca Gino Bianco