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processo di formazione della grande industria meccanica del cappello,

fu accolta con una certa ostilità dagli operai, sospettosi che la no–

vità si rivelasse (come poi avvenne) dannosa nei riguardi dell'occu–

pazione e delle retribuzioni, costituendo semplicemente un modo per

intensificare lo sfruttamento cui erano soggetti ed aumentare i pro–

fitti degli imprenditori. Purtroppo sulle modificazioni immediate dei

salari seguite a questa introduzione non abbiamo che la testimonianza

del Mariani, decisamente ottimistica, secondo la quale l'arsone mec–

canico portò ai cappellai un notevole miglioramento economico:

mentre con l'arsone a mano il guadagno dell'operaio era di lire

milanesi 18 settimana, col nuovo mezzo meccanico si sarebbero rag–

giunte

le

lire italiane 202

84 •

Ma su questa tesi si possono però espri–

mere molte riserve, sulla base di altri dati sui salari a nostra dispo–

sizione, i quali non solo non registrano un miglioramento, ma addi–

rittura una riduzione per gli uomini e solo in certa misura un

aumento per le donne e i fanciulli.

Ci riferiamo alle risposte ai quesiti dell'Inchiesta sugli scioperi

del 1878

45 ,

nelle quali i fabbricanti di cappelli affermavano che

la mercede media giornaliera,

«

ritenuto il lavoro quotidiano di

10 ore», era per i lavoranti cappellai di lire 2,25 e che il salario

corrisposto agli operai adulti era di lire 1,75, alle donne di cent. 80,

ai ragazzi di cent. 60. Gli addetti alla tessirura meccanica del co–

tone avevano un salario medio di lire 2,50 al giorno, essendo cor–

risposte agli adulti lire 1,50, alle donne lire 1,10 e ai ragazzi

cent. 70: dunque anche la situazione di relativo privilegio econo–

mico dei cappellai registrata nel 1864 era ormai sfumata.

Ancor più gravi sono le riflessioni che

è

possibile fare sulla con–

sistenza del valore reale di questi salari considerando i prezzi dei

generi alimentari di prima necessità riportati nel medesimo docu–

mento che registrano un sensibile aumento: il pane di frumento

costava cent. 42

per

800 gr., quello misto cent. 34, quello giallo

cent. 20; la carne di vitello lire 1,60 al kg., quella di «mastra"

lire

1,30, quella di seconda qualità lire 1,10, quella di maiale 2 lire;

il riso cent. 35 al kg., il vino cent. 45 al litro. Anche il prezzo per

l'affitto delle abitazioni, di lire 35 annue al vano,

è

molto indica–

tivo per valutare le condizioni di vita di questi operai.

Ci

è

possibile fare un'altra importante considerazione confron–

tando i salari dei cappellai monzesi nel 1878 con quelli dei cappellai

della provincia di Novara per il 1877 che ricaviamo da uno srudio

del Maic

16

e

che risultavano andare per gli uomini addetti alla lavo–

razione

«

in bianco

»

da un minimo di

lire

1,80 a un massimo di

lire

3,50, per gli addetti alla lavorazione

«

in nero" _da3 a 6 lire

e

per

le

donne da

1

a 2 lire.

La

manodopera monzese s1accontentava

dunque di salari notevolmente inferiori a quelli in uso in Piemonte,

e

questo fatto, insieme alla considerazione che anche a Milano i

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