

sappiamo quanta pane avesse, appunto nell'esportazione, l'industria
monzese del cappello di lana.
Certo non era un periodo favorevole per tutti, specie per il mer–
cato nazionale, e gli effetti della crisi si dovevano sentire su una
parte dei produttori. Il dissesto più grave
fu
quello subito dalla
nuova ditta Paleari
&
Rossi, che
fu
costretta nel settembre del 1899
a chiudere quello stabilimento modello che con tante buone spe–
ranze era stato inaugurato nel maggio 1898 "·
In
questo dissesto
non
fu
però coinvolta la ditta F.lli Paleari, come del resto uscirono
indenni dalla crisi gli altri maggiori ·produttori del ramo che con
l'esportazione massiccia continuavano invece il loro consolidamento.
La G. B. Valera
&
Ricci, proprio nel critico 1898, aveva ottenuto
la più alta onorificenza all'Esposizione Nazionale di Torino per i
prodotti di feltro di pelo fino, con la cui produzione, che aveva rag–
giunto i ritmi di quella del cappello merinos, poteva cosl anche in
questo campo validamente gareggiare sui mercati esteri contro la
concorren~a inglese. Questa ditta, che sempre nel '98 aveva acqui–
stato lo stabilimento E . Magnoni, era all'inizio del secolo proprietaria
in Monza di ben quattro stabilimenti, con una produzione giorna–
liera di 10.000 cappelli di feltro di lana e quasi 3.000 cappelli di
pelo e, insieme alla G. Cambiaghi, al Cappellificio Carozzi, ai F.lli
Paleari ed alla A. Meroni, poteva vantare il 1899 come un anno posi–
tivo
«
malgrado i tempi difficili
»
111•
Il Cappellificio Carozzi era
in grado, nel bilancio del 1899, di annunziare un dividendo di lire
27,50 per azione (che rappresentava un profitto pari all'11%), e
l'anno seguente portarlo a lire 30
70 •
Ormai Monza rappresentava il più importante centro di produ–
zione di cappelli di lana del mondo, con la sua produzione giorna–
liera di circa 60.000 cappelli, e le quattro ditte che ne producevano
più di 10.000 ciascuna costituivano veramente i colossi del ramo,
in una posizione che era senza dubbio monopolistica e che poteva
da tempo far fronte a qualsiasi crisi nazionale o internazionale.
Non siamo in possesso purtroppo di ulteriori dati statistici generali
relativi al numero degli stabilimenti ed alla loro forza motrice, in
quanto la Statistica Industriale del Maic per il 1900 ricalca i dati
del Sabbatini del 1893, ma ci sembra di aver sufficientemente illu–
strato la progressiva espansione dell'industria nell'ultimo decennio
del secolo. Possiamo aggiungere qualche dato sulla manodopera.
Secondo una relazione del 14 novembre 1900 della Unione Lavo–
ranti Cappellai, i lavoranti cappellai a Monza, esclusi i facchini, com–
messi e garzoni, erano in quell'anno 2.960 (di cui 1.459 uomini e
1.501 donne)
71
•
Il Censimento del 1901 parlava di un totale di
4.125 addetti (di cui 2.291 uomini e 1.834 donne)n; sempre
per
il
1901, i dati sullo sciopero generale del marzo indicavano in 3.500
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Biblioteca Gino Bianco