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Gli inviti alla calma si moltiplicavano. Il 25 luglio il Municipio

della città di Como affiggeva un manifesto nel quale assicurava tutto

l'appoggio delle autorità cittadine alla soluzione della vertenza ed

assicurava che i fabbricanti davano prova di buona volontà; ai

tempo stesso insisteva sulla necessità per il buon esito delle tratta–

tive, che tutti dessero prova di

«

calma, tranquillità e ponderatezza ».

Nello stesso giorno

il

prefetto rendeva noto, con un altro mani–

festo murale che:

poiché

consigli

leali e dettati dalle

più

oneste intenzioni non furono ascoltati;

poiché

accordi coi fabbricanti equi e ragionevoli, avuto riguardo alle condi–

zioni dell'industria serica, non valsero a ricondurre le consuete abitudini; av–

verto che non posso tollerare ulteriori assembramenti,

i

quali saranno disciolti

a termini

di

legge

t68.

Il 26 luglio la situazione sembrava ormai giunta sull'orlo della

rottura. L'intervento massiccio e provocatorio della forza pubblica

contribui ad esasperare gli scioperanti. « La città - scriveva " L'Ope–

raio " -

è

in stato d'assedio. Si perquisiscono i cittadini ; i passi

sono tutti sbarrati dalle truppe giunte di rinforzo, ogni piccolo

gruppo viene disperso e si arrestano i riottosi».

In

alcuni momenti,

sempre a detta dell'« Operaio », poco mancò che scoppiasse una

vera rivolta, « col popolo che si batte dai tetti e dalle finestre ». Nel

frattempo

il

Grando, fedele all'indirizzo moderatamente riformista

seguito dal Consolato Operaio, cercava di svolgere opera di persua–

sione presso gli operai, illustrando loro le funzioni e i vantaggi del–

!'

Arbitrato

169

.

Un manifesto murale emanato dalla Commissione operaia per

l'istituzione dell'Arbitrato , cosl si rivolgeva agli scioperanti:

Fratelli operai! Voi

ci

avete nominato a vostri rappresentanti per costituire

un Arbitrato misto di operai e fabbricanti, onde appianare le differenze nella

maniera

più

giusta e più utile per

tutti.

Abbiamo trovato tutte le autorità disposte di gran cuore a prestare l'opera

loro per ottenere appunto nel più breve tempo possibile che tutte queste diver•

genze siano appianate mediante l'Arbitrato. Vi avvertiamo però che se voi non

vi scioglierete subito, ritornando pacificamente alle vostre case

ed

alla vostra

vita tranquilla, noi tutti qui sottoscritti rinunciamo all'opera nostra poiché

le Autorità non permetteranno poi l'Arbitrato che

è

l'unica vostra salvezza

e quindi non si potrà più concludere nulla

170•

Il giorno 27 i tessitori per permettere che la commissione arbitra–

men"talesvolgesse con calma

il

proprio lavoro lasciarono la città e

«

si

portarono sui monti. .. avevano promesso di lasciar quieta la città,

e la lasciarono mezza deserta ... Nessun soldato fuori, quasi diremo

non una guardia di P.S.; la calma più solenne, la tranquillità asso–

luta; ma non batte un telaio». Finalmente

il

giorno 29 si giunse

alla firma della sentenza arbitramentale.

«

Alle 5,30 pomeridiane

129

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