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come abbiamo visto, anche se entro precisi limiti di capacità

«

a for–

nire utili ragguagli "·

Ma

fu

soprattutto due anni dopo, nel 1879, in occasione della

presentazione alla Camera di una proposta di legge sulla regolamen–

tazione del lavoro delle donne e dei fanciulli

da

parte dell'allora

ministro dell'Agricoltura, Industr ia e Commercio, on. Cairoli, che

i ceti industriali comaschi e varesini si strinsero compatti in un unico

fronte, decisi ad impedire, per quanto stava in loro, l'approvazione

di quella proposta di legge.

Il progetto Cairoli, che coincideva in linea di massima con la

legge varata nel 1886, prevedeva il divieto del lavoro ai fanciulli di

età inferiore ai 9 anni compiuti, e limitava l'orario e l'impiego dei

fanciulli che non avessero compiuto i 16 anni, stabilendo una ade–

guata vigilanza e ammende per i trasgressori.

Ma, ad onta della sua modestissima portata pratica, tale progetto

incontrò l'ostilità degli industriali, soprattutto serici, e degli organi–

smi pubblici allineati con gli interessi padronali.

Le

argomentazioni ad–

dotte dalla categoria imprenditoriale esprimevano in primo luogo

preoccupazione e timore riguardo alle conseguenze che le norme rego–

latrici del lavoro infantile avrebbero potuto avere sull'organizzazione

«

ancora bambina» dell'indu stria italiana.

«

Quando il progetto di

legge venisse approvato con tutte le sue molteplici prescrizioni e restri–

zioni, senza alcuni temperamenti - dichiarava la Giunta municipale

di Como - recherebbe troppo profonde e dannose perturbazioni

nell'andamento delle nostre industrie »

82 •

Si sottolineava il grande

bisogno che aveva l'indu stria italiana in quel momento

«

di essere

favorita e non angariata

»,

mentre si faceva presente, con logica tutta

padronale , che le diminuzioni di orario avrebbero comportato ridu–

zioni salariali, con grave disagio per l'operaio. Sempre in questa occa–

sione la Camera di Commercio di Como si abbandonava a una lunga

perorazione in favore dell'industria serica, richiamando l'attenzione

«

sulle circostanze affatto eccezionali in cui versa, e sui riguardi spe–

cialissimi che merita». Questo ramo di produzione richiedeva come

condizione indispensabile « l'impiego di operai fanciulli e specialmente

1agazze, come anche una più lunga durata del lavoro giornaliero, spe–

cialmente in certe epoche dell'anno

».

D'altron de, secondo la Camera

di Commercio, si trattava di un lavoro

«

punto faticoso » ed esercitato

in

stabilimenti dove

«

per lo stesso interesse dell'imprenditore, sono

ben osservate le regole dell'igiene

».

Esso richiedeva soltanto agilità di

mano e pazienza, requisiti posseduti in sommo grado dalle ragazzine.

«

L'industria della seta - ammoniva la Camera di Commercio -

attraversa condizioni difficilissime [ ...] un minimo urto potrebbe

portarle un colpo fatale

»

83

Alcuni imprenditori serici si spingevano ancora più in là nella

difesa tenace dei loro interessi, simulando addirittura atteggiamenti

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Biblioteca Gino Bianco