

Esse - scriveva
il
Negri nel 1878 - sono
per
lo più di brutto colore,
hanno generalmente fisico e morale viziato e verso
i
35
anni
cominciano a
ingracilire e logorarsi e vanno precocemente deperendo per insufficienza e di–
fetto negli ordinari cibi e per l'aria poco sana che aspirano negli stabili–
menti
62•
Non poche erano le fanciulle che a vent 'anni dimostravano 13-14
anni e che poi, sposate, abortivano frequentemente e davano alla
luce bambini immaturi, gracili, rachitici
63 •
Negli stabilimenti del
Lecchese, secondo le testimonianze di alcuni sindaci
veni[vano ] ammesse donne gestanti, le quali [erano] obbligate a rimanere per
l'intera giornata al fornello, coll'addome in prossimità ad un continuo
ed
intenso calore
64.
Nell'assenza completa di disposizioni legislative limita trici del
lavoro femminile, il protr arsi della attività lavorativa delle donne
in stato interessante fino al momento del parto e la ripresa im–
mediata di essa a parto avvenuto era la regola negli opifici tes–
sili. Né sorte migliore toccava alle donne per le quali il matrimonio
segnava il distacco dall'opificio, giacché gli stenti e la fatica ave–
vano ormai compiuto la loro opera distrutt rice, compromettendo
irreparabilmente l'organismo femminile: affrontata in quelle con–
dizioni, la maternità recava gravi riflessi negativi sulla prole:
Ordinariamente - scriveva nel 1879 l'Errera - le contadine lasciano l'opi–
ficio a 20 anni per passare a marito, con germi
di
affezioni toraciche e addo–
minali
di
grave conseguenza,contratte per lavoro
troppo
prolungato
in
luoghi
insalubri
ed
accresciute dal malcostume. Se buone mogli o buone madri pos–
sano
in
generale riuscire.
è
ovvio pensare! A trent'anni, esaurite di corpo e
di spirito. finiscono a morire sui solchi
65•
La situazione sanitaria dell'infanzia era quindi molto critica:
partoriti da madri che spesso, anche nel periodo della gestazione
e dell'allattame nto erano adibite a lavori pesanti nei campi e nel–
l'opificio, cronicamente sottoalimentate e precocemente invecchiate
da una vita di stenti e privazioni, i bambini crescevano in ambienti
sudici, malsani e sovraffollati, ed erano falciati dalla difterite e
dalle affezioni gastriche, soprattutto nel periodo dello svezzamento,
quando
il
latte veniva sostituito da una alimentazione
povera e
inadatta che li rendeva facile preda delle malattie
66 •
Il Bonomi, oltre a un aumento dei bambini linfatici e tuber–
colosi, constatava un incremento di mortalità infantile in rela–
zione col crescente ricorso all'allattamento artificiale da parte delle
lavoratrici di filanda:
La metà dei bimbi muore nel primo anno
di
nascita e muore
il
più
spesso di fame: le pappe faticano lb stomaco, danno la diarrea cronica, nulla
~
più digerito, e l'infante che ha un bisogno urgente
di
riparazione non
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Biblioteca Gino Bianco