

di Mutuo Soccorso fra gli operai di Como rispondeva, d'accordo
con molti sindaci e industriali, che
«
i fanciulli addetti alle fabbri–
che si possono ritenere una metà analfabeti, un quarto pochissimo
istruiti, e un quarto istruiti a sufficienza
».
Si denunciava ancora
«
il lavoro precoce e la durata di esso» come l'unico vero ostacolo
alla istruzione », mentre il Consiglio provinciale di sanità sottoli–
neava che
«
la legge sull'istruzione obbligatoria resterà lettera
morta se con altra legge non si viene a limitare la durata del
lavoro dei fanciulli nelle fabbriche » ".
La medesima argomentazione era ribadita in termini più dra–
stici nel 1880 dalla Giunta municipale di Brivio:
«
Ci
sia lecito
l'affermare che nel contado
è
e sarà per lungo tempo lettera morta
l'obbligo portato dalla legge 15 luglio 1877 sull'istruzione obbli–
gatoria, fino a quando una sanzione penale non venga a colpire
direttamente nei capi-famiglia o proprietari dei grandi stabilimenti
industriali, la trasgressione al divieto di ammettere operai al di
sotto di un certo limite di età »
73 •
Perfino un industriale, Pietro
Gavazzi, padrone di vari stabilimenti di trattura e torcitura della
seta, deplorava il fatto che
«
le ore di lavoro non lasci[assero]
tempo alle ragazzine per un po'
cli
scuola e per tutte a qualcosa
cli
più che una semplice vita animale » e stigmatizzava l'assentei–
smo degli imprenditori riguardo a questa situazione. Paternalisti–
camente convinto che fosse dovere dai padroni il
«
procacciare
il
vantaggio materiale e morale dei dipendenti » e soprattutto con
l'intento dichiarato di prevenire disordini tra gli operai, il Gavazzi
aveva istituito presso i suoi stabilimenti
cli
Cernusco, Bellano e
Valmadrera scuole diurne primarie
«
ove le ragazze sono istruite
ogni giorno per turni di mezz'ora nel tempo del lavoro»
74 ,
ma
la sua iniziativa rimase isolata e i filandieri continuarono a disin–
teressarsi dell'istruzione delle bambine-operaie mostrando di cre–
dere fiduciosamente nell'efficacia dell'oper a delle amministrazioni
comunali. A questo proposito apparivano molto indicative le otti–
mistiche dichiarazioni delle Camere di Commercio di Varese e
cli
Como, e di molti sindaci e
«
fabbricanti ». L'opinione emessa da
costoro era che
«
i fanciulli in genere sappiano quasi tutti leggere
e scrivere, prima di essere ammessi a lavorare nelle fabbriche, e
che la durata del lavoro non rechi ostacolo alla loro istruzione,
perché o vi sono scuole nelle fabbriche stesse, o possono frequen–
tare le scuole festive e le serali »
75
•
Ma conciliare 12 o 13 ore di lavoro al giorno con la scuola
serale o l'età di ammissione alle fabbriche con l'espletamento
dell'obbligo, scolastico, sarebbe stato davvero impossibile, come,
molto opportunamente, faceva notare
il
Bonomi:
«
Riguardo
all'insegnamento obbligarorio, ' per ottenerlo bisognerebbe che la
giornata si allungasse, ma a meno di rinnovare il miracolo di Gio-
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