suè voi non potrete fare che dopo aver preso ai ragazzi 14 o 15
ore
per
l'officina si riesca a trovare un ritaglio
di
tempo per fre–
quentare con frutto la scuola
»
76 •
Verso la fine del secolo la situazione scolastica della provincia
aveva subito qualche miglioramento per le iniziative promosse dal
governo, ma
il
tasso di analfabetismo, conseguenza diretta del
dif–
fuso disagio materiale perdurante nella classe lavoratrice, restava
elevato: se nel 1881 la percentuale degli analfabeti (calcolata sul
totale degli individui sopra i 6 anni) era del 29,44%, fra i nati
nel 1876, di leva nel 1896, gli analfabeti erano il 30,89%
n_
Bi–
sogna poi tener conto del fenomeno diffusissimo dell'analfabetismo
di
ritorno, interessante tutti coloro che, avendo sommariamente
appreso a scuola
il
leggere e lo scrivere, privati poi
di
qualunque
sollecitazione intellettuale , dimenticavano anche le cognizioni ele–
mentari.
Com'è noto, solo nel 1886 fu possibile introdurre in Italia
una legge limitatrice del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche. Prima
di allora, se si eccettua una legge del 1859 sul lavoro nelle mi–
niere, agli imprenditori italiani era permesso tutto, senza alcuna
limitazione, nei riguardi dei rispettivi dipendenti
78 •
Prima del 1886
non mancarono tentativi da parte di alcuni esponenti della classe
dirigente volti a far approvare disposizioni legislative in materia
sociale, ma essi abortirono per le resistenze opposte dagli indu–
striali e dai vari organismi
di
parte imprenditoriale, che ravvisa–
vano in ogni intervento governativo sul mercato del lavoro una
minaccia per l'esistenza stessa della struttura industriale.
Una prima inchiesta sul lavoro delle fabbriche fu svolta nel
1872 per mezzo delle autorità amministrative; i dati relativi alla
provincia di Como, pubblicati nella relazione del medico provin–
ciale Bonomi (della quale si è già ampiamente parlato ) rivelarono
l'esistenza nel comasco
di
numerosi settori d'attività che si reg–
gevano esclusivamente sul lavoro delle donne
di
età inferiore ai
20 anni, -l'impiego scarsissimo di manodopera maschile, anche per
i
lavori più pesanti, e la utilizzazione di bambini anche di 6-7
anni occupati con orari di 12-13 ore negli opifici
79
.
Nel 1876 la questione del lavoro dei minori fu affidata dappri–
ma ad una
«
Commissione consultiva degli istituti di previdenza
e •sul lavoro
»
e successivamente ad una sottocommissione
di
stu–
dio che sollecitò il ministero ad inviare alle prefetture del Regno
una circolare contenente 15 quesiti. Alle domande avrebbero do–
vuto rispondere i prefetti , le Deputazioni provinciali, le Camere di
Commercio, gli istituti universitari, i medici provinciali, i sindaci
e le Giunte municipali, industriali e ingegneri ed anche
«
alcuni
degli operai più atti a fornire utili ragguagli
» "'-
L'inchiesta, che
si collocava nel quadro della politica prudentemente riformista per-
107
Biblioteca Gino Bianco




