Una città - anno IV - n. 31 - aprile 1994

aprile VOTATI A PERDERE. All'indomani dei risultati elettorali le riflessioni di Adriano Sofri sull'avanzata imponente della destra di Fini e su alcuni dei motivi-di fondo della sconfitta della sinistra: dal trionfalismo seguito alle elezioni dei sindaci, dalla subordinazione alla "via giudiziaria", all'incomprensione degli anni 80, al perdurare di modi di far politica da vecchi apparati. In seconda e terza. CAMORRA. Amato Lamberti ci spiega a che punto si è con la camorra, fra la necessità di imporre la legalità e la capacità di strappare all'illegalità tante energie preziose. In quarta e quinta. Insieme all'intervento di Rocco Ronchi, IL BISCIONE, IL VIRUS E PHILADELPHIA e agli "orti di guerra" di Edoardo A/binati. MOMENTI MAGICI sono quelli della resistenza dove ognuno diede il meglio di sé. Momenti brutti furono quelli dopo, quando il grigiore e il conformismo ripresero il sopravvento. La rimozione del fascismo che, a differenza che nel resto dell'Europa, sta avvenendo in Italia. A raccontare è Lisa Foa. Per "stazioni", SENTINELLEDELLA REALTA' di Antonella Anedda ed ELOGIO DELLA CHIAREZZA è /'intervento di Michele Colafato. In sesta e settima. RAGAZZI DI STRADA. La vita di tre ragazzini napoletani raccontata da Cesare Moreno, loro maestro. In ottava e nona. DA UN SECOLO IN RISERVA. Sandro Onofri, di ritorno da un viaggio nelle riserve indiane, ci racconta i problemi dei più poveri fra gli americani e di una lotta impari per difendere la loro identità. In decima e undicesima. Con CITTA' AMERICANE, /e impressioni di viaggio di Libero Casamurata. I FUTURESDEL PIANETA sono le riflessioni di Luciano Lanzo sui problemi di un capitalismo oggi senza più contraddizioni interne ma che rischia di mangiarsi il pianeta. NELLO STATO IL VERBO?, sul tema della scuola privata, è il polemico intervento di Vincenzo Buglioni. I SOGGETTI SOCIALI DELL'ETICA è quello di don Sergio Sala. In dodicesima e tredicesima. I LEONI IN AFRICA NON Cl SONO. Le etnie sono un fatto primigenio o un prodotto della storia? L'intervista è ad Anna Maria Gentili. In quattordicesima e quindicesima. UN'ESULE SENZA RANCORE è i/ racconto sereno di Romana Sansa, istriana, che da bambina subì /'espulsione da una terra che non ha mai dimenticato. In ultima. anco

un mese di un anno La Tv francese ha ripreso a lungo il grande raduno dei fascisti in piazza del Popolo. Selve di saluti romani e cori di "duce duce". Alla televisione italiana ne abbiamo visti 5 secondi. Una nostra compagna ebrea, che "di politica non capisce nulla", ce l'aveva detto tre anni fa: "usateci come il pennino di ,m sismografo. Si muove e allora arriverà il terremoto". Oggi ci dice che Berlusconi è niente, il peggio dovrà arrivare. Speriamo che non ci capisca nulla veramente. Una nostra abbonata di Roma dalla parrucchiera co11 u,z distintivo dei progressisti sul giaccone è stata apostrofata da una signora: "ma non si vergogna?". In treno. Vigilia del voto. Due giovanissimi con una ragazza. Uno con barba, occhialuto, gia_ccaa vento. L'altro distintino. Parlano di elezioni. Dopo un po' si capisce che sono amici di infanzia e che uno è del Fronte della Gioventù, l'altro autonomo di un centro sociale occupato. Sotto l'occhio neutrale ma curioso, materno quasi, della coetanea, si attaccano, si minacciano, si prendono in giro sulla reciproca inconsistenza, mafiniscono poi per confessare la propria, a ridere di se stessi. Il fascista diventa serio solo quando l'amico gli ricorda gli 8000 ebrei italiani deportati e uccisi. Tenta solo di dire che quello fu Hitler. Resteranno così simpatici quei due giovani? E reggerà quell'amicizia? Il giovane fascista dice ancora: "avete ancora quel bandierone che issavate su quella 500 scassata? Dio santo, almeno noi alle manifestazioni ci andiamo in mercedes". "Bella roba". "Beh, ci son dubbi anche che la mercedes sia più bella di una 500?". C'è una qualche verità, antropologica e elettorale, sul fatto che la mercedes sia bella? Che l'amico Bugliani non ci pensi esterofili se citiamo ancora la Tv francese che ha dedicato un'altra mezz'ora al "ritomo della mafia". Dei dubbi insinuati in campagna elettorale e che forse andavano taciuti, oggi non parla più nessuno. Siamo già al conformismo italiano di cui ci parla, per altri tempi, Lisa Foa? Il dubbio ora è ben più grave: avremo un presidmte del consiglio come suol dirsi, "vulnerabile"? Cosa avrebbe pensato del risultato di queste elezioni Borsellino? Se a rassicurarci cifosse lui, uomo di idee di destra, ci vergogneremmo molto dell'odioso sospetto. Se una sinistra dal volto giudiziario, se una sinistra ridotta a partito fiancheggiatore dei giudici faceva spavento, ci sembra strano che nel grande polo delle libertà tanto agognate da tanti e, ora pare, da sempre conculcate, non ne sia stata mai citata una banale, elementare, basilare: quella di non dover pagare ilpizzo del condominio perché alla tua macchina non succeda nulla. Ma già.'Alla gente del sud interessa solo un "buon governo". Consoliamoci. Ci raccontano che a Sarajevo hanno un nuovo problema. Abituarsi a un po' di pace. Agli incroci per due anni si correva sotto il mirino dei cecchini, ora semafori sgangherati dicono di nuovo di fermarsi. Come s'è arrivato a tanto? Con un semplice ultimatum. Pensiamoci. Il quotidiano comunista ci pensò subito e titolò: "l'ultimatum è un fucile puntato su Sarajevo peggiore di quello dei cecchini". La sinistra pacifista italiana è stata scherana degli assassini? Se per assurdo la sinistra si fosse disinteressata delle elezioni italiane per impegnarsi anima e corpoper Sarajevo eavesse detto "scusateci, il nostro programma è lì, ma ora non abbiamo tempo" avrebbe preso meno voti? Nell'ultimo numero Aldo Bonomi ci invitava afare i conti con gli anni 80. E a non considerare bastardi quei "neocompetitivi" andati prima con la Lega e poi con Berlusconi. Un professionista emiliano ha chiuso lo studio per tre mesi per fare campagna elettorale. Facendogli i conti in tasca,fra lavoro perso e stipendio ai dipendenti, ci ha rimesso circa 60 milioni. Questo nuovo militante sarà solo uno che vuole continuare a evadere tasse? Sarà solo un bastardo? E' escluso che l'invito a "ragionare", in fondo solo sul suo portafoglio, l'abbia convinto meno dell'invito a darsi ''forza", a farsi protagonista, ad associarsi con altri, a rischiare e sperare? Gli anni 80 visti da sinistra. All'ultimo festival di Cuore un giovane venuto appositamente da Salerno, molto emozionato, comincia a parlare della situazione desolata in cui vive, ma pronuncia una parola in inglese. Michele Serra lo interrompe, per dirgli che così parlano quelli col telefonino e il pajero. Il ragazzo, con ancor più fatica, riprende il suo interve11toaccorato. Ci si meraviglia dello scarto fra camera e senato? Ora sulla stampa la notizia che "quelli di Cuore continueranno a ridere". Il clima da vincitori e vinti. Un assicuratore telefona a un libero professionista suo cliente. E' sconsolato, dice che vede nero, che ha votato "il baffo". L'altro lo sommerge di rimproveri, gli dice che "ora cambierà tutto". Alla fine il primo, intimidito, aggiunge: "poi scherzavo, non ho votato il baffo". Era un cliente importante. Allora? Siamo convinti che rancore e risentimento, cattiveria e bisogno di nemico siano sentimenti di tutti e avvelenino la vita, che non ci sia nulla da guadagnarci. Ma pensiamo anche che il fascismo sia la forma politica più compiuta data a quei sentimenti. A quando, a sinistra, una grande e variegata "confederazione di uomini di buona volontà", libertaria e antifascista? B Allf ia e e~aqbhe blfto, cosi. I ~ La grande avanzata della destra di Fini alle amministrative era il prologo, ma il trionfalismo accecò la sinistra. La confusione, nell'alibi di tangentopoli, fra un'anima libertaria e una autoritaria, fautrice della "via giudiziaria". L'incomprensione degli anni 80. La sopravvivenza, al vertice soprattutto, di stili da apparato. Intervista a Adriano Sofri. Cosa pensi dei risultati elettorali e come vedi ora la situazione, in particolare della sinistra? Intanto non ho seguito molto la campagna elettorale, sono stato quasi sempre via. Delle cose che mi sono sembrate più importanti dell'ultimo periodo in Italia, una è quella di non aver mai sentito, in tutti gli schieramenti e in particolare, per quello che ci riguarda, della sinistra, esponenti politici di rilievo parlare della ex-Jugoslavia. Voi li avete sentiti? Può darsi che mi sia sfuggito. E non so se dire neanche se stata sia sorpresa la mia, perché in realtà immagino bene come possa succedere che un tema così dirompente, commovente, travolgente, e così degno di riflessione, non diventi centrale in persone che fanno, per mestiere, quotidianamente, politica e sono ormai abituate a ritenere che la politica sia un'attività che può fare a meno di misurarsi con i problemi veramente più importanti. Il secondo problema, per me, era quello del modo in cui in llalia cresceva, nel bene e nel male, al di là dei propri confini, il ruolo della magistratura e, quindi, l'importanza che le azioni di giustizia hanno assunto nel regolare lastoria passata di questo paese, con le acquisizioni positive, ma anche con i rischi che nel corso di questa azione sono venuti allo stato di diritto e alla mentalità comune nei confronti dello stato di diritto in Italia. Anche su questo secondo punto, che considero assolutamente essenziale, il tema, cioè, della libertà dei cilladini e dei confini di questa libertà, ritengo che quella che chiamiamo la sinistra ufficiale sia stata fortissimamente flebile, del tutto inadeguata alla portata dirompente che questa questione ha avuto in Italia da due anni e mezzo a questa parte. Eche ci sia stata, quando non venata di fanatismo, di feticismo e di entusiasmo giustizialista, un'assoluta reticenza ad affrontare questa questione, una sempre più imbarazzata voglia di fare semplicemente dacauti sostenitoridelI'azione della Magistratura, tanto meno sostenitori e tanto più cauti, quanto più si poneva il problema di un rischio di essere coinvolti inquella stessa azione. Anche qui, dunque, non una iniziativa, non una capacità di tratlare le questioni, ma una fortissima renitenza, in qualche caso un'aperta furbizia: il peggio, cioè, che ci si possa aspettare da un gruppo dirigente. Aquesto problema è per me legato un altro, che poi ne è la faccia più importante, quello della fisionomia morale e civile dell'Italia contemporanea e in particolare della generazione adulta, di quella, cioè, messa alla prova dalla caduta in disgrazia di tangentopoli. del disvelamento del regime della corruzione. Dico disvelamcnto perché non si trattava solo di venire a sapere cose che non si sapevano. ma di scoprire che cose a cui ci si era abituati erano molto meno abituali e accettabili di quanto credessimo. Rispetto a questa specie di tracollo. di precipitazione drammatica e anche umana della fisionomia di un intera classe civile -non solo cliuna classe dirigente politica, industriale,economica, amministrativa. culturale, partitica, ma forse di una grandissima parte delle generazioni mediane di questo paese- c'è stata anche qui una non disponibilità ad affrontare il problema e la prevalenza di una forte mediocrità. E la conseguenza di questo è anche il fatto che non c'è stato un effettivo ricambio di facce e di linguaggi. Ancora una volta se ci riferiamo alla sinistra la cosa è particolarmente evidente. La sinistra si è presentata alla svolta di questa scadenza, che in qualche modo doveva tirare le somme di una crisi ormai durata moltissimo tempo e in maniera cosl profonda, con un volto, con parole, con comportamenti profondamente conservatori e di resistenza, non di cambiamento, di promessa. Con un comportamento, insomma, non coraggioso intellettualmente e civilmente. Infine, dal punto di vista delle cose più ravvicinate che sono successe, non credo di avere capito moltissimo, salvo cose forse ovvie. Quello che mi è sembrato di capire è che in questa specie di scelta di mediocrità, dove funziona anche un rinesso di conservazione da parte di un ceto politico molto legato al proprio potere personale -potere poi non è forse la parola giusta, anche la prosecuzione della propria professione, del proprio mestiere, del proprio stipendio, cioè cose molto umane- è successo anche che il risultato elettorale delle elezioni amministrative nelle grandi città, quelle per i sindaci, è stato larghissimamente equivocato in una maniera veramente imbarazzante, nel senso di un trionfalismo che ha portato alI'autoaccecamento. Dopo le elezioni amministrative la reazione di autoesaltazione della sinistra, anche lì preoccupante sul piano dello stile, è stata veramente spaventosa. e tutti a dire che Fini non era il vero pericolo In realtà quell'elezione ha segnato una specie di grandissimo colpo di fortuna: da una parte, per la congiuntura delle riforme dei meccanismi elettorali che in quel momento ha funzionato a favore del1'alleanza che la sinistra era riuscita a mettere in piedi, ma che sicuramente non avrebbe potuto ripetersi, dall'altra parte, per il vuoto che si era fatto nel centro dello schieramento tradizionale non riempito da nessuna iniziativa. Semplicemente ci si è trovati ali' incrocio giusto al momento giusto, ma poi il traffico continuava. Ebbene, quell'euforia da trionfo ha fatto sottovalutare il fatto che inquelle elezioni c'è stata la più drastica, quantitativamente enorme e qualitativamente minacciosa. avanzata del1·estrema destra in Italia. Quelle elezioni le hanno vinte i fascisti. Nessuno poteva sottovalutare che, mentre a Milano vinceva la Lega, un partito di sovversivismo, municipalista. tendenzialmente secessionista, a Roma e a Napoli vincevano i fascisti con una persona come la Mussolini e un'altra come Fini. sfiorando la maggioranza assoluta dei voti inun meccani:,mo cli contrapposizione clirc11abilaterale. Questo era il vero dato di quelle elezioni lì. Naturalmente se il vero dato fosse stato il trionfo della sinistra. come la sinistra si è illusa di credere, immaginando, quindi, semplicemente di prolungare quel dato nelle elezioni politiche, oggi avremmo l'Italia dominata, alla lettera, dalla sinistra progressista, e al suo interno da un gruppo dirigente o convintamente favorevole o passivo nei confronti di un forte uso della via giudiziaria nella regolazione dei fatti civili. Comunque questa, pur avendo queste preoccupazioni, era la cosa, naturalmente, per la quale io ho votato, né sono mai stato sfiorato da altre eventualità. Se invece si fosse capito che il risultato reale di quelle elezioni amministrative era la scomparsa delle demarcazioni a destra -non dei pregiudizi e delle demarcazioni ereditate, ma delle vere distinzioni di linguaggi, di idee, di valori, di stili, anche psicosomatici- ora non ci sarebbe da meravigliarsi di un risultato in cui, se la cosa più clamorosa e evidente è questo trionfo improvviso e apparentemente improvvisatodi Berlusconi,quelloche viene dietro è il dato del risultato nazionale, assolutamente imponente, di Alleanza Nazionale. E sono stato veramente meravigliato dell'opinione che si è andata diffondendo a valanga a sinistra, con una specie di eccesso di zelo nel sostenerla pubblicamente a ogni piè sospinto, secondo cui Fini era un pericolo minore che non Berlusconi. Non c'era occasione in cui, per esempio, una persona degna come Vittorio Foa, o uno come D' Alema ripetessero agli italiani che Fini non era il vero pericolo perché il vero pericolo era la Lega o Berlusconi, a seconda delle predilezioni o della circostanza. Tutto questo ha contribuito non già a sgretolare un pregiudizio antifascista ormai puramente passivo e trascinato, né semplicemente a usare un espediente retorico contro l'avversario che si riteneva di dover battere, in questo caso Berlusconi, ma a far crollare ogni capacità di senso critico nei confronti del formarsi in Italia di una nuova destra moderna. Ma nell'aggettivo moderno non ci metto nessun connotato positivo, moderna è la reazione in tutta Europa così xenofoba, minacciosa e nazionalista. Naturalmente, allora, parlare della Jugoslavia, della Bosnia, odell'immigrazione, dell'Europa, della po1itica internazionale in genere, del ruolo delle istituzioni internazionali. avrebbe permesso di ragionaremeglio suche cosa significa oggi destra e sinistra. E ora? Sulla situazione attuale non ho molte idee. Trovo che le sconfitte, quando sono così pesanti. potrebbero essere molto utili. perché possono contribuire a mandare a casa la gente, cosa che fa benissimo a quel Ii che vanno a casa e a chi deve rioccuparsi della questione. Trovo che possono spingere a un tentativo di vincere la pigrizia mentale e l'idea che inpolitica si possa vivere di rendita. Non c'è schieramento politico che si sia cullato tanto nel1'illusionedi poter viverceli rendita quanto la sinistra italiana negli ultimi due anni, e in particolare alla vigilia di queste elezioni. Ha immaginato di poter vivere della rendita di un successo elettorale prodotto dalla scomparsa degli altri e da una coincidenza di meccanismi proprio tecnici da una parte, e poi di una assolutamente fortuita diversità di posizione rispetto al meccanismo giudiziario che aveva travolto il resto del regime dei partiti. Quindi una terribile pigrizia. E non vorrei che, una volta scritte, queste considerazioni possano suonare molto equivoche dando la sensazione di un tono risentito, aggressivo. Le dico, invece, con una specie di sconforto, in maniera sconsolata e molto partecipe, non come uno che pensi di aver saputo che cosa bisognasse fare o magari di averlo saputo fare meglio. L'unico vantaggio che penso di avere è appunto quello di "essere andato a casa·· e di aver avuto, da questo punto di vista, un modo meno anestetizzante di seguire le cose di cui si è parlato. Mi pare molto brutta la situazione che si è creata ora perché riesco ad immaginare molto difficilmente che una sinistra battuta in questo modo, dopo questi comportamenti, sia in grado di rettificare e rianalizzare criticamente, per esempio, il proprio atteggiamento nei confronti della distinzione fra libertarismo e autoritarismo. di sinistra certo, ma siamo libertari o autoritari? Saràmolto difficile inuna situazione dove 1·attacco ai giudici rischierà di essere, viceversa. la prerogativa di uno schieramento che attacca i giudici non tanto per affezione alla libertà quanto per affezione ai propri interessi particolari. Mi sembra, cioè, che per la sinistra sia oggi più difficile compiere una rettifica di questo genere e superare la confusione che al suo interno, nel cor- ;

so degli ultimi due anni, ha dilagato fra un'anima moralizzatrice e onesta -diventata però giustizialista e molto disposta a tollerare gli eccessi in nome del bene, quello con la b maiuscola- e un'anima viceversa più cauta, riservata. prudente. Nonché. anche, per la forte commistione fra il senso della propria particolare opportunità e i valori. lo sono disposto, come credo tutti noi, a ripetere a ogni piè sospinto che sono una persona di sinistra. peròladistinzioneprincipale.quella che mi sta più a cuore. quella, del resto. essenziale all'interno della sinistra da quando c'è. cioè da due secoli. è la distinzione fra una sinistra antistatalista e libertaria -oggi si usa dire liberal e non so perchée invece una sinistra autoritaria, statalista. centralista, poliziesca, giudiziaria. In Italia questa distinzione essenziale non solo si è appannata. ma è stata completamente travolta. Si sono sovrapposti, cioè, con l'ali bi del fatto che era incorso una rivoluzione, questi due spiriti che invece dovevano andare ciascuno al proprioposto facendochiarezza. Tu hai sempre proposto un'analisi non solo negativa degli anni 80. Anche questo c'entra col risultato elettorale? Un punto che mi è sembrato essenziale nel corso di questi due anni, e al quale ho cercato di restare attaccato nonostante i colpi durissimi che gli venivano portati, era un giudizio un poco più articolato sugli anni '80. Gli anni '80 intesi come anni di brutalità selvaggia sono invenzione molto piacevole, una bandiera moralmente consolante. ma sono una balla. Un modo per non vedere, durante gli anni '80 e a maggior ragione quando gli anni '80 sono finiti, le ragioni profondamente radicate fra la stragrande maggioranza degli italiani di quella ondata di benessere, di consumismo, di lustrini, di infiniti canali televisivi giorno e notte, eccetera eccetera. di quella sensazione da ammissione al salotto buono. Quel sentimento non era stato semplicemente effetto di una manipolazione o di un gioco climagia mediatica. o di una brutale forzatura da decisionismi politici, ma un meccanismo profondamente corrispondente alla convalescenza di un corpo sociale come quello italiano che usciva da un periodo molto buio, molto angustiante, molto angoscioso, che comprendeva la paura della crisi economica, anche mondiale, la paura di un ridimensionamento fortissimo della posizione dell'Italia negli equilibri internazionali, la paura che il primo mondo fosse 3ssoa 1C>re 0 caaglG le vie clirifornimento energetico, la scoperta improvvisa cliun orizzonte ecologico catastrofico, eccetera. Allora gli anni 80 furono una reazione assolutamente naturale. febbrile ed entusiasta. ali 'uscita eiaun periodo cupo, spaventato, che fece la fortuna cli Berlusconi e cliCraxi e la sfortuna di Berlinguer e del versante amaro del laconsiderazione della storia, della realtà politica. e persino cieldestino della terra. E nonè che chi guarda con unosguardo amaro, o addirittura tragico, al destino della terra abbia torto. probabilmente ha sempre, e in particolare negli anni '80. perfettamente ragione e vede bene. però non si può vivere così. Mediamente nessuno di noi vive quotidianamente co ì, e in particolare le grandi moltitudini, le popolazioni non vivono così. Nessuno di noi può vivere ricordandosi cinque volte al giorno quanti chilometri quadrati di foresta vengono ogni giorno bruciati e desertificati. Se uno decide di continuare a vivere e di non ammazzarsi. di non bruciarsi a sua volta per protesta, come alcuni fanno. continua a campare. Guarda i canali di Berlusconi, guarda dal!' Albania Colpo Grosso, e appena riesce ad arrivare sulla costa si butta a nuoto per venire a toccarlo di persona. Allora, la rinuncia a capire la profondità e la legittimità fisiologica di questa reazione -poi diventata patologica, nel senso che 1·abitudine a questa specie di benessere scintillante è diventata abitudine alla protervia, alla corruzione, alla prepotenza, allatracotanza, a sguazzarci dentro in maniera, oltre che volgare, anche illecita- l' incapacità di vedere tutto questo, la semplice demonizzazione e estraniazione dagli anni '80 come un luogo dell'esilio delle anime belle, mi è sembrata allora e dopo, un errore. dopo i piagnoni si vuol tornare a soddomitare E anche una forma di autocompiacimento narcisistico della sinistra che si riteneva la migliore, la più pura. Un atteggiamento che, non solo era inadeguato alla realtà, ma metteva in una posizione criticamente debole proprio quelli che vedevano le cose così. Ora ho l'impressione che in una vittoria come quella di Berlusconi si stia ripetendo un movimento ciclico di questo genere, sia pure su una scala più ridotta, italiana, incui magari la paura è più importante dell'euforia, della speranza, perché oggi i problemi sono enormi e non siamo più negli anni '80 quandn'oonBtl ancoe straordinariamentefavorevolemise le vele al vento a Craxi. Mi ha sempre colpito. oltre che divertito, una cosa che racconta Ridolfi nella biografia cli Savonarola. Sapete che. nella Firenze cli Savonarola, la moralizzazione per via giudiziaria, fratesca, nagellatrice, dei piagnoni ebbe un successo popolare travolgente, con una adesione komeinista assolutamente maggioritaria. Quando Savonarola è stato beccato e a sua volta bruciato in piazza della Signoria, dicono icontemporanei che ilcommento più diffuso fu: •'finalmente èloponta~poli va su l'alter ego di Craxi? Perché? Quando si esagera coi piagnoni e le flagellazioni, quando esageri, o semplicementeduri molto,non solo con lacrisi economica e la disoccupazione, ma anche con le procure della Repubblica, la gente che si è molto divertita a vedere quanti miliardi aveva Poggiolini e soprattutto dove li metteva, a un certo punto però vuole tornare a soddomitare. Allora, la mescolanza fra una voglia di rivalsa -una specie di risacca dello spirito vendicativo che ha accompagnato come un pubblico plaudente l'evoluzione di tangentopoi i-che invece di anelarea finire su un versante rivoluzionario. è finita, non a caso, su un versante apertamente di destra. e la speranza nei confronti della paura della crisi economica, del1·impoverimento, della disoccupazione. della caduta del tenore di vita. del fiato del resto del mondo povero e impazzito sui paesi ricchi, insieme all'adesione a un modello cli vita positiva, come dice Berlusconi, di vita allegra, spensierata e "ri soddom itante.,, questa mescolanza mi sembra assolutamente essenziale per spiegare la portata di questo successo. In questo senso il fatto che Berlusconi fosse ildetentore delle televisioni mi sembra l'ultima delle ragioni profonde della sua vittoria. La mutazione antropologica degli italiani attraverso i canali cliBerlusconi era avvenuta già da molto tempo oppure non è mai avvenuta, è l'equivalente di un fenomeno di modernizzazione che non riguarda solo l'Italia e che è assolutamente scontato. Bcrlusconi ha vinto non grazie alle sue televisioni. semmai grazie alle televisioni altrui, o se proprio vogliamo usare un paradosso, nonostante le televisioni. Trovo, cioè, che non ci sia molta differenza fra il modo in cui, da tre elezioni a questa parte, ha vinto la Lega nel silenzio dei grandi media e il modo in cui le ha vinte Berlusconi oggi. D'altra parte quando si vuole spiegare la vittoria di Berlusconi si deve spiegare un paradosso. Come mai un cambiamento così radicale, innovatore, travolgente, in una Italia in cui da due anni e mezzo si sta compiendo la rivoluzione dei giudici e della procura di Milano. avviene guidato da Bcrlusconi, da un uomo che ha fatto la sua fortuna nel rapporto più diretto con I'esponente più odiato e vilipeso del vecchio regime, cioè Craxi? Berlusconi è uno che, sia pure senza mai esorbitare dall'ambito degli affari, e in particolare, negli ultimi anni, di quel gigantesco affare modernoche è il mondo delle comunicazioni, dei media. poi cieli'editoria, della stessa stampa, è stato, cli fatto, e soprattutto è apparso, come l'alter ego, nella società economica, di Bettino Craxi. Allora credo che la risposta a questo paradosso non viene se non si considerano quelle aspettative paragonabili a quelle degli anni '80. Dopo due anni di spettacolo, sempre più pirotecnico, di una classe dirigente portata alla sbarra, messa ingalera, questo spettacolo diventa stucchevole, non se ne intravede una fine, se ne vedono con preoccupazione gli effetti sulla vita pubblica ed economica e allora questo spirito pubblico, invece di convergere sulla figura di un leader giudiziario, va a coincidere con quella di un leader economico, miliardario, magari anche nei debiti. Tra parentesi: questo è il desiderio di tutti quanti. Da quando la vita si è allungata e la gente non vive più in funzione del destino dei propri figli, ma del prolungamento della propria eterna gioventù, il problema dell'arricchimento è soltanto quello di moltiplicare la quota permessa e autorizzata dei propri debiti. Questo mi pare valere non solo finanziariamente e materialmente ma anche moralmente. Detto questo, non ho idea di che cosa succederà e non mi sono posto il problema. Forse un problema interessante è vedere se il carattere ibrido. composito e non cristallizzato dello schieramento di centrodestra e il carattere così confuso, nel senso che ho cercato di spiegare prima, dello schieramento di sinistra non possano far pensare che, ben lungi da essersi realizzata la contrapposizione bipolare sulla quale camperà la storia cl' Italia per i prossimi venti o cinquanta anni, si sia realizzata una conformazione politica provvisoria, e che il rimescolamento di carte non riguarderà i rapporti interni a ciascuno di questi due schieramenti. ma avverrà tra di loro. Questo è persino la mia speranza. Che non ci sia, cioè, la sinistra da una parte e la destra dall'altra, ma uno schieramento, sia dal punto di vista della sua conformazione politica. sia dal punto di vista del suo retroterra sociale, estremamente provvisorio e non consolidato, non cristallizzato. Allora, una cosa interessante ciel medio futuro è se questo schieramento si consoliderà o se viceversa si rimescoleranno le carte. La seconda è tendenzialmente la mi~ o~inione, o la cosa ch,e prehàli.Cladire, pero a Saraievo gli altri non sono andati Anche perché, nel secondo caso, forseveramentenoi potremmo pensare al superamento di quella caratteristica italiana, o anomalia per qualcuno, che era una volta la presenza del partito comunista più forte del mondo occidentale, oggi la presenza degli eredi del partito comunista più forte del mondo occidentale, che fa ancora apparire le battaglie politiche italiane come battaglie sul tema del comunismo e cieli'anticomunismo, che è una cosa di una stucchevolezza mostruosa, alla quale per altro, a mio parere, si prestano sia gli anticomunisti che gli ex comunisti. E il mio discorso non è un discorso di sfiducia nel PDS. Penso che da tempo il PDS sia diventato un vero arcipelago. Il problema è che in questo arcipelago fino ad ora non ha funzionato la distinzione e il confronto tra le posizioni, quanto la confusione, e che sul piano delle scelte e dell'immagine di tipo generale, si conserva una prevalenza insopportabile, dannosissima, di abitudini di apparato, di linguaggi di apparato e di visi di apparato. Questo sul piano nazionale molto più che sul piano locale. Su quello locale, per esempio, sono avvenuti mutamenti e ricambi molto più forti, significativi e buoni. L'Italia ha sempre delle elezioni, a giugno ci sono leelezionieuropee, sonomolto importanti, poi si tornerà a elezioni amministrative, che riguarderanno una grandissima parte dell'Italia e così via, e si riproporrà il problema di trovare delle aggregazioni civili e degli esponenti. A differenza di Berlusconi che si è inventato lo schieramento dovendo pescare nelle professioni, nella società, come si dice, fuori dal mestiere politico, la sinistra, se vuoi perché erede di una storia e quindi anche di una cristallizzazione di questa storia in apparati e gerarchie, ha compilato le prime liste del meccanismo uninominale, quello in cui l'uomo deve contare più della ideologia e cieli'appartenenza, finendo per promuovere soltanto un ceto di professionisti politici. Ora, dopo anni di tracollo della politica e nella prima occasione di sfida sul meccanismo uninominale, la stragrande maggioranza delle persone in Italia ha votato il proprio candidato unico e inevitabile nonostante fosse lui, non perché era lui. Hanno votato quel candidato per attaccamento allo schieramento. Tutto questo con una catena di ceppi veramente grotteschi che ti'portano, viceversa, a non valorizzare in positivo il meccanismo cieli'elezione uninominale, del candidato, delle sue qualità, della composizione delle liste, della società civile e così via. Poteva andare diversamente? Scalfari ha scritto che se anche la sinistra non avesse fatto gli errori che ha fatto avrebbe comunque perso le elezioni. Secondo me è così, però questo non deve diventare un alibi per non vedere, non tanto l'elenco degli errori, ma proprio l'insoddisfazione che deve regnare nei confronti di un modo di essere poiitico e umano della gente che fapolitica a sinistra e che vuole rappresentare tanta parte di questo paese, che non va bene, che può essere migliore. La cosa di cui mi rammarico è la sensazione di una impossibilità di compensare i costi delle sc6nfitte con delle proposte, delle idee, delle parole e delle facce che almeno costituiscano una consolazione. Vi faccio un esempio. C'è stata in Italia tutta questa polemica, che in gran parte hoconsiderato veramente sgradevole per i toni che ha voluto usare, su Liguori a Sarajevo. Berlusconi improvvisamente ha detto, naturalmente non sarà stata quella la ragione vera. che era stato commosso dalle parole del Papa sui bambini di Sarajevo e ha mandato il direttore di un telegiornale e una troupe per venti giorni a Sarajevo a fare il telegiornale ... Quel gesto l'hanno fatto lui, Liguori e tutta la banda. Poi potranno averlo rovinato in mille modi, per esempio, secondo me, Liguori ha fatto molto male a dire, una volta tornato in Italia, che la caccia all'uomo a Sarajevo era la caccia contro Paolo Berlusconi, gli è scappata una cosa che non doveva assolutamente dire, ma, detto tutto questo, io posso testimoniare essendo stato a Sarajevo allora e altre due volte dopo, che a Sarajevo sono usciti i giornali con la foto di Paolo Liguori e la didascalia: "l'uomo che è riuscito a far togliere il blocco di Sarajevo". ELiguori non sapeva che era uscito questo giornale, è stata un'iniziativa spontanea delle gente di Sarajevo, dei giornalisti di Sarajevo ... Dopodiché tu hai un bel dire che Liguori è un venduto, un camaleonte, che ne cambia cinque al giorn·o,eccetera, eccetera ...Ma gli altri non ci sono andati. E' impressionante o no? • ABBONATEVI A UNA CITTA' ABBONAMENTO ANNUALE a 10 numeri: 30000 lire. Sostenitore: 50000 lire. e.e. P. N.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. Redazione: p.za Dante 21, 47100 Forlì -Tel. e fax: 0543/21422. La redazione è aperta tutti i giorni, certamente dalle 17 alle 19. Una ci11àsi può trovare nelle librerie: a Bologna: "Feltrinelli", "Tempi modem i". e Libreria Delle Moline; a Cesena: "Dedalus", "Bettini" "Minerva"; a Faenw: "Moby Dick"; a Pesaro: "Pesaro Libri"; a Milano: nelle tre "Feltrinelli", alla "Utopia", alle librerie della Stawle, "CUEM" di Via Fesw del Perdono e "CUESP" di Via Conservatorio. UNA CITTA'

di proble,ni italiani Bi Due città distanti due secoli e due gradi di clima. La camorra come meccanismo di regolazione sociale. La grande trasformazione degli anni 80: terremoto e droga. L'imposizione della legalità e il tentativo di strappare all'illegalità le energie migliori. La scelta a destra di una camorra che si ostenta. Intervista a Amato Lamberti. Amato Lamberti è assessore alla normalità nella nuova giunta comunale di Napoli. L'Assessorato alla "normalità" si occupa di tutte le situazioni sociali nelle quali il rischio di infiltrazioni camorristiche è molto alto, se non già certo. Amato Lamberti, inoltre, è professore universitario, consulente della Commissione Antimafia e fondatore dell'Osservatorio contro la camorra La prima domanda non può che essere cos'è la camorra? Qual è la sua funzione nella società napoletana? Per capire la funzione della camorra bisogna partire un po' da lontano. La camorra la studio sul campo e diffido di quegli studiosi che studiano solo i libri che hanpo scritto gli altri o gli atti di polizia e magistratura. Faccio il sociologo e tento di farlo a partire anche dalla conoscenza della re·a1tà, raccolgo storie di vita per capire attraverso quali percorsi si giunge a certe situazioni. A me una sorta di illuminazione l'ha data Vincenzo Cuoco quando apre la Storia del Regno di Napoli dicendo che non si capisce niente della nazione napoletana -questo nel 1831- se si pensa che essa sia una. Per Cuoco in realtà sono due, distanti due secoli per età e due gradi per clima. I due secoli per età riguardavano la cultura di queste due nazioni, oggi diremmo di queste società; i due gradi per clima il luogo dell'abitazione e quindi gli uni nei piani bassi, gli altri nei piani alti, gli uni nelle zone basse della città, gli altri nelle zone alte. E poi aggiunge che la prima nazione non vede neppure la seconda perché ha lo sguardo rivolto a Londra e Parigi. Tutto questo, secondo me, condensa in maniera esemplare il paradosso del Mezzogiorno: prima di tutto c'è un Mezzogiorno moderno, civile, colto, che studia, e un Mezzogiorno arretrato, due secoli indietro, con altra cultura, altro linguaggio, altre espressioni artistiche, se vogliamo. La prima società ha sempre mangiato tutte le risorse del Mezzogiorno, proprio per tenersi al passo e magari anche più in là, per coltivare i suoi studi, le sue ricerche, i suoi lussi. La seconda società è abbandonata praticamente a se stessa. Consumando tutte le risorse, la prima società non ha lasciato niente per la seconda, che in qualche modo viveva parassitando la prima. Nel '600-'700 e anche nell'800 tutto ciò che si produceva nel Regno veniva speso nelle capitali: Napoli e Palermo. I grandi latifondisti, i grandi proprietari, non investivano mai nei loro territori, ma bruciavano semplicemente le risorse senza distribuirne neppure una parte. la metà degli abitanti non sapeva come arrivare al giorno dopo Ad un certo punto c'è stato bisogno di un meccanismo di regolazione sociale che permettesse a questo modello dualistico di funzionare, che evitasse, per esempio, l'esplosione periodica della collera contadina e sottoproletaria e in cambio della possibilità di fare dei traffici, in cambio del controllo del rapporto ci !là-campagna I' organizzazione criminale ha impedito di fatto la nascita di movimenti di riscatto. In questo rapporto città-campagna la camorra controllava la campagna, faceva i prezzi, poi le merci arrivavano in città e non a caso il mercato ortofrutticolo, il macello, il mercato agrario son sempre stati luoghi controllati dalla camorra. Una situazione di questo genere andava comunque a favore di chi comandava perché lo scaricava di un problema, quello di occuparsi dei ceti marginali. Questo ha condannato una realtà come Napoli e la Campania, nel senso che queste plebi non sono mai cresciute, non sono mai entrate nel circuito della modernità. Non si è mai fatto un investimento in termini di scuola, di promozione sociale, di abitazione, di orientamento verso la modernità, di diritti di cittadinanza. Sono state plebi abbandonate a se stesse e gestite da un'organizzazione criminale che era fatta dagli stessi sottoproletari, quelli più capaci, più intraprendenti e più legati a certi meccanismi, perché nelle famiglie camorristiche questi rapporti privilegiati venivano trasmessi di padre in figlio, per cui si costituivano dei nuclei in cui questo tipo di professione si tramandava da una generazione all'altra. Se uno paragona i processi sociali di Napoli, Parigi e Londra coglie subito la differenza: una è una città in cui c'era una massa enorme di plebe senza lavoro, senza mestiere, che viveva arrangiandosi delle opportunità che una grande città mette comunque a disposizione e non vede mai alcun serio processo di industrializzazione. Le altre hanno un'analoga composizione sociale, su cui ad un certo punto si incide attraverso processi di industrializzazione, infilando la plebe nella trafila della fabbrica. La fabbrica non è solo lavoro, è anche un modello di cultura, un modo di intendere la socialità, i rapporti con le istituzioni, con le autorità: è una scuola. Passando attraverso la trafila della fabbrica la plebe è diventata classe operaia e quindi ha cambiato completamente configurazione. A Napoli questo non e' è mai stato. Anche nel dopoguerra se uno legge Malaparte, "La pelle", capisce quale era il problema: una città con un milione abitanti di cui la metà non sapeva come arrivare al giorno dopo. La risposta è stata: io, il potere, chiudo gli occhi, mi tappo anche le orecchie, mi tappo il naso, fate quello che volete, perché non so cosa fare, dal momento che risorse non ne voglio spendere per questo pezzo della società. Questo è l'atteggiamento costante: quello non si può fare, però io faccio finta di non vedere per cui tu puoi avere delle situazioni del tipo: la "gazzella" dei carabinieri e di fianco il venditore di sigarette, come se non ci fosse, un pezzo di arredo urbano. Questo modello ha continuato a funzionare, è stato, anzi, il modello con cui la Democrazia Cristiana ha governato l' intero Mezzogiorno, cioè fondi, sovvenzioni, interventi straordinari, ma tutti nell'ottica della prima società, per tenere questo Mezzogiorno moderno al passo col resto d' Italia, senza nessuna attenzione per il sottoproletariato senza cultura. Rapidamente questo è stato tagliato fuori da ogni possibilità di ingresso nella società. Dello sviluppo ha preso solo il cascame, cioè il consumo, ben presto fatto di oggetti feticcio per cui abiti in un basso, ma hai tre televisori, la motocicletta potente, la vasca con l'idromassaggio. E il coltello pronto, altrimenti un altro te lo mette nella pancia ... Questa è la Napoli del Sindaco del rione Sanità, di Eduardo. Oggi lo sguardo della camorra sembra andare ben al di là del rione e della stessa città ... ORTI DI GUERRA Oggi in centro non saltellano più marsupiali egoisti, ragazzine strafatte di Veblen. Il bottegaio pensa: "Qualcosa è andato storto. I mocassini tiravano come pazzi, poi c'è stata quella specie di fiaccolata che veniva giù dal cielo come un Angelo Sterminatore e noi tutti in strada ad ammirare il miracolo e a dire che una trovata pubblicitaria così non si era mai vista." Ma intanto chi badava al negozio? Non commesse strizzate nei loro abitini, non figli universitari, non mogli occupate nelle loro gallerie a vendere merci spirituali. Sul letto di morte il bottegaio rimane solo con la sua botte di aringhe in salamoia. Rulla iltamburo woo-doo in via della Croce. Doppo pranzo caleno 'e spesse tenebbre der Giudizzio Universale. Ma proprio a loro, che non desideravano far altro per poi poter morire unti d'olio, il sindaco oggi intima: "Vendete! E' una prova di civiltà." Edoardo A/binati 11 4 UNA ~ITT4 1 Questo meccanismo ha funzionato fino agli anni '60-'70, anche se via via sono cominciate le trasformazioni. Nel dopoguerra la prima trasformazione l'ha prodotta il contrabbando di sigarette, perché quella è stata la prima attività che ha consentito un'accumulazione primitiva di capitali. Hanno cominciato ad industrializzarealcuneattività prima gestite in modo artigianale, come il lotto clandestino, che prima era una cosa molto di quartiere e più che consentire una accumulazione operava una ridistribuzione di denaro. Dopo il lotto sono passati al toto nero, poi hanno cominciato ad investire in sale scommesse, bische clandestine, ippodromi clandestini, tutte quelle attività proibite per legge di cui però la gente fa richiesta. Poi hanno cominciato a mettere insieme altre attività, come ad esempio la produzione falsificata di prodotti firmati, sempre legandosi al tessuto sociale perché a Napoli c'è una tradizione artigiana nel campo del cuoio e del pellame, per esempio, e la falsificazione è proceduta in scala sempre più vasta. La cosa importante è che hanno cominciato ad entrare nell'economia legale attraverso le strade più semplici, come l'acquisto di immobili e l'apertura di pubblici esercizi, secondo un processo che ha dinamizzato l'organizzazione criminale perché man mano che alcuni soggetti uscivano e si collocavano sul mercato legale, si creavano dei vuoti in cui si infilavano altri. un quartiere di 40000 abitanti del tutto abusivo Molti, durante il boom della ricostruzione negli anni '50, avevano cominciato a lavorare nel settore dell'edilizia perché c'era la possibilità di imparare un mestiere. Poi si sono messi in proprio e in una situazione di scarso controllo hanno cominciato a progettare loro l'espansione della città, a decidere loro come la città doveva svilupparsi. Oggi c'è un quartiere di 40.000 abitanti tutto costruito abusivamente; Portici era un comune che nel dopoguerra aveva 10.000 abitanti, oggi ne ha I00.000 concentrati su quattro chilometri quadrati, non c'è più spazio per le strade, per le persone. Poi arriva la droga ... La droga arriva negli anni '80, però già negli anni '70 la camorra ha cambiato faccia, perché c'è una camorra come quella di Michele Zaza che controlla il contrabbando di sigarette, mantiene i rapporti con le altre organizzazioni criminali, è in grado di muoversi sul mercato europeo: compra le sigarette in Svizzera, le imbarca a Rotterdam e da Rotterdam arrivano al porto di Napoli. E' una camorra manageriale, capacedi muoversi. Poi ci sono altre famiglie che hanno investito soprattutto nell'edilizia, in una situazione in cui lo stato non riusciva a far fronte al bisogno di abitazioni, per cui la camorra costruiva e lo Stato condonava. Questo avrà anche comportato un salto nel rapporto con i politici e le istituzioni locali... Sì, infatti inizialmente la camorra costruisce senza licenza, approfittando che il territorio lo controlla lei, lo stato non è in grado di farlo e i terminali di controllo dello stato sono facilmentecondizionabili. E' chiaro che a quel punto la camorra comincia ad interagire con le amministrazioni locali, però, teoricamente, la camorra questo l'ha sempre fatto. C'è un discorso da tenere presente: nel Mezzogiorno tutte le attività economiche, tutte le opportunità a disposizione della popolazione, sono comunque nelle mani dell'amministrazione pubblica, non ci sono altri soggetti economici, e allora l'amministrazione pubblica diventa. perun verso. lo strumento della politica per costruirsi il consenso. per 1·altro, il punto di riferimento per tulli quelli che in qualche modo vogliono avere possibilitù di muoversi sul territorio. Allora il politico interessato a gestire le risorse pubbliche in termini clientelari, come se fossero private, per arricchirsi personalmente, per costruirsi clientele, non può fare a meno di scendere a palli con la camorra. perché chi conta davvero è chi controlla il territorio. Io posso anche decidere di assegnare la licenza di commercio all'amico mio, però l'amico mio il negozio non lo aprirà mai in quel posto se non patteggia con chi quel posto lo controlla. Allora tanto vale affidare la distribuzione delle risorse a chi governa il territorio, perché questo mi facilita le operazioni e mi facilita anche il consolidamento e l'allargamento delle clientele. Una cosa è che il politico faccia il favore a uno, altra cosa che il politico lo faccia tramite un camorrista, per cui si crea sul soggetto una possibilità di condizionamento molto forte e si sviluppa questo intreccio tra politica, amministrazioni locali, organizzazioni criminali. Per un ceto politico interessato a gestire il potere in termini personali e clientelari la camorra era lo strumento ideale perché, fra l'altro, offriva la possibilità del controllo capillare. Ci son stati cambiamenti anche nei livelli di violenza, che non sono stati sempre gli stessi... La camorra in effetti non ha mai usato la violenza, Pupetta Maresca che uccide Pascalone 'e Nola fa epoca. Al massimo la camorra usava il duello rusticano che non sempre si concludeva con l'uccisione, perché l'importante era dimostrare la superiorità. Il camorrista la violenza la minacciava più che esercitarla. Comunque era violenza all'interno del gruppo per la regolazione di conflitti interni, all'esterno pochissimo. Dopo salta proprio il modello e abbiamo un'esplosione di situazioni. Fino agli anni '80 si era stabilizzato questo modello: una camorra che ormai era entrata nell' impresa, aveva rapporti molto stretti con le amministrazioni e i politici locali e questo gli permetteva di mettere le mani sulle risorse disponibili, sui conti pubblici, e così si legava strettamente ad un modello politico tutto costruito sulla gestione di clientele. Anche I' AlfaSud non ne è stata immune. Lì il meccanismo è stato il seguente: innanzitutto la fabbrica bisogna costruirla e allora ho bisogno di imprese, di chi fa lo sbancamento, di chi porta il calcestruzzo, di chi costruisce e allora la camorra interviene prendendo tutta una serie di appalti; nel momento in cui la fabbrica è finita si aprono le vertenze: chi ha lavorato deve essere assunto. Quando mi venne in testa di fare un osservatorio sulla camorra, era nel '78, prima del terremoto, la gente, intendo responsabili della CGIL, responsabili dell'allora PCI, dicevano "ma perché la camorra c'è ancora?". La vicenda dell' AlfaSud è legata al fatto che l'unica variante che non fu presa in considerazione era che le imprese che avevano lavorato a costruirla erano, per la stragrande maggioranza, in qualche modo legate alla camorra. A quel punto, di fatto, il sindacato fa una grande battaglia per fare entrare i camorristi in fabbrica! Per decenni questa variabile non è stata presa in considerazione -perché si ragionava sul mezzogiorno, sul sottosviluppo, sulla fabbrica come toccasana- ma nessuno prendeva in considerazione questa presenza organizzata e questo ha portato a una serie di risultati paradossali. passare da un mondo senza orologio a uno con orologio è difficile Quelli sono anche gli anni in cui si tentava il recupero del sottoproletariato, la giunta Yalenzi e 1·amministrazione di sinistra tentarono operazioni di questo tipo. nei confronti degli ex detenuti o di chi abbandonava le attività illegali ad esempio. Da un lato tu avevi dei soggetti che magari diventavano dipendenti pubblici, ma in realtà non rinunciavano al lavoro illegale perché lo potevano fare benissimo part-time e la cultura nella quale vivevano continuava ad essere quella del contrabbando. 11dato era che facevi delle operazioni che riguardavano migliaia di persone. le infilavi al Comune. le infilavi negli ospedali. ma questi soggetti. invece di inserirsi in un meccanismo burocratico secondo le regole, alla l'inc trasformavano il Comune, gli ospedali. in enti che non funzionavano più. Dovunque ti producevano delle distorsioni, perché questo passaggio da una cultura di utilizzazione del tempo tutta personale, rapportata alle proprie esigenze, ad un tempo predeterminato, ali' orario di lavoro - cioè da un mondo senza orologio ad uno con l'orologio- non era semplice. La lezione è che questi processi non si possono cominciare cosl, bisogna cominciare da molto più in basso. Negli anni '80 avviene la grande trasformazione. Il terremoto è uno dei punti di riferimento, l'altro è l'espansione del mercato della droga e in Campania sono venuti praticamente a coincidere. Questa concomitanza, il terremoto -e quindi una quantità enorme di denaro pubblico soprattutto nel settore dei lavori pubblici- da un lato, e, dall'altro, l'espansione del mercato della droga, ha provocato una ristrutturazione grandissima all'interno della camorra. Noi abbiamo visto che la camorra già presente si è orientata tutta in direzione delle amministrazioni pubbliche e dell'impresa. Alcuni magistrati dicono che la camorra ha dato l'assalto ai lavori pubblici e contemporaneamente ha dato l'assalto all 'amministrazione pubblica. Ha incominciato a mettere i suoi uomini nell'amministrazione ... Si, a quel punto ha puntato alla conquista: la camorra aveva imparato, dato che raccoglieva consensi, e li indirizzava sulla persona ... C'è un altro passaggio importante ed è il decentramento amministrativo. La camorra paradossalmente si espande nel momento in cui si avvia il decentramento. A quel punto un'organizzazione che controlla capillarmente territori non vasti, che più o meno corrispondono all'estensione di un comune o di più comuni, si trova favorita, perché ogni piccolo comune diventa importante. Prima i passaggi dovevano avvenire necessariamente attraverso il politico nazionale, perché i soldi arrivavano da Roma, ma quando la cassaforte è sul posto si dà l'assalto alla cassaforte. Negli anni '80 ingrandiscono anche le aziende della camorra, alcune diventano aziende con capitali tali da inserirsi nei circuiti nazionali ed europei. Però per fare questa operazione, abbandonano il territorio, non si possono occupare delle minuzie. del contrabbando, del toto nero, del lotto clandestino, delle sale giochi, della prostituzione, diventano imprenditori. puntano alle presidenze delle associazioni dei costruttori. Questo libera il territorio e sul territorio avviene una sostituzione: i luogotenenti conquistano il potere. Alcune famiglie, operanti nel mondo del contrabbando. che avevano giù contatti a livello internazionale, passano al traffico di droga e a quel punto non sono nemmeno più interessate a rimanere sul territorio. La camorra va a gestire il traffico di cocaina dal Sudamcrica verso r Europa: Bardellino viene ammazzato, ma viveva a Santo Domingo. da dove controllava un traffico internazionale verso le Canarie e la Spagna. Il suo posto viene preso da Mario Jovinc, che se ne va in Spagna. viene

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