Una città - anno IV - n. 31 - aprile 1994

di economia e altro Bi Un capitalismo senza più contraddizioni interne ma che si sta mangiando il pianeta. L'importanza della pancetta di Chicago. La strampalata commistione italiana fra politico e economico. Leeconomie non monetarie che però hanno bisogno del mercato. Intervista a Luciano Lanza. Luciano lanza è capo-redattore delsettimLinaleeconomico "IlMondo" edirettoredeltrimestrale "Volontà - laboratorio di ricerche anarchiche". Dopo la fine dell'Unione Sovietica il capitalismo è rimasto il sistema economico dominante. Eppure anch'esso sembra in crisi ... E' un dato di fatto che la forma più coerente di realizzazione storica dell'economico è il capitalismo, così come è evidente che la risposta anticapitalista, cioè il corr.unismo a economia pianificata, centralizzata, ha perso la sua sfida e. si è rivelato inferiore all'antagonista che intendeva soppiantare. Va poi anche detto che, pur essendo la forma economica oggi dominante, il capitalismo non è l'unica forma economica esistente, perché c'è una fetta di economia non monetaria che coinvolge gran parte del mondo. D'altra parte anche il capitalismo è cambiato, si è modificato il funzionamento dell'impresa capitalistica. Nel periodo che va dagli anni Trenta, quando questo processo cominciò in America, fino agli anni Settanta, cioè gli anni in cui il cambiamento arrivò a compimento anche in Europa, l'immagine del singolo capitalista fu in gran parte offuscata dall'emergere dei manager(tant'è che già negli anni Trenta Bruno Rizzi e poi James Burnham parlarono di "rivoluzione manageriale" e negli anni Sessanta John Kenneth Galbraith ha introdotto il termine "tecnostruttura") mentre negli ultimi anni c'è stata una ripresa della figura del capitalista imprenditore, anche se esso non è più il soggetto che determina tutte le decisioni aziendali, ma è diventato l'ultima istanza, quella che definisce gli assetti complessivi, le strategie globali dell'azienda o della multinazionale. un mercato che va sempre più stretto al capitalismo Quando si parla di "crisi del capitalismo" occorre aver presente che la questione con cui oggi il capitalismo deve fare i conti deriva dalla sua apparente vittoria, ed è quella che il filosofo Emanuele Severino definisce come "il crimine'' del capitalismo. Severino, che cerca le ragioni della crisi in cui viviamo, intelligentemente rileva come il capitalismo non abbia contraddizioni interne (il modello funziona) e sposta il problema ali 'esterno del modello stesso: il capitalismo si sta mangiando il pianeta. In questo modo l'elemento di crisi non è più da ricercarsi, come faceva il marxismo, all'interno del meccanismo di funzionamento, che si è rivelato funzionante, ma nelle contraddizioni che genera all'esterno, nel suo mangiare le risorse, nella spoliazione di una parte sempre più consistente del pianeta e nel fatto che non c'è più un mercato sufficientemente ampio in cui il capitalismo possa vendere tutti i suoi prodotti. Dici che il capitalismo è un meccanismo perfetto, ma dici anche che deve modificarsi perché così non può durare, inoltre non sembra riuscire a dare una immagine unitaria di sé... Intanto non ho detto che il meccanismo capitalista sia perfetto, ho detto che è un meccanismo che funziona e che non ha contraddizioni interne, e non è neanche vero che non si autorappresenti: il capitalismo non si autorappresenta come sistema chi uso, compiuto, ma come unità di valori che informano un certo tipo di società, in questo senso c'è rappresentazione e c'è identità di intenti fra il capitalismo e i soggetti che credono nel capitalismo. Il fatto che in Unione Sovietica la gente pensasse che con il libero mercato e con il capitalismo sarebbero stati tutti bene e poi si siano trovati male è un altro paio di maniche. conta la quotazione a Chicago della pancetta C'è un mito attrattivo e attraente e c'è una realtà che, invece, è più banale e più dura, ma questo non mette minimamente in crisi l'esistenza del capitalismo e il suo funzionamento. Il problema vero. quello su cui dobbiamo interrogarci, è quanti anni avrà ancora il capitalismo come lo conosciamo noi. cioè quel sistema economico che massimizza i proventi e minimizza gli sforzi. Il meccanismo capitalista si sta inceppando per problemi ecologici che non sono interni al capitalismo. E viste queste contraddizioni esterne è forse possibile ipotizzare un capitai ismo statico, che non punti più alla massima espansione, che regoli se stesso, e quindi recepisca in parte le regole del suo sconfitto, cioè la pianificazione centralizzata, e prenda atto della profonda contraddizione tra le necessità di espansione e di massimo profitto con le necessità di compatibilità ambientale. Certamente il capitalismo dell'Ottocento non è più il capitalismo odierno, quello dei manager dell'lbm o della Generai motors. La distanza che c'è tra il capitalismo di Henry Ford e quello dei manager della Generai motors è sicuramente maggiore di quella che può separarci da un capitalismo che sappia autocontenere le sue capacità esplosive e implosive. Questo potrà essere un nuovo capitalismo o forse non sarà più capitalismo, come, per esempio, dice Severino. E' tutto da veelettrauto marzio malpezzi piazza dellavittoria forlì tel. 6707Z u dere. Forse non si chiamerà più capitalismo, però, sicuramente, sarà ancora ali' interno di categorie economiche riconducibili a quelle che portarono alla nascita dell'economico nella forma capitalistica. C'è chi, di fronte ai problemi del modello capitalistico di stampo americano, del taylorismo, vede una possibile alternativa nel modello integrato giapponese, il toyotismo ... Il capitalismo nipponico è una dimensione feudalizzante del capitalismo americano. Non è un altro modello, se non per alcuni aspetti: l'azienda, il gruppo, il senso di appartenenza, elementi che, peraltro, stanno in parte scemando perché la crisi del capitalismo giapponese è molto forte. Comunque la variante nipponica ha introdotto nel capitalismo una dimensione meno antagonistica: il dipendente non sente l'azienda come una controparte, la sente anzi come entità cui appartiene e si impegna a migliorarla, ad esempio coi gruppi di controllo della qualità. La recente decisione dei vertici della Honda di rimuovere i dirigenti che non riescono a essere promossi in un certo numero di anni, ci dice però che anche il capitalismo-feudale del Giappone sta adottando, in presenza di una forte crisi economica, modelli di tipo statunitense. Con buona pace del toyotismo. Negli anni a venire è invece probabile che si assisterà alla crisi del capitalismo giapponese, con un rilancio dell'economia americana. Ancora per diversi anni gli Stati Uniti potranno scaricare i limiti interni sulle nazioni della periferia, mentre il dollaro è sempre la moneta di riferimento e le imprese americane sono ancora quelle che determinano il ristagno o la ripresa dell'economia mondiale. E' un dato di fatto che se la locomotiva americana tira, il resto del mondo occidentale riprende a macinare. mentre invece, anche se il Giappone tira, non tira l'Europa e il resto dell'economia occidentale. L'area del Pacifico, Hong Kong. Singapore, Taiwan, sono fenomeni interessanti. ma la Borsa di Hong Kong, anche se macina migliaia di dollari, non è quella che fa funzionare l'economia mondiale. A Hong Kong puoi fare grandi profitti e grandi speculazioni, puoi giocare su tutte le cose che ti interessano, però, se giochi sui Futures alla Borsa di Chicago comunque hai un rinesso sull'economia, almeno su quella finanziaria, mentre quando giochi sulla Borsa di Hong Kong hai solo un arricchimento. A Hong Kong puoi guadagnare milioni di dollari, ma non cambi la realtà economica. cosa che succede, invece, se sposti la quotazione della pancetta alla Borsa di Chicago. Questo succede perché c'è un'intelaiatura a livello mondiale che si regge sugli Stati Uniti, che sono una potenza militare mondiale, che sono una potenza politica mondiale, che hanno una serie di relazioni politiche a livello internazionale. Il Giappone è importantissimo perché ha conquistato con le sue Toyota quasi tutti i paesi del Terzo Mondo, cosa che non hanno fatto gli Stati Uniti, ma l'economia non è mai disgiunta dal potere politico. E se hai un potere politico predominante, le cose che fai in economia sono predominanti; in esse poi si inseriscono elementi accrescitivi e moltiplicatori, ma le cose dell'economia sono rilevanti se c'è una preminenza politica. E' per questo che la Borsa di Chicago o quella di New York sono più importanti della Borsa di Hong Kong. La Borsa di Hong Kong misura però l'ingresso della Cina nell'economia mondiale, società cinesi sono quotate proprio ad Hong Kong... L·entrata della Cina nel mercato mondiale è un fenomeno rilevantissimo perché la Cina è il '·grande dragone'': ha un miliardo e duecento milioni di abitanti. un prodotto interno lordo enorme e in crescita vorticosa (il 13% annuo), anche se questi dati vanno presi con beneficio d'inventario perché i misurato- ~ ~~ OKJlL.YOGlt Erboristeria - Prodotti naturali - Shiatzu FABBRI Dr. Enrico Forlì - via Albicini, 30 (ang. via S. Anna, 2) Te!. 0543/35236 ri sono difficilmente identificabili e non ci sono parametri specifici. Il regime politico cinese ha scelto un· economia di mercato regolato e sta cercando la via del "mercato socialista". I dirigenti cinesi stanno cercando di coniugare una definizione politica degli obbiettivi di tipo socialista con una allocazione dei beni e un sistema di investimento delle risorse basato non su una regolazione centralizzata, astratta e pianificata, ma su una conoscenza del le regole del mercato. A questo punto, però, occorrerebbe definire che cos'è il "mercato socialista", perché non esiste un mercato socialista: il mercato è quello capitalista. Oggi non è più possibile pensare al mercato che esisteva prima del capitalismo, che era regolato da fattori religiosi, parentali o altro. Per alcuni anni ho accarezzato l'idea di un mercato "libertario" (cioè autoregolato, ma su basi diverse dall'autoregolazione capitalistica), ma oggi possiamo solo pensare che ali' internodi strutture capitaliste si possano creare oasi di mercato non capitalista. Il problema è che per l'allocazione dei beni o c'è la presa dal mucchio o c'è la pianificazione o c'è il mercato, altre soluzioni non sono state individuate. Si può anche pensare a far convivere dimensioni di tipo collettivistico con istituzioni di mercato e alcuni autori l'hanno ipotizzato. la distorsione italiana di tutte le regole Il mercato in cui noi viviamo è comunque all'insegna di una finzione. di un mito, quello dell'autoregolazione, perché il mercato ha comunque sempre bisogno di un intervento regolatore che ponga dei limiti entro cui operare: il mercato moderno non si è mai sviluppato con un· autoregolazione perfetta, è stato introdotto dallo stato. Karl Polany ha fatto delle descrizioni perfette della '·grande trasformazione", di come vennero introdotti tutti gli elementi che presiedono alla nascita del capitalismo. Il mercato non si autoregola mai completamente, e dopo la crisi del 1929 sono state create istituzioni sovranazionali per regolarlo, tuttavia rimane il luogo reale e simbolico che meglio risponde al problema della distribuzione dei beni. E' un indicatore sensibile circa quale bene venga richiesto più di un altro e se ci sono soggetti predisposti a rispondere, cioè imprenditori che rischiano con il loro capitale, c'è risposta a questa richiesta. C'è comunque un 'interdipendenza, che si potrebbe definire strategica, fra l'elemento politico e quello economico. La definizione degli assetti politici di una società sono quelli che poi determinano le strutture dell'economico, però le strutture del!' economico, e qui parliamo della realtà attuale, con l'avvento del capitalismo contribuiscono a determinare le regole del funzionamento politico e oggi la razionalità dell'economico, cioè la massimizzazione dei risultati con il minimo degli sforzi, è la razionalità anche del politico. Larazionalitàdell'economico ha pervaso la razionalità occidentale. del politico occidentale. Oggi parlare di economia significa. purtroppo, parlare di tutto. La crisi italiana che posto ha nella situazione attuale del capitalismo? L· Italia vive un momento particolare che non è definibile ali' interno dell'economia capitai istica. L' Italia vive un problema di bassa manovalanza, nel senso che tutte le regole del capitalismo sono state distorte, ma in maniera più vistosa della distorsione che la United Fruit fece organizzando nel 1973 un colpo di stato in Cile. Cosa questa che, in fondo. rientra nelle regole del paese principe che, attraverso le sue istituzioni economico-finanziarie, determina la vita di milioni di plebei. In Italia le regole del gioco sono state distorte completamente. c'è stata una commistione incredibile tra sistema politico e Coop. Cento Fiori LAB. 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