Una città - anno IV - n. 31 - aprile 1994

un mese di un anno La Tv francese ha ripreso a lungo il grande raduno dei fascisti in piazza del Popolo. Selve di saluti romani e cori di "duce duce". Alla televisione italiana ne abbiamo visti 5 secondi. Una nostra compagna ebrea, che "di politica non capisce nulla", ce l'aveva detto tre anni fa: "usateci come il pennino di ,m sismografo. Si muove e allora arriverà il terremoto". Oggi ci dice che Berlusconi è niente, il peggio dovrà arrivare. Speriamo che non ci capisca nulla veramente. Una nostra abbonata di Roma dalla parrucchiera co11 u,z distintivo dei progressisti sul giaccone è stata apostrofata da una signora: "ma non si vergogna?". In treno. Vigilia del voto. Due giovanissimi con una ragazza. Uno con barba, occhialuto, gia_ccaa vento. L'altro distintino. Parlano di elezioni. Dopo un po' si capisce che sono amici di infanzia e che uno è del Fronte della Gioventù, l'altro autonomo di un centro sociale occupato. Sotto l'occhio neutrale ma curioso, materno quasi, della coetanea, si attaccano, si minacciano, si prendono in giro sulla reciproca inconsistenza, mafiniscono poi per confessare la propria, a ridere di se stessi. Il fascista diventa serio solo quando l'amico gli ricorda gli 8000 ebrei italiani deportati e uccisi. Tenta solo di dire che quello fu Hitler. Resteranno così simpatici quei due giovani? E reggerà quell'amicizia? Il giovane fascista dice ancora: "avete ancora quel bandierone che issavate su quella 500 scassata? Dio santo, almeno noi alle manifestazioni ci andiamo in mercedes". "Bella roba". "Beh, ci son dubbi anche che la mercedes sia più bella di una 500?". C'è una qualche verità, antropologica e elettorale, sul fatto che la mercedes sia bella? Che l'amico Bugliani non ci pensi esterofili se citiamo ancora la Tv francese che ha dedicato un'altra mezz'ora al "ritomo della mafia". Dei dubbi insinuati in campagna elettorale e che forse andavano taciuti, oggi non parla più nessuno. Siamo già al conformismo italiano di cui ci parla, per altri tempi, Lisa Foa? Il dubbio ora è ben più grave: avremo un presidmte del consiglio come suol dirsi, "vulnerabile"? Cosa avrebbe pensato del risultato di queste elezioni Borsellino? Se a rassicurarci cifosse lui, uomo di idee di destra, ci vergogneremmo molto dell'odioso sospetto. Se una sinistra dal volto giudiziario, se una sinistra ridotta a partito fiancheggiatore dei giudici faceva spavento, ci sembra strano che nel grande polo delle libertà tanto agognate da tanti e, ora pare, da sempre conculcate, non ne sia stata mai citata una banale, elementare, basilare: quella di non dover pagare ilpizzo del condominio perché alla tua macchina non succeda nulla. Ma già.'Alla gente del sud interessa solo un "buon governo". Consoliamoci. Ci raccontano che a Sarajevo hanno un nuovo problema. Abituarsi a un po' di pace. Agli incroci per due anni si correva sotto il mirino dei cecchini, ora semafori sgangherati dicono di nuovo di fermarsi. Come s'è arrivato a tanto? Con un semplice ultimatum. Pensiamoci. Il quotidiano comunista ci pensò subito e titolò: "l'ultimatum è un fucile puntato su Sarajevo peggiore di quello dei cecchini". La sinistra pacifista italiana è stata scherana degli assassini? Se per assurdo la sinistra si fosse disinteressata delle elezioni italiane per impegnarsi anima e corpoper Sarajevo eavesse detto "scusateci, il nostro programma è lì, ma ora non abbiamo tempo" avrebbe preso meno voti? Nell'ultimo numero Aldo Bonomi ci invitava afare i conti con gli anni 80. E a non considerare bastardi quei "neocompetitivi" andati prima con la Lega e poi con Berlusconi. Un professionista emiliano ha chiuso lo studio per tre mesi per fare campagna elettorale. Facendogli i conti in tasca,fra lavoro perso e stipendio ai dipendenti, ci ha rimesso circa 60 milioni. Questo nuovo militante sarà solo uno che vuole continuare a evadere tasse? Sarà solo un bastardo? E' escluso che l'invito a "ragionare", in fondo solo sul suo portafoglio, l'abbia convinto meno dell'invito a darsi ''forza", a farsi protagonista, ad associarsi con altri, a rischiare e sperare? Gli anni 80 visti da sinistra. All'ultimo festival di Cuore un giovane venuto appositamente da Salerno, molto emozionato, comincia a parlare della situazione desolata in cui vive, ma pronuncia una parola in inglese. Michele Serra lo interrompe, per dirgli che così parlano quelli col telefonino e il pajero. Il ragazzo, con ancor più fatica, riprende il suo interve11toaccorato. Ci si meraviglia dello scarto fra camera e senato? Ora sulla stampa la notizia che "quelli di Cuore continueranno a ridere". Il clima da vincitori e vinti. Un assicuratore telefona a un libero professionista suo cliente. E' sconsolato, dice che vede nero, che ha votato "il baffo". L'altro lo sommerge di rimproveri, gli dice che "ora cambierà tutto". Alla fine il primo, intimidito, aggiunge: "poi scherzavo, non ho votato il baffo". Era un cliente importante. Allora? Siamo convinti che rancore e risentimento, cattiveria e bisogno di nemico siano sentimenti di tutti e avvelenino la vita, che non ci sia nulla da guadagnarci. Ma pensiamo anche che il fascismo sia la forma politica più compiuta data a quei sentimenti. A quando, a sinistra, una grande e variegata "confederazione di uomini di buona volontà", libertaria e antifascista? B Allf ia e e~aqbhe blfto, cosi. I ~ La grande avanzata della destra di Fini alle amministrative era il prologo, ma il trionfalismo accecò la sinistra. La confusione, nell'alibi di tangentopoli, fra un'anima libertaria e una autoritaria, fautrice della "via giudiziaria". L'incomprensione degli anni 80. La sopravvivenza, al vertice soprattutto, di stili da apparato. Intervista a Adriano Sofri. Cosa pensi dei risultati elettorali e come vedi ora la situazione, in particolare della sinistra? Intanto non ho seguito molto la campagna elettorale, sono stato quasi sempre via. Delle cose che mi sono sembrate più importanti dell'ultimo periodo in Italia, una è quella di non aver mai sentito, in tutti gli schieramenti e in particolare, per quello che ci riguarda, della sinistra, esponenti politici di rilievo parlare della ex-Jugoslavia. Voi li avete sentiti? Può darsi che mi sia sfuggito. E non so se dire neanche se stata sia sorpresa la mia, perché in realtà immagino bene come possa succedere che un tema così dirompente, commovente, travolgente, e così degno di riflessione, non diventi centrale in persone che fanno, per mestiere, quotidianamente, politica e sono ormai abituate a ritenere che la politica sia un'attività che può fare a meno di misurarsi con i problemi veramente più importanti. Il secondo problema, per me, era quello del modo in cui in llalia cresceva, nel bene e nel male, al di là dei propri confini, il ruolo della magistratura e, quindi, l'importanza che le azioni di giustizia hanno assunto nel regolare lastoria passata di questo paese, con le acquisizioni positive, ma anche con i rischi che nel corso di questa azione sono venuti allo stato di diritto e alla mentalità comune nei confronti dello stato di diritto in Italia. Anche su questo secondo punto, che considero assolutamente essenziale, il tema, cioè, della libertà dei cilladini e dei confini di questa libertà, ritengo che quella che chiamiamo la sinistra ufficiale sia stata fortissimamente flebile, del tutto inadeguata alla portata dirompente che questa questione ha avuto in Italia da due anni e mezzo a questa parte. Eche ci sia stata, quando non venata di fanatismo, di feticismo e di entusiasmo giustizialista, un'assoluta reticenza ad affrontare questa questione, una sempre più imbarazzata voglia di fare semplicemente dacauti sostenitoridelI'azione della Magistratura, tanto meno sostenitori e tanto più cauti, quanto più si poneva il problema di un rischio di essere coinvolti inquella stessa azione. Anche qui, dunque, non una iniziativa, non una capacità di tratlare le questioni, ma una fortissima renitenza, in qualche caso un'aperta furbizia: il peggio, cioè, che ci si possa aspettare da un gruppo dirigente. Aquesto problema è per me legato un altro, che poi ne è la faccia più importante, quello della fisionomia morale e civile dell'Italia contemporanea e in particolare della generazione adulta, di quella, cioè, messa alla prova dalla caduta in disgrazia di tangentopoli. del disvelamento del regime della corruzione. Dico disvelamcnto perché non si trattava solo di venire a sapere cose che non si sapevano. ma di scoprire che cose a cui ci si era abituati erano molto meno abituali e accettabili di quanto credessimo. Rispetto a questa specie di tracollo. di precipitazione drammatica e anche umana della fisionomia di un intera classe civile -non solo cliuna classe dirigente politica, industriale,economica, amministrativa. culturale, partitica, ma forse di una grandissima parte delle generazioni mediane di questo paese- c'è stata anche qui una non disponibilità ad affrontare il problema e la prevalenza di una forte mediocrità. E la conseguenza di questo è anche il fatto che non c'è stato un effettivo ricambio di facce e di linguaggi. Ancora una volta se ci riferiamo alla sinistra la cosa è particolarmente evidente. La sinistra si è presentata alla svolta di questa scadenza, che in qualche modo doveva tirare le somme di una crisi ormai durata moltissimo tempo e in maniera cosl profonda, con un volto, con parole, con comportamenti profondamente conservatori e di resistenza, non di cambiamento, di promessa. Con un comportamento, insomma, non coraggioso intellettualmente e civilmente. Infine, dal punto di vista delle cose più ravvicinate che sono successe, non credo di avere capito moltissimo, salvo cose forse ovvie. Quello che mi è sembrato di capire è che in questa specie di scelta di mediocrità, dove funziona anche un rinesso di conservazione da parte di un ceto politico molto legato al proprio potere personale -potere poi non è forse la parola giusta, anche la prosecuzione della propria professione, del proprio mestiere, del proprio stipendio, cioè cose molto umane- è successo anche che il risultato elettorale delle elezioni amministrative nelle grandi città, quelle per i sindaci, è stato larghissimamente equivocato in una maniera veramente imbarazzante, nel senso di un trionfalismo che ha portato alI'autoaccecamento. Dopo le elezioni amministrative la reazione di autoesaltazione della sinistra, anche lì preoccupante sul piano dello stile, è stata veramente spaventosa. e tutti a dire che Fini non era il vero pericolo In realtà quell'elezione ha segnato una specie di grandissimo colpo di fortuna: da una parte, per la congiuntura delle riforme dei meccanismi elettorali che in quel momento ha funzionato a favore del1'alleanza che la sinistra era riuscita a mettere in piedi, ma che sicuramente non avrebbe potuto ripetersi, dall'altra parte, per il vuoto che si era fatto nel centro dello schieramento tradizionale non riempito da nessuna iniziativa. Semplicemente ci si è trovati ali' incrocio giusto al momento giusto, ma poi il traffico continuava. Ebbene, quell'euforia da trionfo ha fatto sottovalutare il fatto che inquelle elezioni c'è stata la più drastica, quantitativamente enorme e qualitativamente minacciosa. avanzata del1·estrema destra in Italia. Quelle elezioni le hanno vinte i fascisti. Nessuno poteva sottovalutare che, mentre a Milano vinceva la Lega, un partito di sovversivismo, municipalista. tendenzialmente secessionista, a Roma e a Napoli vincevano i fascisti con una persona come la Mussolini e un'altra come Fini. sfiorando la maggioranza assoluta dei voti inun meccani:,mo cli contrapposizione clirc11abilaterale. Questo era il vero dato di quelle elezioni lì. Naturalmente se il vero dato fosse stato il trionfo della sinistra. come la sinistra si è illusa di credere, immaginando, quindi, semplicemente di prolungare quel dato nelle elezioni politiche, oggi avremmo l'Italia dominata, alla lettera, dalla sinistra progressista, e al suo interno da un gruppo dirigente o convintamente favorevole o passivo nei confronti di un forte uso della via giudiziaria nella regolazione dei fatti civili. Comunque questa, pur avendo queste preoccupazioni, era la cosa, naturalmente, per la quale io ho votato, né sono mai stato sfiorato da altre eventualità. Se invece si fosse capito che il risultato reale di quelle elezioni amministrative era la scomparsa delle demarcazioni a destra -non dei pregiudizi e delle demarcazioni ereditate, ma delle vere distinzioni di linguaggi, di idee, di valori, di stili, anche psicosomatici- ora non ci sarebbe da meravigliarsi di un risultato in cui, se la cosa più clamorosa e evidente è questo trionfo improvviso e apparentemente improvvisatodi Berlusconi,quelloche viene dietro è il dato del risultato nazionale, assolutamente imponente, di Alleanza Nazionale. E sono stato veramente meravigliato dell'opinione che si è andata diffondendo a valanga a sinistra, con una specie di eccesso di zelo nel sostenerla pubblicamente a ogni piè sospinto, secondo cui Fini era un pericolo minore che non Berlusconi. Non c'era occasione in cui, per esempio, una persona degna come Vittorio Foa, o uno come D' Alema ripetessero agli italiani che Fini non era il vero pericolo perché il vero pericolo era la Lega o Berlusconi, a seconda delle predilezioni o della circostanza. Tutto questo ha contribuito non già a sgretolare un pregiudizio antifascista ormai puramente passivo e trascinato, né semplicemente a usare un espediente retorico contro l'avversario che si riteneva di dover battere, in questo caso Berlusconi, ma a far crollare ogni capacità di senso critico nei confronti del formarsi in Italia di una nuova destra moderna. Ma nell'aggettivo moderno non ci metto nessun connotato positivo, moderna è la reazione in tutta Europa così xenofoba, minacciosa e nazionalista. Naturalmente, allora, parlare della Jugoslavia, della Bosnia, odell'immigrazione, dell'Europa, della po1itica internazionale in genere, del ruolo delle istituzioni internazionali. avrebbe permesso di ragionaremeglio suche cosa significa oggi destra e sinistra. E ora? Sulla situazione attuale non ho molte idee. Trovo che le sconfitte, quando sono così pesanti. potrebbero essere molto utili. perché possono contribuire a mandare a casa la gente, cosa che fa benissimo a quel Ii che vanno a casa e a chi deve rioccuparsi della questione. Trovo che possono spingere a un tentativo di vincere la pigrizia mentale e l'idea che inpolitica si possa vivere di rendita. Non c'è schieramento politico che si sia cullato tanto nel1'illusionedi poter viverceli rendita quanto la sinistra italiana negli ultimi due anni, e in particolare alla vigilia di queste elezioni. Ha immaginato di poter vivere della rendita di un successo elettorale prodotto dalla scomparsa degli altri e da una coincidenza di meccanismi proprio tecnici da una parte, e poi di una assolutamente fortuita diversità di posizione rispetto al meccanismo giudiziario che aveva travolto il resto del regime dei partiti. Quindi una terribile pigrizia. E non vorrei che, una volta scritte, queste considerazioni possano suonare molto equivoche dando la sensazione di un tono risentito, aggressivo. Le dico, invece, con una specie di sconforto, in maniera sconsolata e molto partecipe, non come uno che pensi di aver saputo che cosa bisognasse fare o magari di averlo saputo fare meglio. L'unico vantaggio che penso di avere è appunto quello di "essere andato a casa·· e di aver avuto, da questo punto di vista, un modo meno anestetizzante di seguire le cose di cui si è parlato. Mi pare molto brutta la situazione che si è creata ora perché riesco ad immaginare molto difficilmente che una sinistra battuta in questo modo, dopo questi comportamenti, sia in grado di rettificare e rianalizzare criticamente, per esempio, il proprio atteggiamento nei confronti della distinzione fra libertarismo e autoritarismo. di sinistra certo, ma siamo libertari o autoritari? Saràmolto difficile inuna situazione dove 1·attacco ai giudici rischierà di essere, viceversa. la prerogativa di uno schieramento che attacca i giudici non tanto per affezione alla libertà quanto per affezione ai propri interessi particolari. Mi sembra, cioè, che per la sinistra sia oggi più difficile compiere una rettifica di questo genere e superare la confusione che al suo interno, nel cor- ;

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==