Una città - anno IV - n. 31 - aprile 1994

costituirono veri e propri stati predatori all'interno dell'Africa a partire dal 1820. Nell'800 si dissolvono i grandi regni Luba e L1111da. che sono dei regni multietnici, in cui però l'identità storica di essere luba o /1111da era molto forte. Nel momento in cui interviene la colonizzazione però l'identificazione etnica dipende dalle circostanze. C'è chi rivendica di essere un tuba perché 1· appartenenza a questa antica etnia dà dei vantaggi. altri rivendicano identità etniche particolari perché la politica amministrativa coloniale le privilegia nella redistribuzione della terra. A proposito degli ndebele. Terence Ranger fa vedere chiaramente che quando gli inglesi cominciarono un progetto di redistribuzione della terra e bisognava registrarsi come ndebele moltissimi. che non lo erano. per avere accesso alla terra, si registrarono come ndebele . Insomma, tu dici che l'identità etnica muta nel tempo a seconda delle condizioni economiche, sociali e politiche'? I processi cli scelta di una delle possibili identità etniche o di cambiamento della propria identità etnica sono avvenuti per ragioni toriche ed economiche ben precise. per esempio politiche coloniali, interessi economici, identità religiose. Così come oggi possono avvenire delle aggregazioni maggiori o minori attorno a dei personaggi politici. Per esempio. il legame più forte che è l'identità familiare del gruppo di discendenza di riferimento, o il legame del gruppo professionale di appartenenza chiaramente rimanderanno a un rapporto con una regione, con un'area, con un leader politico, con qualcuno di cui tu sei cliente. E anche questo cambia dalla città alla campagna, può cambiare per gli uomini e per le donne, può dipendere dalla tua posizione nella scala sociale. Esemplare e anche molto discusso è il caso del Burundi. Chi ha scatenato di nuovo il tentativo di colpo di stato? Mentre precedentemente c'era stata al governo la minoranza tutsi. nel momento in cui si era aperta la strada di libere elezioni, aveva vinto il partito a maggioranza l1111u (80% della popolazione). Ma c'è da dire che questa apertura democratica era stata resa possibile dal governo di minoranza 1111.si che aveva inaugurato una politica di riconciliazione nazionale. Chi è che ha provocato dunque il colpo cli stato e l'assassinio del primo ministro, precipitando di nuovo il paese nella guerra armata. sono per la guerra di genocidio contro gli Hutu. Così come nella ex-Jugoslavia. non tutti i serbi saranno stati d'accordo. e responsabili. di quanto accaduto in Bosnia. Il problema è che quando 1·estremismo prende iI potere pretende anche dagli altri che si allineino. Ricordo una frase bellissima cli un attore della televisione serba che disse: "voi mi chiedete di essere patriota. io mi rifiuto di essere patriota secondo i vostri criteri''. E' l'accentuazione. la patologia del discorso etnico primigenio che, col crollo delle capacità di mediazione politica, diventa lo strumento della politica. e anche la sua giustificazione. In Africa la situazione è molto simile. Anzi io direi che se si seguisse di più e si facesse lo sforzo di capire meglio la situazione africana. si avrebbero degli strumenti analitici migliori anche per analizzare i connitti della ex-Jugoslavia o cli sempre più numerose parti elci mondo. In questi conflitti che parte hanno le diversità di sviluppo economico, i processi di immigrazione e inurbamento? Prendiamo come esempio l'Africa occidentale dove le zone produttive per 1·esportazione sono le aree delle foreste meridionali, mentre le aree aride. quelle che i francesi chiamavano l'Afrique i11111ile. dove non c'è stato sviluppo coloniale, sono al nord. Nelle aree meridionali c'è un certo tipo di sviluppo economico, rappresentato da produttori contadini in alcuni casi anche piuttosto ricchi (i baroni di cacao della Costa d'oro o della Costa d'Avorio) che investono nel!' istruzione dei propri figli, e da una maggioranza di produttori che comunque sono nel mercato. Nelle regioni settentrionali, invece. c'è una povertà diffusa e in genere, a causa di fattori storici come l'islamismo ed economici, una scarsa scolarizzazione. Così le popolazioni di queste aree non sviluppate. che magari nel periodo pre-coloniale avevano avuto dei circuiti commerciali anche molto fiorenti. emigrano verso sud. Abijan ha due milioni di abitanti. di cui la metà sono emigranti che vengono o dal nord della Costa d'Avorio o da altri paesi della regione. una proletarizzazione in Sudafrica più antica della nostra civile? Non sono stati tutti i tutsi, e nemmc- E tutte le città costiere dcli' Africa occidcnno il governo detronizzato. tant'è che alcu- tale sono in questa situazione. Allora in ni dei suoi esponenti sono stati anche ucci- un· arca urbana la convivenza fra nativi del si. A volere il rovesciamento del governo territorio e nuovi arrivati. che sono tanto democraticamente eletto è stato il gruppo più divcn,i quanto più poveri, che sono alla più forte all'interno dell'esercito, un grup- ricerca di lavoro, diventa molto difficile. po formato da militari tutsi. E purtroppo si Soprattutto in una situazione di approfonapeva che se non fosse stato smantellato climento del la crisi economica. Come dcliquesto gruppo di commandos, la situazio- nirc i conflitti che si aprono? Solo in termine poteva diventare di nuovo critica. E ni etnici pare riduttivo. l'intervento di un gruppo militare contro Prendiamo il caso del Sudafrica. L.1 prolel'accordo civile ha scatenato di nuovo la tariuazionc è più antica della nostra, coguerra etnica. Ma non tutti i tutsi del Bu- mincia negli anni '70 dello scorso secolo e Btori,cff8CazaGìnovcB1a~fnconni ·so e · 90 · Però è una proletarizzazione in aree urbane segregate e spesso suddivise in entità fra di loro opposte. fra di loro in competizione per avere accesso alle migliori risorse di lavoro. E del resto non succede dappertutto in periodi di grande immigrazione? La popolazione più consolidata. più antica delle aree urbane ha accesso ai mestieri migliori, meglio pagati. mentre i recenti immigrati cominciano dal basso. e ciascuno difende la propria capacità cli accesso alle risorse dclìncndola come diversità di provenienza e accentuando quindi l'etnicità: io provengo da quella regione tu da quell'altra, io parlo quella lingua, tu parli quell'altra lingua, io mangio questa cosa, tu mangi quel!' altra cosa. A Maputo la popolazione. nel censimento dell'80. era per il 30%-40% fatta di cha11ga11, di gente che veniva da Ca-::.a o da /11ha11ba11e. La gente di Maputo stava diventando una minoranza cd è scoppiato il connitto per l'accesso alle risorse, per avere una casa per esempio. Ricordo che nel più vecchio distretto urbano. quello che era stato costruito nel periodo coloniale per gli impiegati neri cli basso livello si vedeva chiaramente il connitto per l'accesso alle case. fra questi diversi gruppi. Un connitto che veniva definito in termini etnici. ma che in realtà era fra nuovi arrivati e quelli che già stavano lì. Per esempio io conoscevo un mucchio di quadri medi di origine cha11ga11 che erano figli di ricchi contadini delle campagne che dicevano che quelli di città non avevano voglia di far niente, che erano dei poveri miserabili, "noi invece che siamo capaci e attivi adesso prendiamo il potere'·. In quel caso erano gli ultimi arrivati ad avere mezzi superiori e quindi gli strumenti per appropriarsi di risorse ai danni degli antichi residenti delle città, i quali. a loro volta avevano paura di essere emarginati. Quelli che venivano da lnha11ba11e rano considerati più intraprendenti. Che cosa voleva dire? La storia ci illustra ancora una volta come le genti della regione di !11ha11ba11e avevano un'esperienza che molti dei ronga cli città non avevano fatto: erano stati loro i primi emigrati nelle miniere. i primi operai. e quindi avevano acquisito una mentalità diversa eiaquel la contadina, anche imprcnditori~ilc. Tornati dalle miniere, non si erano reinsediati al paese. ma a Maputo (allora Lourcnço Marquez). avevano messo su mestieri e si sentivano superiori agli altri. Superiorità che continua a essere tradotta in termini etnici. Stai partendo per il Sudafrica come osservatrice Onu per le elezioni. Come vedi la situazione? E' una slìda. Ho sempre sostenuto che se in certe aree non si vuole andare verso un disastro cli tipo bosniaco, si deve prevedere uno statuto cli tipo federale con autonomie speciali per certe regioni. E sono contenta che Mandela l'abbia accettato. E comunque questo non garantirà da altri connitti, perché i problemi sono immcn. i. C'è u,fcnormc disparità cli condizioni di vita e di insediamento tra la popolazione bianca in generale. non tutta, e la massa dei neri. Teniamo presente che il 50% dei sudafricani ha meno di 19 anni. tutti neri e di occupati che abitano nei grandi conglomerati urbani. Il Sudafrica è grande, ma le aree dove abita la gente sono quattro. C'è stata, negli ultimi anni. una massiccia urbanizzazione in seguito alla crisi economica. C'è stata la siccità, si licenziano persone. si chiudono aziende, la gente va verso le città in cerca di qualche mezzo di sopravvivenza. il presente etnografico colpisce tutti, anche noi italiani Quindi il problema grosso sarà quello di riuscire, con pochi mezzi. a trasformare il paese per attenuare gradualmente le disparità e soprattutto a far accettare questo gradualismo ai giovani. che sono una masa impressionante, che non sono più socializzati attraverso la loro famiglia, che non ascoltano gli anziani, che vogliono riu cire subito. Nelle aree urbane si è sviluppata una allarmante criminalità giovanile che si collega alle mafie -anche lì si usa proprio questa parola, majìà-che offrono lavori nei settori illegali. E una trasformazione che faccia accettare il gradualismo sarà un problema immenso che richiederà delle mediazioni interne fra i gruppi più moderati e i gruppi più estremisti, mediazioni che si peseranno poi sul consenso della popolazione. Ci sono zone nel Sudafrica dover Anc ufficiale non può neanche entrare. perché i leader locali del1'Anc sono radicali estremisti che non accettano in nessun modo la politica del compromesso. Ma succede anche viceversa: un recente sondaggio a Capetown, ha previsto che la maggioranza della popolazione che è formata da couloreds voterà per il partito bianco (NP). Forse il sondaggio esagera, ma un certo numero di imprenditori. artigiani. commercianti, professionisti. intellettuali, della classe media nera e coloured non voterà per il partito che si prevede di maggioranza (ANC) perché pensa che. finito l'apartheid, i propri interessi saranno tutelati meglio dal partito che finora è stato dei bianchi afrikaans. Ci sono poi connitti fra la popolazione urbanizzata da più tempo e gli immigrati più recenti. Basta guardare le township per capire le diverse stratificazioni dell'immigrazione. Le case non sono tutte uguali. Vi si trovano bei quartieri con le ville con piscine e cani, altri di casette che sono anche più belle delle nostre. con alberi e fiori, altri ancora di case mal messe e poi le baracche -una baracca di lamiera costa circa 10 milioni- e infine vi sono le baraccopoli della baraccopoli dove vivono i più diseredati. E quando si legge degli zulu che hanno attaccato una township, bisognerebbe anche lì capire meglio. In genere, ma non sempre. gli zulu che si prestano a fare la manovalanza della violenza sono immigrati recenti. mandati stagionalmente a lavorare nelle miniere e che vanno a vivere in insalubri ostelli, che, detto fra parentesi, sono più o meno come l'ostello per immigrati di via Stalingrado a Bologna. Sono giovani che non hanno con sé la famiglia o non sono sposati, parlano una lingua simile ma non uguale a quella della township in cui si trovano, hanno ancora una mentalità molto contadina. Ed è nelle vicinanze con la gente che vive lì, con le famiglie, mogli e figlie, che cominciano subito i problemi. Problemi sociali, di donne, di ubriachezza, come ogni volta che dei maschi soli vanno a vivere in una comunità; problemi politici, quando. in occasione di conflitti, questi giovani estranei al tessuto sociale per quanto degradato della township vengono reclutati dal partito che li sponsorizza (in questo caso l'Inkatha che è il partito del bantustan Kuazulu). E la cosa che colpisce è che gli attacchi avvengono sempre contro quelli che sono quasi come loro. poveri quasi come loro, non necessariamente di un altro gruppo etnico. Nelle township di Durban, dove si è avuto il massimo della violenza, gli scontri hanno sempre contrapposto zulu e zulu appartenenti a diverse fazioni politiche. Anche qui, in una situazione così complessa, non si può ridurre tutto al discorso etnico. Per concludere. Ci sembra di capire che tu proponi di avvicinarsi all'Africa con gli stessi strumenti di analisi che usiamo per le nostre società. E' questo? Quando si parla di etnicità in Africa, di conflitto etnico, bisogna avere un atteggiamento più analitico e meno rigidamente dogmatico. Quello che io contesto delle facili definizioni che ancora si danno del1' Africa è un dogmatismo storico che ripropone sempre lo stesso "presente etnografico•·. E il presente etnografico colpisce tutti, anche noi italiani. Vi faccio un esempio. Avete visto lo spot in TV della Visa Card ambientato a Todi, quello che ha fatto tanto scandalo? Nel centro di Todi ci sono due turisti americani con la macchina fotografica e due bambini un po' stracciati che stanno trascinando un asino. Si assiste allo scambio tra asino e macchina fotografica, ma il linguaggio dei segni non funziona: i turisti volevano fare la foto con l'asino e i bambini, a loro volta, credono che i turisti gli vogliano dare la macchina fotografica in cambio dell'asino. I todini se la sono presa perché poteva sembrare che i bambini stessero rubando la macchina fotografica. Ma se la sarebbero dovuta prendere per un· altra ragione: quando mai di recente hanno visto nel céntro di Todi passare un asino tirato da due bambini stracciati? Ecco, questo è il presente etnografico. L'Ita1ia a uso dei turisti stranieri. Nella rappresentazione che gli americani si fanno di un centro storico italiano passa ancora l'asino tirato da due bambini stracciati. Questa è la trasposizione di un presente etnografico di un'altra epoca, assai lontana, all'oggi. Questo accade sempre nelle rappresentazioni dell'Africa. Altro esempio: a Bologna ci fu una mostra di disegni di bambini delle scuole elementari esemplare. Un gruppo missionario che aveva un rapporto con una scuola elementare in Uganda, chiese ai bambini italiani di una scuola di rappresentare l'Africa e ai bambini africani di rappresentare il loro ,,illaggio. Nei disegni dei primi c'erano la capanna, la giraffa, il leone, tutta l'iconografia tipica di quello che per un bambino italiano è l'Africa; nei disegni dei bimbi africani nel villaggio c'era l'automobile, l'aeroplano, la bicicletta. Ma anch'io, quando andavo nelle campagne in Africa, vedevo i bambini giocare con giocattoli costruiti da loro stessi che erano modellini di automobili, di aeroplani, non certo di giraffe o leoni, che i bambini africani magari non hanno mai visto. Il figlio dei miei migliori amici, Kaidi, figlio di uno storico africano e di una biologa delle Antille, arrivati in America dall'Africa dove aveva vissuto dai 3 ai 6 anni venne mandato a scuola a New York. Un giorno la maestra chiede: "dove vive il leone?''. Kaidi rispose prontamente: •'il leone vive nello zoo di New York''. E alle proteste della maestra rispose ancora che in Africa non aveva visto nessun leone, che per la prima volta l'aveva visto allo zoo di New York. Tornato in Africa, all'età di sette anni, andammo coi genitori e il frateilo minore a visitare il parco di Mikumi: girammo tre giorni e non ci riuscì di vedere un leone. Anni dopo, nel 1980, in Mozambico, portai Kaidi e suo fratello Chadi al parco del Corongosa. Fra l'altro fummo fra gli ultimi turisti a visitarlo, perché divenne la base del la Renamo, ma noi non lo sapevamo e non capivamo la strana agitazione delle guide. Ebbene, anche quella volta il leone non l'abbiamo visto. E Kaidi che oggi ha 24 anni ogni volta che mi vede continua a scherzarci sopra: "i leoni in Africa non ci sono!". - UNA ClffA' I 5 .. .. ..

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