Una città - anno IV - n. 31 - aprile 1994

so degli ultimi due anni, ha dilagato fra un'anima moralizzatrice e onesta -diventata però giustizialista e molto disposta a tollerare gli eccessi in nome del bene, quello con la b maiuscola- e un'anima viceversa più cauta, riservata. prudente. Nonché. anche, per la forte commistione fra il senso della propria particolare opportunità e i valori. lo sono disposto, come credo tutti noi, a ripetere a ogni piè sospinto che sono una persona di sinistra. peròladistinzioneprincipale.quella che mi sta più a cuore. quella, del resto. essenziale all'interno della sinistra da quando c'è. cioè da due secoli. è la distinzione fra una sinistra antistatalista e libertaria -oggi si usa dire liberal e non so perchée invece una sinistra autoritaria, statalista. centralista, poliziesca, giudiziaria. In Italia questa distinzione essenziale non solo si è appannata. ma è stata completamente travolta. Si sono sovrapposti, cioè, con l'ali bi del fatto che era incorso una rivoluzione, questi due spiriti che invece dovevano andare ciascuno al proprioposto facendochiarezza. Tu hai sempre proposto un'analisi non solo negativa degli anni 80. Anche questo c'entra col risultato elettorale? Un punto che mi è sembrato essenziale nel corso di questi due anni, e al quale ho cercato di restare attaccato nonostante i colpi durissimi che gli venivano portati, era un giudizio un poco più articolato sugli anni '80. Gli anni '80 intesi come anni di brutalità selvaggia sono invenzione molto piacevole, una bandiera moralmente consolante. ma sono una balla. Un modo per non vedere, durante gli anni '80 e a maggior ragione quando gli anni '80 sono finiti, le ragioni profondamente radicate fra la stragrande maggioranza degli italiani di quella ondata di benessere, di consumismo, di lustrini, di infiniti canali televisivi giorno e notte, eccetera eccetera. di quella sensazione da ammissione al salotto buono. Quel sentimento non era stato semplicemente effetto di una manipolazione o di un gioco climagia mediatica. o di una brutale forzatura da decisionismi politici, ma un meccanismo profondamente corrispondente alla convalescenza di un corpo sociale come quello italiano che usciva da un periodo molto buio, molto angustiante, molto angoscioso, che comprendeva la paura della crisi economica, anche mondiale, la paura di un ridimensionamento fortissimo della posizione dell'Italia negli equilibri internazionali, la paura che il primo mondo fosse 3ssoa 1C>re 0 caaglG le vie clirifornimento energetico, la scoperta improvvisa cliun orizzonte ecologico catastrofico, eccetera. Allora gli anni 80 furono una reazione assolutamente naturale. febbrile ed entusiasta. ali 'uscita eiaun periodo cupo, spaventato, che fece la fortuna cli Berlusconi e cliCraxi e la sfortuna di Berlinguer e del versante amaro del laconsiderazione della storia, della realtà politica. e persino cieldestino della terra. E nonè che chi guarda con unosguardo amaro, o addirittura tragico, al destino della terra abbia torto. probabilmente ha sempre, e in particolare negli anni '80. perfettamente ragione e vede bene. però non si può vivere così. Mediamente nessuno di noi vive quotidianamente co ì, e in particolare le grandi moltitudini, le popolazioni non vivono così. Nessuno di noi può vivere ricordandosi cinque volte al giorno quanti chilometri quadrati di foresta vengono ogni giorno bruciati e desertificati. Se uno decide di continuare a vivere e di non ammazzarsi. di non bruciarsi a sua volta per protesta, come alcuni fanno. continua a campare. Guarda i canali di Berlusconi, guarda dal!' Albania Colpo Grosso, e appena riesce ad arrivare sulla costa si butta a nuoto per venire a toccarlo di persona. Allora, la rinuncia a capire la profondità e la legittimità fisiologica di questa reazione -poi diventata patologica, nel senso che 1·abitudine a questa specie di benessere scintillante è diventata abitudine alla protervia, alla corruzione, alla prepotenza, allatracotanza, a sguazzarci dentro in maniera, oltre che volgare, anche illecita- l' incapacità di vedere tutto questo, la semplice demonizzazione e estraniazione dagli anni '80 come un luogo dell'esilio delle anime belle, mi è sembrata allora e dopo, un errore. dopo i piagnoni si vuol tornare a soddomitare E anche una forma di autocompiacimento narcisistico della sinistra che si riteneva la migliore, la più pura. Un atteggiamento che, non solo era inadeguato alla realtà, ma metteva in una posizione criticamente debole proprio quelli che vedevano le cose così. Ora ho l'impressione che in una vittoria come quella di Berlusconi si stia ripetendo un movimento ciclico di questo genere, sia pure su una scala più ridotta, italiana, incui magari la paura è più importante dell'euforia, della speranza, perché oggi i problemi sono enormi e non siamo più negli anni '80 quandn'oonBtl ancoe straordinariamentefavorevolemise le vele al vento a Craxi. Mi ha sempre colpito. oltre che divertito, una cosa che racconta Ridolfi nella biografia cli Savonarola. Sapete che. nella Firenze cli Savonarola, la moralizzazione per via giudiziaria, fratesca, nagellatrice, dei piagnoni ebbe un successo popolare travolgente, con una adesione komeinista assolutamente maggioritaria. Quando Savonarola è stato beccato e a sua volta bruciato in piazza della Signoria, dicono icontemporanei che ilcommento più diffuso fu: •'finalmente èloponta~poli va su l'alter ego di Craxi? Perché? Quando si esagera coi piagnoni e le flagellazioni, quando esageri, o semplicementeduri molto,non solo con lacrisi economica e la disoccupazione, ma anche con le procure della Repubblica, la gente che si è molto divertita a vedere quanti miliardi aveva Poggiolini e soprattutto dove li metteva, a un certo punto però vuole tornare a soddomitare. Allora, la mescolanza fra una voglia di rivalsa -una specie di risacca dello spirito vendicativo che ha accompagnato come un pubblico plaudente l'evoluzione di tangentopoi i-che invece di anelarea finire su un versante rivoluzionario. è finita, non a caso, su un versante apertamente di destra. e la speranza nei confronti della paura della crisi economica, del1·impoverimento, della disoccupazione. della caduta del tenore di vita. del fiato del resto del mondo povero e impazzito sui paesi ricchi, insieme all'adesione a un modello cli vita positiva, come dice Berlusconi, di vita allegra, spensierata e "ri soddom itante.,, questa mescolanza mi sembra assolutamente essenziale per spiegare la portata di questo successo. In questo senso il fatto che Berlusconi fosse ildetentore delle televisioni mi sembra l'ultima delle ragioni profonde della sua vittoria. La mutazione antropologica degli italiani attraverso i canali cliBerlusconi era avvenuta già da molto tempo oppure non è mai avvenuta, è l'equivalente di un fenomeno di modernizzazione che non riguarda solo l'Italia e che è assolutamente scontato. Bcrlusconi ha vinto non grazie alle sue televisioni. semmai grazie alle televisioni altrui, o se proprio vogliamo usare un paradosso, nonostante le televisioni. Trovo, cioè, che non ci sia molta differenza fra il modo in cui, da tre elezioni a questa parte, ha vinto la Lega nel silenzio dei grandi media e il modo in cui le ha vinte Berlusconi oggi. D'altra parte quando si vuole spiegare la vittoria di Berlusconi si deve spiegare un paradosso. Come mai un cambiamento così radicale, innovatore, travolgente, in una Italia in cui da due anni e mezzo si sta compiendo la rivoluzione dei giudici e della procura di Milano. avviene guidato da Bcrlusconi, da un uomo che ha fatto la sua fortuna nel rapporto più diretto con I'esponente più odiato e vilipeso del vecchio regime, cioè Craxi? Berlusconi è uno che, sia pure senza mai esorbitare dall'ambito degli affari, e in particolare, negli ultimi anni, di quel gigantesco affare modernoche è il mondo delle comunicazioni, dei media. poi cieli'editoria, della stessa stampa, è stato, cli fatto, e soprattutto è apparso, come l'alter ego, nella società economica, di Bettino Craxi. Allora credo che la risposta a questo paradosso non viene se non si considerano quelle aspettative paragonabili a quelle degli anni '80. Dopo due anni di spettacolo, sempre più pirotecnico, di una classe dirigente portata alla sbarra, messa ingalera, questo spettacolo diventa stucchevole, non se ne intravede una fine, se ne vedono con preoccupazione gli effetti sulla vita pubblica ed economica e allora questo spirito pubblico, invece di convergere sulla figura di un leader giudiziario, va a coincidere con quella di un leader economico, miliardario, magari anche nei debiti. Tra parentesi: questo è il desiderio di tutti quanti. Da quando la vita si è allungata e la gente non vive più in funzione del destino dei propri figli, ma del prolungamento della propria eterna gioventù, il problema dell'arricchimento è soltanto quello di moltiplicare la quota permessa e autorizzata dei propri debiti. Questo mi pare valere non solo finanziariamente e materialmente ma anche moralmente. Detto questo, non ho idea di che cosa succederà e non mi sono posto il problema. Forse un problema interessante è vedere se il carattere ibrido. composito e non cristallizzato dello schieramento di centrodestra e il carattere così confuso, nel senso che ho cercato di spiegare prima, dello schieramento di sinistra non possano far pensare che, ben lungi da essersi realizzata la contrapposizione bipolare sulla quale camperà la storia cl' Italia per i prossimi venti o cinquanta anni, si sia realizzata una conformazione politica provvisoria, e che il rimescolamento di carte non riguarderà i rapporti interni a ciascuno di questi due schieramenti. ma avverrà tra di loro. Questo è persino la mia speranza. Che non ci sia, cioè, la sinistra da una parte e la destra dall'altra, ma uno schieramento, sia dal punto di vista della sua conformazione politica. sia dal punto di vista del suo retroterra sociale, estremamente provvisorio e non consolidato, non cristallizzato. Allora, una cosa interessante ciel medio futuro è se questo schieramento si consoliderà o se viceversa si rimescoleranno le carte. La seconda è tendenzialmente la mi~ o~inione, o la cosa ch,e prehàli.Cladire, pero a Saraievo gli altri non sono andati Anche perché, nel secondo caso, forseveramentenoi potremmo pensare al superamento di quella caratteristica italiana, o anomalia per qualcuno, che era una volta la presenza del partito comunista più forte del mondo occidentale, oggi la presenza degli eredi del partito comunista più forte del mondo occidentale, che fa ancora apparire le battaglie politiche italiane come battaglie sul tema del comunismo e cieli'anticomunismo, che è una cosa di una stucchevolezza mostruosa, alla quale per altro, a mio parere, si prestano sia gli anticomunisti che gli ex comunisti. E il mio discorso non è un discorso di sfiducia nel PDS. Penso che da tempo il PDS sia diventato un vero arcipelago. Il problema è che in questo arcipelago fino ad ora non ha funzionato la distinzione e il confronto tra le posizioni, quanto la confusione, e che sul piano delle scelte e dell'immagine di tipo generale, si conserva una prevalenza insopportabile, dannosissima, di abitudini di apparato, di linguaggi di apparato e di visi di apparato. Questo sul piano nazionale molto più che sul piano locale. Su quello locale, per esempio, sono avvenuti mutamenti e ricambi molto più forti, significativi e buoni. L'Italia ha sempre delle elezioni, a giugno ci sono leelezionieuropee, sonomolto importanti, poi si tornerà a elezioni amministrative, che riguarderanno una grandissima parte dell'Italia e così via, e si riproporrà il problema di trovare delle aggregazioni civili e degli esponenti. A differenza di Berlusconi che si è inventato lo schieramento dovendo pescare nelle professioni, nella società, come si dice, fuori dal mestiere politico, la sinistra, se vuoi perché erede di una storia e quindi anche di una cristallizzazione di questa storia in apparati e gerarchie, ha compilato le prime liste del meccanismo uninominale, quello in cui l'uomo deve contare più della ideologia e cieli'appartenenza, finendo per promuovere soltanto un ceto di professionisti politici. Ora, dopo anni di tracollo della politica e nella prima occasione di sfida sul meccanismo uninominale, la stragrande maggioranza delle persone in Italia ha votato il proprio candidato unico e inevitabile nonostante fosse lui, non perché era lui. Hanno votato quel candidato per attaccamento allo schieramento. Tutto questo con una catena di ceppi veramente grotteschi che ti'portano, viceversa, a non valorizzare in positivo il meccanismo cieli'elezione uninominale, del candidato, delle sue qualità, della composizione delle liste, della società civile e così via. Poteva andare diversamente? Scalfari ha scritto che se anche la sinistra non avesse fatto gli errori che ha fatto avrebbe comunque perso le elezioni. Secondo me è così, però questo non deve diventare un alibi per non vedere, non tanto l'elenco degli errori, ma proprio l'insoddisfazione che deve regnare nei confronti di un modo di essere poiitico e umano della gente che fapolitica a sinistra e che vuole rappresentare tanta parte di questo paese, che non va bene, che può essere migliore. La cosa di cui mi rammarico è la sensazione di una impossibilità di compensare i costi delle sc6nfitte con delle proposte, delle idee, delle parole e delle facce che almeno costituiscano una consolazione. Vi faccio un esempio. C'è stata in Italia tutta questa polemica, che in gran parte hoconsiderato veramente sgradevole per i toni che ha voluto usare, su Liguori a Sarajevo. Berlusconi improvvisamente ha detto, naturalmente non sarà stata quella la ragione vera. che era stato commosso dalle parole del Papa sui bambini di Sarajevo e ha mandato il direttore di un telegiornale e una troupe per venti giorni a Sarajevo a fare il telegiornale ... Quel gesto l'hanno fatto lui, Liguori e tutta la banda. Poi potranno averlo rovinato in mille modi, per esempio, secondo me, Liguori ha fatto molto male a dire, una volta tornato in Italia, che la caccia all'uomo a Sarajevo era la caccia contro Paolo Berlusconi, gli è scappata una cosa che non doveva assolutamente dire, ma, detto tutto questo, io posso testimoniare essendo stato a Sarajevo allora e altre due volte dopo, che a Sarajevo sono usciti i giornali con la foto di Paolo Liguori e la didascalia: "l'uomo che è riuscito a far togliere il blocco di Sarajevo". ELiguori non sapeva che era uscito questo giornale, è stata un'iniziativa spontanea delle gente di Sarajevo, dei giornalisti di Sarajevo ... Dopodiché tu hai un bel dire che Liguori è un venduto, un camaleonte, che ne cambia cinque al giorn·o,eccetera, eccetera ...Ma gli altri non ci sono andati. E' impressionante o no? • ABBONATEVI A UNA CITTA' ABBONAMENTO ANNUALE a 10 numeri: 30000 lire. Sostenitore: 50000 lire. e.e. P. N.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l. Redazione: p.za Dante 21, 47100 Forlì -Tel. e fax: 0543/21422. La redazione è aperta tutti i giorni, certamente dalle 17 alle 19. Una ci11àsi può trovare nelle librerie: a Bologna: "Feltrinelli", "Tempi modem i". e Libreria Delle Moline; a Cesena: "Dedalus", "Bettini" "Minerva"; a Faenw: "Moby Dick"; a Pesaro: "Pesaro Libri"; a Milano: nelle tre "Feltrinelli", alla "Utopia", alle librerie della Stawle, "CUEM" di Via Fesw del Perdono e "CUESP" di Via Conservatorio. UNA CITTA'

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