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leva l'elemento latino e in Siena e Pisa l'elemento germanico; e direbbe

che le tre città lottavano fra loro perché eran di razza diversa. E

questa è la teoria del Villari. Ma, a parte il fatto che non è vero che

le tre città fossero di razza diversa, volendo essere generoso e ammet–

tendo pure che i fiorentini fossero romani purosangue e gli altri

germanici, io osservo che Siena chiude a Firenze la via per Roma e Pisa

la via del mare, vedo che ogni volta che c'è una guerra fra queste cit–

tà, la guerra finisce sempre con un trattato, che garentisce il libero tran–

sito alle merci fiorentine; e da questo ricavo la conseguenza che le lotte era–

no economiche e non di razza; che, se si fosse potuta dividere la popolazio–

ne fiorentina in tre parti e metterne una parte a Siena, una a Pisa e l'altra

lasciarla a Firenze, fra questi tre rami della stessa razza la lotta doveva

necessariamente sorgere e la comunanza del sangue non avrebbe potuto

evitarla.

Quelli che riducono la storia a conflitti di razza commettono un

grave errore: prendono un gruppo sociale in un certo momento e lo

descrivono; lo confrontano con un altro gruppo sociale contemporaneo,

vedono che i due gruppi hanno caratteri fisici e psicologici diversi e sta–

biliscono cos1 la esistenza di due razze distinte e attribuiscono alla

diversità

delle due razze, come alla materia si attribuiscono le qualità, la

diversità

dei caratteri fisici e psicologici. Questo metodo di ragionamento si vede

per la razza latina e la germanica: si prendono le due razze nel mo–

mento, in cui si sono incontrate nella storia (sec. IV d.C.), si descrivono

e si dice per esempio: la razza latina è una razza in cui i sentimenti so–

ciali sono potentissimi e per questo ha creato il diritto romano; la razza

germanica è tutta individualista e ha creato il diritto germanico. Trovata

cosi la formula, che deve servire a spiegare tutta la storia delle due razze,

si prendono tutti i fatti, si costringono ad entrare •nella cornice, che vo–

gliam noi, e facciamo un bel sistema, in cui le .castronerie non si con-•

tano. Eppure basta prendere lo stesso popolo e studiarlo in due momenti

diversi della sua storia per convincersi dell'errore del metodo adoperato

da quelli, che spiegano la storia colle razze. I romani nei tempi primitivi

hanno avuto le stesse istituzioni e lo stesso modo di essere dei germani

del secolo IV; i germani dal secolo X in poi si sono avvicinati allo stato

d'essere dei romani antichi; e la razza individualista per eccellenza è oggi

la razza del militarismo piu ferreo e del socialismo meglio organizzato.

È

.notevole poi il fatto che i seguaci delle razze non possono essere d'ac–

cordo fra loro nel determinare i caratteri della stessa razza; la razza

italiana, per esempio, per chi pensa all'antica Roma è razza pratica ed

organizzatrice; per chi pensa al 1200 è razza religiosa; per chi pensa

al 300 è razza intraprendente e commerciale; per chi pensa al 400 è

razza artistica e scettica; per me, che penso ad oggi, è razza cretina. Se

invece confrontiamo tutti questi periodi storici fra loro, non troveremo

nessuna qualità che persista sempre

nella nostra storia e che si potrebbe

perciò attribuire alla razza. Queste mie opinioni sono provvisorie, mi

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