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che è stato il mio quasi unico dio intellettuale. Mi sono accorto che

prendevo

la moda per arte, le teorie in voga per verità eterne ecc. ecc.

Quel che dico Le suonerà piu scettico che illogico, credo. Ma non posso

sentire

tanta sicurezza contro una teoria,

e un momento dopo

tanta fede

per un'altra.

Ma avrei voglia d'intavolare una discussione filosofica che la mia pi–

grizia mi vieta.

Ho visto oggi la signora Elena French che sta bene. Mi ha prestato

un romanzo

socialistico-cattolico (Lei ruggirà!) chiamato

l'Ave

di Alber–

tazzi. Per me v'è del merito sotto a uno stile piuttosto barbaro.'

Addio. Mi voglia bene ad onta delle mie sfuriate e mi creda suo

aff.mo

amico.

18.

Salvemini a Carlo Placci

Faenza, 29 gennaio [ 1897]

Caro amico,

La ringrazio molto degli appunti che mi ha favorito a proposito del–

la questione delle razze; a questo problema piu penso e piu mi confondo:

"il

sf e il no nel capo mi tenzona." Bisogna proprio che, finito il lavoro

sugli

Ordinamenti,

mi metta a studiare

le razze. Provvisoriamente

in–

tanto resto colla mia opinione:

le razze -

ammesso che razze esistano

-

nella storia sono un elemento passivo; una stessa razza messa in certe

condizioni si diporterà in un modo; messa in altre si diporterà in un altro.

È

vero che contro questa

teoria si possono addurre molti fatti; ma io

osservo che una grande quantità di tali fatti posso eliminarli spiegandoli

con le condizioni

in cui la razza si trova; altri non so

ancora

spiegarli;

ma questo non vuol dire che non possano essere spiegati. Il Gumplowicz,

nel quale speravo di trovare delle prove, che mi permettessero di abban–

donare la mia teoria, mi ha invece confermato nelle mie idee; a me pare

che il Gumplowicz e con lui tutti

i "razziatori"

commettano un errore

di prospettiva apalogo a quello, che tutti commettevano prima di Coper–

nico e di Galileo a proposito del movimento del sole. Il Gumplowicz

vive in Austria dove le lotte di razza sono vivissime; prende il fatto di

queste lotte, senza analizzarlo, ne determina le leggi e poi generalizza que–

ste leggi a tutta

la storia. Ma se queste lotte si analizzano

si vede che

esse sono lotte economiche fra razza e razza, e che le razze non si com–

battono perché sono fisiologicamente e psicologicamente diverse, ma per-

1

A.

ALBERTAZZI,

Ave,

Bologna 1896.

18.

CPI. Manca in AS la lettera di Piacei cui Salvemini risponde.

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