

1911
posson trovar posto in un articolo conclusivo sulla Tripolitania che potrà tro–
var posto nel prossimo numero, a cose fatte. Per ora mi sono limitato a
poche righe sui
socialisti,
per distinguerci da loro nell'attuale fase della que–
stione, e a poche righe d'introduzione al tuo articolo, rese anche necessarie
dal fatto che parecchi amici (taluni autorevoli, ed anche utili) della
Voce
non concordano in tutto col tuo atteggiamento nella questione tri–
polina, ovvero si lagnano che si faccia troppa politica spicciola, come non
è
possibile fare bene e con vera utilità in un giornale quotidiano. Vedrai
le due note che ho scritto tenendo presente la nostra opinione media.
Quanto agli altri scrittori nazionalisti mi pare che sarebbe bene concen–
trarne assai l'esame: un breve sciocchezzaio da riunire con concisi com–
menti. E ciò per ragioni d'opportunità: fra giorni probabilm,ente la que–
stione tripolina sarà risoluta, e allora ha dell'ozioso e dell'inutile scavare a
lungo le sciocchezze dette, in massima già rilevate e bollate. Ciò non to–
glie che non si possa tornare piu in là sulla questione, aspettando che
passi il periodo della crisi e ch'essa si sia presentata nel suo nuovo aspetto.
Allora si potrebbe per esempio fare sulla Tripolitania un numero uni–
co come sul Mezzogiorno, con scritti importanti come quello del Valenti.
Scrivimi su ciò che senti dire a Roma, anche riguardo all'atteggia–
mento della
Voce.
302.
Salvemini a Vgo Ojetti
Roma, 27 settembre
1911
Caro Ojetti,
ebbi da Carlo la notizia del dolore, che v1 ha colpiti.' Non vi scrissi,
non perché non ne sentissi anch'io la mia parte, perché trovandomi
con voi lassu ho imparato a trasformare la prima indistinta simpatia in
vera e concreta amicizia. Ma quando ci sopraggiungono questi momenti,
io sento che noi abbiamo bisogno di rimaner soli con noi stessi. Se sono
materialmente presente, non parlo; Se sono lontano, non scrivo. Ma sento
piu profondamente, quanto meno parlo e scrivo.
Pare che la signora Piacei stia benino.
È
miracolosa quella donna.
Grazie del gentile pensiero che hai avuto di donarmi quei libri. Li ri–
troverò a Firenze, sui primi di novembre con gioia. Il tuo
è
stato davvero
un caro dono.
Dunque ... a Tripoli! Non
ci
credo ancora. Quale delitto odioso! E questo
è
il principio di delitti maggiori. Come ci spingono a Tripoli, ora, cosf
302.
COj.
1
Risponde ad un biglietto di Ugo Ojetti, del 24 settembre 1911, in AS, che non si pub–
blica in questa raccolta.
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