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1905

sulla cui correttezza non c'è nulla da

ridire,

e dal quale nessuna su–

scettibilità personale può essere ferita.

Quanto a me, Le confesso che qualche volta avevo pensato alla

grande fortuna che sarebbe stato per me venire a Firenze; ma sarebbe

stato questo un premio cos( sproporzionato a quanto sento di meritare,

e grave di cos{ paurose responsabilità, che non ci ho mai fatto nessun

assegnamento. Ed Ella può credermi quando Le dirò che la notizia della

chiamata del Cipolla non ha provocato in me nessuna delusione, nessun

dispiacere, nessun risentimento.

Ma con la stessa franchezza Le dirò che credo Ella si illuda non es–

servi fra gl'insegnanti dell'Istituto nessuna ostilità contro di me. Ella, caro

Maestro - mi permetta di dirglielo - vede un po' troppo

il

mondo

coi colori del bene. Nei due anni che io fui insegnante a Firenze al li–

ceo Galileo, io non fui mai chiamato all'Istituto per le commissioni esami–

natrici, a differenza degli altri insegnanti, i quali credo fossero meno in–

dicati di me. Non me ne lagnai, perché se da .un lato so abbassarmi quanto

è necessario di fronte a chi mi è superiore, dall'altro so essere superiore

a certe miserie. E quando - sempre durante la mia permanenza a Firen–

ze - accennai all'idea di chiedere la libera docenza all'Istituto, mi fu

fatto garbatamente capire che avrei fatto bene a non insistere nell'idea;

pochi mesi dopo io ero nominato all'università, il che farebbe supporre

che non fossi immaturo per la libera docenza; e all'Istituto la libera do–

cenza fu data a molti altri, che valevano - questo sento di poterlo dire

- qualcosa meno di me. E neanche di questo mi lagnai: ora per la prima

'volta ne parlo ad anima viva.

E la ragione fondamentale, per cui non ho creduto di dolermi né

di questa né di altre dimostrazioni di ostilità, era ed è che essendomi pro–

posta nella vita la mia linea di condotta, ho pesato anche i danni che

me ne sarebbero venuti e mi sono preparato ad affrontarli senza meravi–

gliarmene. Sono troppo storico per non comprendere i sentimenti, che la

mia condotta politica determina in chi non la pensa come me, e in chi per

educazione e per struttura intellettuale non è in grado di elevarsi al di

sopra dei suoi sentimenti individuali e di giudicare uno studioso per quanto

vale come studioso e non come uomo politico.

Di un solo fatto mi dolgo e assai e anche con Lei - mi permette, non

è vero? caro Maestro, la franchezza - ed è che i professori dell'Istituto,

avendo pensato anche a me per la Sua successione - ed è per me questo

un onore, di cui sono assai fiero - abbiano creduto di dovermi esclude–

re non perché il mio valore scientifico fosse inadeguato all'ufficio di suc–

cedere a un uomo ·come· Lci°;non perché il Cipolla fosse assai piu degno

di me, non perché le mie idee e la mia condotta politica fossero biasi–

mate dalla Facoltà, ma perché la Facoltà temeva che la politica potesse di–

strarmi dal mio dovere d'insegnante. La prima e la seconda motivazione sa–

rebbero state giuste; la terza sarebbe stata spiegabile e non disonorevole

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